OMELIA
Messa del crisma
Mercoledì 31 marzo 2021, cattedrale di S. Marco
+ Mariano Crociata
Carissimi,
la selezione dei partecipanti a questa celebrazione per consentire una presenza contingentata, resa necessaria dai noti motivi, risponde anche a un criterio di rappresentanza che ci rende un segno e ci riporta alla nostra originaria responsabilità di credenti e di Chiesa. Vescovo e presbiteri, diaconi e ministranti e cantori, religiosi, religiose e laici membri del Consiglio pastorale diocesano e fedeli della comunità parrocchiale, tutti formiamo una rappresentanza di quel corpo che è la nostra Chiesa. Più che mai, oggi, nella Messa del crisma, avvertiamo, al cospetto di tutta la Diocesi, il peso del nostro compito e raccogliamo la missione a cui siamo di nuovo affidati.
Sono tre gli aspetti caratterizzanti la nostra identità e la missione della nostra Chiesa in questo momento della sua storia. Li indico come spirituale, pastorale ed ecclesiale solo per comodità, ben sapendo che tutti e tre i termini si applicano agli ambiti di cui adesso vi dirò.
L’aspetto più propriamente spirituale scaturisce dalla celebrazione che stiamo vivendo. Essa ci dice, con le parole del profeta: «Voi sarete chiamati sacerdoti del Signore, ministri del nostro Dio sarete detti». Un titolo, questo, che si deve certo riferire a tutti i membri del popolo di Dio, ma che assume un significato specifico per il sacerdozio ordinato del vescovo e dei presbiteri, che hanno il compito di tenere vivo l’organismo sacramentale che continuamente rigenera l’intero popolo e che alimenta il sacerdozio comune di tutti quelli che ne fanno parte. Per questo la Chiesa destina a questa celebrazione la solenne rinnovazione delle promesse sacerdotali. Dal momento in cui siamo stati investiti di un tale alto ministero, avvertiamo urgente il bisogno di spenderci senza riserve per esso, affinché al popolo cristiano non manchi il sostegno che il Signore per esso ha preparato con il dono di sé stesso nei sacramenti e nella sua Parola. La rinnovazione esprima davvero un desiderio sempre vivo di donazione per amore dei fratelli, tra i quali lo Spirito del Signore distribuisce ministeri e suscita con larghezza carismi di ogni genere perché nulla manchi al Corpo di Cristo della ricchezza della sua grazia. In questo siamo confortati da fermenti di bene, che riscontro nel fatto che diversi di voi curano in modo speciale la meditazione orante della Parola di Dio e la sua diffusione a volte anche con ritmo quotidiano. E poi non manco di percepire tanta dedizione al servizio pastorale, pur nella difficoltà di questo tempo di pandemia.
Il secondo aspetto, più propriamente pastorale, che caratterizza il nostro momento di vita di Chiesa, è suggerito dal Vangelo, là dove nota che Gesù «venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere». Queste poche parole dischiudono un mondo di vita. Gesù è cresciuto andando regolarmente in sinagoga, ogni sabato, e leggendo la Scrittura. Da quando ha compiuto dodici anni Gesù ha dato forma alla sua vita, ha lasciato che il ritmo settimanale ordinario e ordinato della lettura, dell’ascolto, della preghiera a partire dalla Scrittura desse forma alla sua interiorità e alla sua personalità. Egli ci dice in un certo senso: così si cresce, come ho fatto io. Ci vuole ordine e assiduità di ascolto perché si formi in noi il figlio che siamo, a somiglianza di lui, nel grembo dello Spirito e nell’orientamento ultimo al Padre. E non è questo ciò che vogliamo e sentiamo di essere chiamati a volere per i nostri ragazzi, per le nuove generazioni di cristiani? Davvero il Signore ci conferma e ci spinge; lasciamo che la sua sollecitazione ci trovi sempre più pronti e disponibili.
Infine, l’aspetto più ecclesiale, di quella ecclesialità che è consapevole dell’orizzonte più vasto della stessa Chiesa particolare, la quale è completa in se stessa ma non per questo autosufficiente e meno che mai autoreferenziale. Per questo disponiamoci e prepariamoci ad accogliere l’invito che ci viene dal papa e dall’episcopato nazionale a intraprendere un cammino sinodale delle Chiese che sono in Italia. È presto per dire qualcosa di preciso sulle sue caratteristiche e sulle modalità; di certo ci chiederà una verifica e una riflessione sul nostro essere Chiesa in questo tempo insieme a tutte le altre Diocesi d’Italia.
Raccogliamo l’invito del Signore che ci raggiunge attraverso questi tre richiami per vivere all’altezza della nostra vocazione cristiana, come veri contemporanei del tempo che ci è dato, e non spaesati, attardati su un passato che non vogliamo far passare o vagheggiatori di un mondo che ancora non trova luogo, bensì semplicemente compagni di strada dei fratelli con cui condividiamo l’avventura della vita in questa fase della storia della salvezza, con l’unico bagaglio che veramente conta, fatto di fede e di Vangelo, di preghiera, di amore fraterno.