Omelia per la traslazione del corpo del cardinale Velasio De Paolis (19/09/2022 – Abbazia di Fossanova)

19-09-2022

OMELIA

Abbazia di Fossanova, lunedì 19 settembre 2022

Tumulazione della salma del card. Velasio De Paolis

+ Mariano Crociata

Al cospetto della morte sbiadiscono gli orpelli e le distinzioni di rango; resta la verità dell’umano e il suo valore, tanto più nella luce di fede che si proietta sulla nostra morte e sulla nostra vita a partire dalla morte e dalla risurrezione di Gesù. E la verità e il valore dell’uomo Velasio De Paolis stanno nella sua vita interamente spesa per il Signore e per la Chiesa. Religioso della famiglia scalabriniana, prete per la Chiesa e per la sua missione, affermato docente e studioso di diritto, a servizio della Santa Sede in numerose istituzioni e in svariati delicati compiti, creato cardinale per una dedizione piena al bene della Chiesa e del suo pastore supremo, Velasio De Paolis è un raro esempio di sintesi riuscita di esistenza credente, chiamata alla vita religiosa, ministero presbiterale ed episcopale, competenza scientifica accademica, ruoli di alta responsabilità e rispettivi riconoscimenti, che lo propongono come esempio di appassionato amore alla Chiesa.

La nostra diocesi, che gli ha dato i natali alla vita e alla fede, è onorata di accogliere le spoglie mortali del card. De Paolis e di conferire ad esse significativa sepoltura in questa maestosa abbazia di Fossanova che egli ha amato come figlio di questa terra. La presenza, in questa circostanza, di tante persone che lo hanno conosciuto e con lui hanno condiviso un tratto di strada, e che lo hanno apprezzato e stimato, è il segno della profonda scia umana, scientifica ed ecclesiale che egli lascia dietro di sé. In questo spirito considero doveroso salutare tutti voi intervenuti, insieme ai familiari e ai parenti, e al parroco e ai padri dell’Istituto del Verbo Incarnato, Sua Eminenza, le Loro Eccellenze, il Superiore generale degli Scalabriniani, i rappresentanti delle Università Gregoriana e Urbaniana, i presbiteri concelebranti, le autorità civili e militari e tutti voi fedeli presenti.

La circostanza si compie in una celebrazione eucaristica che ci invita, attraverso questo evento, a portarci all’altezza della morte e a guardare noi stessi nella luce della fede e dell’esempio di vita spesa per il Signore e per la Chiesa che ci lascia il cardinale Velasio. La Parola pertanto si rivolge a noi non solo per fare memoria di una figura illustre, ma per interpellarci proprio attraverso quella figura. Essa lo fa innanzitutto con un invito alla speranza. Il brano di Lamentazioni infatti ci dice che non c’è desolazione e fallimento che possa soverchiare la misericordia di Dio, poiché «le grazie di Dio non sono finite, non sono esaurite le sue misericordie». Lo sentiamo risuonare in qualche modo nella memoria del nostro fratello Velasio, che dall’al di là del drammatico passaggio della morte, di ogni fragilità e peccato compendio e inesorabile esito, conosce ora l’accoglienza riservata al servo fedele, ripagato di ogni pena e ricolmato di ogni consolazione.

È nel corso del cammino terreno che abbiamo bisogno di imparare la fedeltà insuperabile di Dio al suo amore vincolato irreversibilmente a noi dalla morte di Gesù in croce. Nella nostra esperienza dobbiamo imparare a risollevarci, a rialzarci, a riprendere il cammino pure nei momenti di più estrema distretta, di solitudine e abbandono, di prova e di fragilità. Dobbiamo ripetere a noi stessi la speranza della misericordia, e dobbiamo imparare a trasmetterlo ai fratelli stanchi e oppressi che incrociano il nostro cammino. Ma l’invito alla speranza ha bisogno di esprimersi anche come testimonianza della cura di chi invoca aiuto, come ci chiede il Vangelo. Il quale ci rassegna la condizione del bisognoso nelle sue figure esemplari, gli infelici di sempre, di cui lo straniero, il migrante, il profugo – come dimenticarlo di fronte a uno scalabriniano? – sono una delle cifre più eloquenti e attuali. Non c’è invito alla speranza che non abbia bisogno di sostanziarsi di testimonianza della cura verso il diseredato in qualsiasi forma si presenti. Per una ragione in più, che al giorno d’oggi tende a svanire sotto la pressione e l’impressione dell’urgenza sociale, e cioè che nel diseredato si nasconde Gesù. Solo la nostra svogliatezza spirituale può aver distolto a tal punto lo sguardo da renderci ciechi – noi che ci professiamo credenti – alla presenza inconfondibile del Signore nell’ultimo dei disgraziati in cui ci imbattiamo.

La conservazione in questo luogo delle spoglie mortali del Card. Velasio De Paolis aiuti noi, e tutti quelli che lo visiteranno, a raccogliere l’invito credente alla fiducia e alla speranza, come pure alla testimonianza della cura verso i fratelli e le sorelle che attendono una goccia d’acqua a mitigare la loro sete.

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