Saluto al Convegno per lo sportello Donna in rete del Consultorio familiare diocesano (29/11/2019 – Latina)

29-11-2019
SALUTO

Convegno per lo sportello Donna in rete del Consultorio familiare diocesano

Latina, 29 novembre 2019

+ Mariano Crociata

Non è senza una certa soddisfazione, e una sincera gratitudine verso quanti vi operano, che saluto la nuova iniziativa del Consultorio familiare diocesano Crescere insieme, che si presenta oggi arricchito di questo ulteriore servizio, Donna in rete, rivolto alle donne vittime di violenza. La Chiesa non fa le cose per vantarsene, piuttosto ringrazia il Signore quando riesce ad aiutare qualcuno in difficoltà e a sostenere chi è nel bisogno. Essa è formata, radicalmente e sempre, da persone che sono state in difficoltà e hanno avuto bisogno, e hanno sperimentato la misericordia di Dio. Ciò che come credenti facciamo per gli altri è espressione di gratitudine, di amore per quanto avuto da Dio, e di restituzione del bene ricevuto attraverso il servizio del bene ad altri.

Lo sportello che oggi viene illustrato mostra anche la logica che muove l’azione del Consultorio e l’attenzione della Chiesa all’evoluzione della condizione delle persone che versano in difficoltà. La storia delle persone che incessantemente evolve in qualche modo rivolge i suoi appelli, che vengono raccolti come meglio possibile. Quando il grido ci raggiunge, non possiamo rimanere indifferenti; non vogliamo rimanere insensibili ai drammi della vita e, in questo caso specifico, ai drammi delle donne vittime di violenza.

Mentre viene attivato e sviluppato il nuovo servizio, non posso fare a meno però di interrogarmi sulle radici del dolore che esso vuole contribuire ad alleviare. Quando una donna subisce violenza, il dramma si è già ampiamente consumato; perché la violenza è il passo estremo di una lunga storia, di una relazione malata e di una convivenza alla deriva, divenuta sempre meno degna delle persone che la portano avanti. La Chiesa che, come tante istituzioni e associazioni volontarie, si fa carico di simili situazioni, è però la stessa Chiesa chiamata a interrogarsi e a far riflettere, oltre che sugli esiti tragici, sulle cause e sulle origini di storie che erano nate per avere ben altri sviluppi e prospettive.

Dobbiamo sentirci tutti responsabili innanzitutto nel sostenere e accompagnare la formazione delle persone e in specie l’educazione dell’affettività, nell’inculcare il senso della bellezza e della dignità della sessualità, soprattutto la grammatica dell’amore e il significato della scelta di vita a unirsi in matrimonio, della decisione di un uomo e una donna di abbracciare e costruire un progetto di vita insieme. C’è bisogno di una educazione dei sentimenti, della abilitazione a distinguere sentimenti ed emozioni, istinti e affetto, nel loro misterioso intreccio ma anche nella loro distinta dinamica. In termini forse troppo elementari, c’è bisogno di capire e far capire che, nemmeno nell’amore più intenso e coinvolgente tra uomo e donna, nessuno dei due diventa mai proprietà dell’altro, schiavo e ostaggio dell’altro. Non è amore quello di chi si unisce all’altro considerandolo e trattandolo non come una persona, ma come una cosa, come l’oggetto del proprio piacere-gratificazione-soddisfazione, anche solo come strumento del proprio benessere e della propria tranquillità. Capire che tra persone non c’è vero amore se non nella reciprocità del dono e dell’accoglienza, nella capacità di aprirsi oltre le proprie attese e i propri bisogni a riconoscere e ad assecondare i bisogni e le attese dell’altro.

Il Consultorio svolge, mediante altri suoi servizi, anche questa fondamentale e preliminare opera educativa; e, d’altra parte, tutta la comunità ecclesiale non cessa di portarla avanti nelle sedi e nelle circostanze più diverse. È importante, però, che tutti ci sentiamo in qualche misura responsabili del medesimo compito, che – non dimentichiamolo – comincia da se stessi. La cultura che la società del consumo e dello spettacolo trasmettono – attraverso la pubblicità o attraverso l’intrattenimento o altro ancora – è dominata dalla riduzione della persona, e soprattutto della donna, a oggetto, a strumento allettante per soddisfare desideri segreti o dichiarati, in ogni caso incolti, istintivi e selvaggi, privi cioè di raccordo con una scelta di relazione e di vita degna di una persona.

L’iniziativa che oggi viene presentata diventi davvero un contributo a far maturare in tutti una tale scelta.