Omelia Incontro di preghiera a Fossanova (14/07/2023 – Abbazia di Fossanova)

14-07-2023

OMELIA

Incontro di preghiera, Abbazia di Fossanova, 14 luglio 2023

+ Mariano Crociata

Il nostro incontro di preghiera vuole dare espressione al modo come noi vogliamo vivere e, quindi, come vogliamo prepararci alla celebrazione del settimo centenario anniversario della canonizzazione di san Tommaso d’Aquino.

Le circostanze che accompagnano questi giorni è naturale che ci portino a dare un grande rilievo esteriore alla ricorrenza, dalla lettera del Papa ai vescovi delle diocesi di san Tommaso alla nomina di un suo Inviato speciale per la celebrazione proprio qui a Fossanova, agli aspetti organizzativi di un momento indubbiamente eccezionale per la vita della nostra Chiesa e del popolo cristiano. È forte il rischio di fermarsi a questi aspetti e di dimenticare che, alla fine, si tratta di ricordare la decisione autorevole della Chiesa di riconoscere la santità di vita di san Tommaso e di proclamarlo, su questa base, degno di essere imitato, e non solo ammirato, e ancora di più di essere invocato come intercessore per quanti, come noi, lo ricevono e lo accolgono come loro patrono.

È di santità che si tratta dunque, di una santità che ha toccato – forse bisognerebbe dire lambito – anche la nostra terra e pertanto interpella noi che abbiamo ricevuto in eredità le vicende e soprattutto la fede e la speranza che hanno animato in particolare gli ultimi giorni e le ultime ore della vita del santo. La sua morte ha stabilito un legame di fede e di santità con la nostra terra e con i fedeli che, da allora fino a oggi, sentono e alimentano questo legame innanzitutto con la preghiera, come stiamo facendo anche noi questa sera. Un sentimento di gratitudine ci abita soprattutto in questo momento. Gratitudine al Signore per aver plasmato una tale figura di santità e avercela donata come compagna di cammino.

Al sentimento di gratitudine si unisce un desiderio che l’incontro con un santo come Tommaso risveglia. Se la Chiesa offre la figura di un santo alla fede e alla preghiera dei fedeli è innanzitutto per ricordare che ciascuno è chiamato a un cammino personale, unico e irripetibile, di santità. Sì, perché come la figura di san Tommaso è unica, così è chiamata ad esserlo la nostra, quella di ciascuno di noi. Se san Tommaso non avesse scelto e abbracciato quel cammino che lo ha condotto a vivere totalmente per il Signore come ha fatto e con la forma che quel cammino ha assunto, nessun altro avrebbe potuto prendere il suo posto, nessuno avrebbe potuto assomigliargli o di riprodurlo. Ci sarebbe stato semplicemente un vuoto. Così, la mancata santità di ciascuno di noi priverà la Chiesa e il mondo di quella realizzazione irripetibile che è resa possibile, con la grazia di Dio, solo da ciascuno di noi.

L’invito alla santità e alla imitazione dei santi ha perciò come scopo di trovare quel volto unico e inconfondibile di ciascuno di noi che solo Dio vede veramente e che attende si presenti a Lui e ai fratelli in quella luce perfetta che è la risposta di fede e di amore alla sua chiamata e ai suoi doni propria di ciascuno. Ci chiediamo pertanto che cosa suggerisce san Tommaso, come ci sollecita con il suo esempio a trovare il nostro proprio cammino e a seguirlo con l’amore e la determinazione che egli ci ha testimoniato. Provo a evidenziare tre aspetti che mi pare maggiormente risaltano nella figura di Tommaso.

Contrariamente ai luoghi comuni, non per questo impropri, che accompagnano l’immagine del santo, l’aspetto che si fa notare come più importante è la spiritualità di Tommaso. San Tommaso è innanzitutto un uomo di fede e di preghiera. In questo senso va interpretata l’immagine tramandata di un uomo capace di una straordinaria concentrazione e raccoglimento. Il suo cuore e il suo pensiero sono innanzitutto protesi verso Dio e centrati in Lui. C’è un segno inequivocabile di questo nella immane produzione scritta del santo, nella quale un posto di primo piano occupano i commentari biblici, la spiegazione della sacra Scrittura. La Parola di Dio, attestata innanzitutto e in maniera privilegiata nella Scrittura, è come la lingua che Tommaso parla. Anche nelle sue opere di più alta speculazione i pensieri e le parole del Libro sacro gli forniscono il linguaggio più immediato per esprimere adeguatamente il suo pensiero. Insieme a questo l’insegnamento sull’Eucaristia e la sua devozione per essa, come anche agli altri sacramenti, sono il segno di un clima interiore tutto intriso di Parola di Dio e atteggiamento orante a partire dai segni sacramentali della presenza di Dio nella sua Chiesa.

Il secondo aspetto che vorrei sottolineare scaturisce da questo atteggiamento costante di fondo e riguarda il suo pensiero e il suo insegnamento. Non si tratta di qualcosa di avulso dalla sua persona e dalla sua vita, poiché al contrario è da quella tensione interiore verso Dio e dall’adorazione di Lui che si sviluppa un pensiero mosso dal desiderio – meglio dall’amore – per la sapienza, come ci dice il Siracide, intesa non come conoscenza fine a se stessa ma come comprensione sempre più profonda del mistero oggetto di amore perché esso diventi sempre più amato e amabile in quanto meglio conosciuto, compreso e accolto. Il pensiero di Tommaso è un atto d’amore per la sapienza di Dio e per Dio in quanto fonte di ogni sapienza. In questo senso, se c’è una cosa che san Tommaso ci insegna è che una fede genuina e una preghiera sincera non possono trovare posto in una mente e in un cuore superficiali, paradossalmente orgogliosi della propria ignoranza, incapaci di elevarsi dal livello della banalità e della volgarità. Non è questione di studi fatti o da fare, ma è questione di serietà e di coerenza con se stessi, di volontà di aderire sempre più e meglio, anche con una semplice e modesta capacità di ascolto e di riflessione, a ciò che il Signore ci dice. Non ci vantiamo di possedere una fede solo perché qualcuno ce lo impone o perché lo facciamo noi stessi, ma cerchiamo umilmente di farla diventare sempre di più e sempre meglio nostra, qualcosa che amiamo e che cerchiamo di capire e di farci convinti perché il nostro amore sia integro, cioè donato con tutte le nostre forze, i nostri affetti e la nostra volontà, i nostri pensieri e la nostra mente.

Il vangelo ascoltato, infine, suggerisce un terzo aspetto dell’insegnamento di san Tommaso, là dove esso dice: «ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche» (Mt 13,52). San Tommaso è un esempio singolare di questa sapienza evangelica propria dei veri discepoli di Gesù. Egli ha unito la conoscenza integra di tutta la tradizione, a cominciare dalla sacra Scrittura, fino alla riflessione più aggiornata della teologia del suo tempo, ma ha saputo anche fare tesoro di tutta la sapienza umana fin dall’antichità pagana, che proprio nella sua epoca cominciava ad essere riscoperta perfino grazie allo studio di autori ebrei e musulmani. San Tommaso prende in considerazione ed esamina tutto, discernendo il meglio di tutto ciò che la sapienza umana aveva prodotto, per cogliere la luce della sapienza divina ovunque di essa si trovi un riflesso, senza rinunciare a farla conoscere, quella luce, nella sua integrità e pienezza a quanti si dispongono a prenderla in considerazione e ad accoglierla. È uno stile e un metodo di pensiero cristiano e di spirito di fede che abbiamo bisogno di imparare noi credenti di questa nostra epoca travagliata e confusa. È facile cadere vittime di due tentazioni opposte che, con espressione evangelica, possiamo chiamare effetto del fascino delle cose antiche o di quello delle cose nuove. Non serve fissarsi nella sterile ripetizione del passato, come non serve nemmeno andare alla ricerca di un nuovo che ci allontana dalla verità. Questo sovrano equilibrio di pensiero, di cui Tommaso è un esempio luminoso,  sia un modello a cui riferirci per diventare a nostra volta veri discepoli di Cristo maestro.

Concludo dicendo che abbiamo una grande responsabilità come fedeli della nostra Chiesa diocesana. San Tommaso diventa, ancora di più con queste celebrazioni anniversarie, in qualche modo mostra responsabilità; conoscerlo e imitarlo, chiedere la sua intercessione deve diventare un impegno ancora maggiore che in passato al cospetto di un patrono così grande e così affascinante per chi cerca di vivere con autenticità e convinzione la propria fede in questo magnifico e drammatico che ci è stato donato.