Oggi è la Giornata di preghiera e digiuno per i missionari martiri. Fu istituita nel 1992 da papa Giovanni Paolo II, che indicò l’arcivescovo Oscar Arnulfo Romero, il presule ucciso nel Salvador il 24 marzo 1980 mentre celebrava la Messa e che presto sarà dichiarato beato, come figura simbolo dei martiri dei nostri tempi e il giorno del suo assassinio come data per la celebrazione annuale dell’evento.
In questa occasione, nei giorni scorsi, il vescovo Mariano Crociata ha inviato una lettera ai parroci, sacerdoti e diaconi della diocesi per promuovere oggi momenti di riflessione, di preghiera e di solidarietà che «ci facciano sentire vicini ai nostri fratelli perseguitati e faccia giungere loro i segni della nostra prossimità di fede e di solidarietà». Crociata ha ricordato che nonostante siano trascorsi molti anni dalla sua istituzione questa Giornata è ancora di forte attualità perché «cresce il numero di cristiani e di cattolici che vengono uccisi a motivo della fede in Cristo Gesù quasi in ogni parte del mondo. Quest’ultimo anno, poi, si è registrato un incremento impressionante non solo del numero dei martiri, ma anche della intensità di odio, di violenza e di efferatezza nel procurarne la morte».
«In tali momenti, però, la cosa più necessaria e urgente è – come ci chiede la Giornata – pregare e digiunare: pregare per i nostri fratelli uccisi per il nome di Gesù, per i loro uccisori accecati dall’odio, per noi affinché possiamo comprendere il loro dramma e imparare le esigenze di coerenza che la nostra fede pone; digiunare per partecipare con un piccolo sacrificio a quello ben più grande di chi offre la propria vita per amore di Cristo, perché possiamo aprirci alla condivisione con chi è nella prova, perché ci educhiamo a fare nostra la sofferenza di chi è perseguitato, così da sottrarci alla tentazione di una fede illanguidita nel benessere e nell’indifferenza», ha concluso il vescovo Crociata.
Il tema dei missionari martiri tocca da vicino la diocesi pontina, con il ricordo che va a don Andrea Santoro, originario di Priverno, e a fr. Alfredo Fiorini, di Terracina e religioso comboniano, entrambi uccisi in terra di missione. L’omicidio di don Andrea Santoro avvenne il 5 febbraio 2006 a Trebisonda, in Turchia, aveva 61 anni d’età. Mentre si trovava in chiesa per pregare, il sacerdote fu raggiunto da due colpi di pistola sparati da un 16enne. Il giovane arrestato poco dopo confessò di aver ucciso don Santoro perché sconvolto dalle vignette su Maometto apparse mesi prima su un quotidiano danese. Il sacerdote all’età di 11 anni dovette lasciare Priverno per stabilirsi a Roma dove si era trasferita la famiglia per motivi di lavoro. Poco dopo entrò nel seminario della Capitale, ordinato sacerdote prestò servizio nelle parrocchie romane fino al 2000 quando ottenne il trasferimento in Turchia. Di molti anni prima l’omicidio di Alfredo Fiorini, avvenuto il 24 agosto 1992 – pochi giorni prima di compiere 38 anni d’età – in Mozambico dove era stato inviato dai suoi superiori. La sua era stata una vocazione adulta, si era già laureato in medicina, e con i comboniani aveva deciso di rinunciare al sacerdozio per restare fratello laico e dedicarsi ai malati. Fu ucciso da raffiche di mitra mentre era alla guida della sua automobile mentre andava in ospedale.