La Diocesi di Latina su impulso del vescovo Mariano Crociata ha deciso di avviare una prima riflessione sul tema dello sfruttamento dei lavoratori in agricoltura. Un momento non solo interno alla vita ecclesiale ma da offrire all’intero territorio provinciale nelle sue varie componenti economiche e sociali.
Su questa linea è stato organizzato il convegno “Quale lavoro per un settore agro-alimentare che cambia”, che si terrà l’11/11/2024, alle ore 17.00, presso la Curia Vescovile di Latina, con ingresso da Piazza Paolo VI.
Il programma prevede:
Saluto iniziale
- Vittoria Ciaramella, Prefetto di Latina.
Relatori
- Renato Brunetta, Presidente Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (CNEL);
- Stefania Congia, Direzione Generale Immigrazione e Politiche di Integrazione (Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali);
- Angelo Frascarelli, Professore di Economia e Politica Agraria (Università di Perugia);
- Maurizio Mauri, Direttore Provinciale INPS di Latina.
A moderare gli interventi sarà Luca Liverani, giornalista del quotidiano Avvenire.
Aggiornamento 11/11/2024: Saluto del vescovo Mariano Crociata
SALUTO
Convegno su “Quale lavoro per un settore agro-alimentare che cambia”
Latina, 11 novembre 2024
✠ Mariano Crociata
Un cordiale saluto di benvenuto a tutti voi qui intervenuti. Esprimo viva gratitudine ai relatori che hanno accolto l’invito a portare la loro competenza e la loro esperienza nella riflessione che vogliamo svolgere oggi pomeriggio, Stefania Congia, Maurizio Mauri, Angelo Frascarelli; Renato Brunetta purtroppo all’ultimo momento ha dato disdetta; insieme a loro ringrazio il moderatore, il giornalista Luca Liverani. Un saluto particolare alla signora Prefetto, Vittoria Ciaramella, e a tutte le autorità civili e militari presenti, come pure a tutti i responsabili e soci di ordini professionali e associazioni di categoria che hanno accolto l’invito. Un saluto speciale a tutti voi qui presenti.
A leggere il titolo del convegno così come suona, “Quale lavoro per un settore agro-alimentare che cambia”, qualcuno potrebbe pensare che si tratti di un’iniziativa promossa da un ente laico di qualsiasi tipo comunque interessato professionalmente alla materia di cui tratta. Molti invece si potrebbero chiedere perché una diocesi debba occuparsi di un tale argomento, tutto sommato così specifico e tecnico.
La risposta a queste domande credo che possiate intuirla tutti ed è molto semplice. Che tutti siamo rimasti sconvolti dall’episodio che ha toccato con una morte tragica un lavoratore indiano nelle campagne di Latina, non si può certo dissimulare e tanto meno dimenticare; forse, anzi, è utile sapere che quell’episodio, per l’impressionante risonanza mediatica che ha avuto, è diventato nell’immaginario collettivo nazionale un’etichetta, la cifra di identificazione di Latina come la città e la provincia più violenta d’Italia; ne ho avuto attestazioni personali andando in giro. Per cambiare immagini appiccicate dalla comunicazione pubblica non credo che ci sia molto da fare, se non continuare a lavorare per rendere migliore questa nostra città e provincia, di cui sappiamo che il volto che ci è stato dipinto addosso è a dir poco caricato e deformato.
La circostanza segnala comunque un’esigenza seria, di fronte alla quale non bastano le proteste e le deplorazioni per l’accaduto a cui tutti ci siamo uniti sinceramente e secondo coscienza. Non bastano proclami e non servono dichiarazioni retoriche. Sull’onda dell’emozione collettiva, della reazione del momento e dei mille discorsi che essa porta con sé, a farne le spese rischia di essere soprattutto la verità dei fatti, la realtà delle cose. Oggi siamo qui per essere aiutati a capire, da chi ha gli strumenti e la competenza per farlo, come stanno veramente le cose, allo scopo di poter pronunciare in coscienza un giudizio giusto e cominciare a cercare le risposte ai problemi reali di fronte a cui ci troviamo; a cercarle come singoli cittadini, come operatori del settore o comunque dell’economia, come uomini e donne delle istituzioni secondo gli ambiti e i gradi di responsabilità.
Perché la diocesi ha voluto farsi parte diligente in una iniziativa come questa? Perché la Chiesa si sente parte di ciò che succede nel nostro territorio, nel bene e nel male. E sente di dover fare la propria parte, nella formazione delle coscienze, nell’accompagnamento morale e spirituale all’esercizio delle responsabilità personali e comunitarie di quanti sono disposti ad ascoltare la sua voce. Di fatto non abbiamo fatto mancare la nostra attenzione e la nostra parola, come pure la nostra iniziativa, anche su questo tema specifico da un po’ di anni a questa parte. Adesso sentiamo che bisognerebbe innalzare il livello.
Nessuna presunzione nell’aver pensato che questa riflessione, di cui abbiamo sentito l’esigenza come Chiesa, possa risultare utile a quanti nella società civile riceverebbero volentieri informazioni e conoscenze di cui magari difficilmente si dispone nell’esercizio ordinario della responsabilità civica e professionale di tanti di noi. Sento di dire che è un’occasione da non sprecare.
Sono fiducioso che questo obiettivo sarà in qualche modo raggiunto da questo nostro incontro. Non so immaginare quale seguito esso possa avere, almeno dal versante della comunità ecclesiale. Mi piace pensare che possano nascere, anche oltre i suoi confini, forme di collaborazione o almeno di scambio perché le condizioni di vita dei lavoratori, a qualunque nazionalità appartengano, e con esse anche il benessere di quanti operano nel settore agro-alimentare e in ultimo della collettività intera possano migliorare e crescere.
Con questo desiderio e questo auspicio auguro a tutti buon convegno. =====