Omelia Veglia pasquale nella Notte Santa (16/04/2022 – Cattedrale di S. Marco, Latina)

16-04-2022

Veglia di Pasqua

16 aprile 2022, Cattedrale di S. Marco

+ Mariano Crociata

Quello che noi indichiamo con la parola ‘risurrezione’ è un fatto del tutto inedito nella storia e totalmente irriproducibile nella esperienza umana. Proprio per questo fin dall’inizio, i primi cristiani hanno dovuto cercare le parole più adatte per designarlo. La difficoltà stava e sta in questo: che non si tratta di rianimazione di un cadavere e nemmeno di un ritorno alla vita di prima. Gesù non è tornato indietro e non si è visto restituire una vita biologica destinata a sua volta di nuovo a finire con la morte.

La scelta è caduta sue due metafore o immagini della vita umana applicate a ciò che è avvenuto a Gesù, e precisamente quella del risveglio e quella del rimettersi in piedi, del rialzarsi. Gesù si è presentato e si è fatto incontrare di nuovo attivo, soggetto di iniziativa, come uno che ha finito di dormire o uno che non è più sdraiato e inerte. Il corpo non era più nel sepolcro, perché esso aveva ora una forma nuova, non equivalente alla semplice ripresa della condizione di prima. Di questo parlano le numerose apparizioni, nelle quali Gesù si è ha mostrato con i segni della sua presenza attiva e della sua capacità di incontro, di relazione e di dialogo. Noi siamo i destinatari di una testimonianza che da duemila anni si ripropone con la carica persuasiva di chi ha incontrato Gesù risorto vivo ed è uscito profondamente trasformato da questa inaudita esperienza.

Una cosa ancora mi pare importante sottolineare della testimonianza delle origini cristiane, e cioè che i testi insistono sul fatto che Gesù non si è risuscitato da sé, ma è stato risuscitato, e precisamente da Dio, dal Padre. E questo per sottolineare che il superamento della morte con la risurrezione non è in potere della creatura umana, ma è azione propria di Dio, tanto che la risurrezione può essere paragonata alla creazione, nella quale l’iniziativa è totalmente divina, poiché è esclusivamente suo il potere di dominare i confini ultimi dell’umano, e cioè la vita e la morte.

La cosa straordinaria è che ciò che è avvenuto non riguarda solo Gesù, ma interessa profondamente anche noi. Avviene a noi come quando la ricerca scientifica o tecnica fa una grande scoperta; i suoi effetti alla lunga si riflettono su tutta l’umanità e sulle sue condizioni di vita sulla terra. Basti pensare a che cosa rappresenta oggi l’informatica e il digitale. Con la risurrezione si tratta di qualcosa di qualitativamente più decisivo, perché essa non è semplicemente un passo avanti nel miglioramento delle condizioni di vita dell’umanità, bensì il superamento del limite ultimo della condizione umana, appunto, la morte. Se uno ha superato per primo la morte, potenzialmente tutti la potremo superare.

L’annuncio pasquale dice proprio questo: il passaggio di Gesù dalla morte alla vita cambia il rapporto dell’uomo con la morte e ha il potere di cambiare anche il modo umano di vivere sulla terra fin da ora. I santi sono la dimostrazione di come la risurrezione fa nuove le persone e il loro modo di stare insieme. Gesù risveglia e fa rialzare le persone che lo incontrano. Non è forse vero che tante volte sembriamo come degli assonnati se non degli addormentati, o anche delle persone paralizzate, bloccate, che non hanno forza e coraggio di muovere un dito, di fare un passo, di prendere una decisione?

Dovrebbe partire da questo l’esperienza di ogni vero credente, che va definito, perciò, un risvegliato, un rialzato, uno rimesso in piedi, uno che ha ritrovato o scoperto per la prima volta la capacità di agire, di essere attivo, di prendere iniziativa. Il cristiano non può mai essere uno che si lascia vivere, che si lascia andare, che perde interesse ed entusiasmo alla vita, che si adagia sul livello della sopravvivenza e della soddisfazione dei bisogni elementari, noncurante di sé e di chi gli sta attorno. Stasera un adulto, Manlio, riceverà il battesimo e gli altri sacramenti dell’iniziazione cristiana. Egli partecipa della risurrezione di Gesù, perché entra nella vita di colui che ha vinto la morte e ora comincia una nuova tappa della sua esistenza in comunione con Cristo, con la sua Parola e la sua Chiesa. Anche tutti noi, che siamo stati battezzati da piccoli, possiamo e dobbiamo risorgere. Ciò che è avvenuto una volta per tutte nel battesimo ha bisogno di essere riabbracciato e rinnovato sempre di nuovo. In tante situazioni ci troviamo come abbattuti e schiacciati o storditi per i motivi più disparati; per questo, risvegliarsi e rimettersi in piedi è un compito che non finisce mai. È questo l’impegno che vogliamo assumere stasera, sapendo che il Signore risorto è accanto a noi, sempre pronto a donarci la sua forza e il suo coraggio con cui affrontare tutto quanto è necessario per vivere da risorti sempre e con tutti.

Mi permetto di suggerire tre esempi di che cosa significa vivere da risorti, cioè da risvegliati e rialzati, da soggetti attivi della nostra vita e nel nostro ambiente. Il primo lo riferisco al clima sociale, all’atmosfera emozionale collettiva, dominata ancora dall’uscita dalla pandemia e dalle inquietudini suscitate dalla guerra in Ucraina: non dobbiamo permettere a queste circostanze di abbatterci e scoraggiarci, o di giustificare il disimpegno, la fuga dalle responsabilità, l’evasione dalla realtà. Il secondo esempio lo riprendo dall’ambito formativo. Qui rialzarsi significa impegnarsi a fondo nella propria formazione e nell’aggiornamento professionale. Studiare con serietà e non smettere mai di qualificare la propria professionalità, in qualsiasi ambito: questo è un modo per vivere in maniera eretta, con dignità, anche per gli effetti che tutto questo ha sulla comune convivenza. E a proposito di questo, ritrovo il terzo esempio nello sforzo di tenere gli occhi aperti e di essere sempre attenti a chi ci sta intorno. Siamo sempre presi dai nostri problemi e preoccupazioni, e non ci accorgiamo di chi attorno a noi sta male e ha bisogno anche solo di una parola, di un sorriso, di un gesto o forse anche di qualcosa di più per sentirsi sostenuto e rialzarsi a sua volta per andare avanti. Il Signore risorto ci risolleva perché anche noi, a nostra volta, aiutiamo a risollevarsi quelli che attorno a noi ne hanno bisogno. In questo modo possiamo dire di celebrare degnamente la Pasqua del Signore e, grazie ad essa, la nostra Pasqua personale e comune.