Omelia Messa delle Ceneri (18/02/2015 – Latina)

19-02-2015

Omelia

Messa delle Ceneri

Cattedrale di Latina, 18 febbraio 2015

+ Mariano Crociata

Inizia oggi il tempo di Quaresima, tempo pieno di suggestione che invita alla riflessione e alla penitenza, alla coerenza e alla revisione di vita. Come tale ispira un atteggiamento di rigore nei propri confronti, ma non per questo di tristezza, poiché è un cammino che segna l’avvicinarsi di Dio e un accostarsi a lui più intimamente. In questa luce dobbiamo cogliere il senso del gesto che compiremo, l’imposizione delle ceneri, come di tutta la liturgia.

Una riflessione sulle letture proclamate può prendere come punto di riferimento il versetto del canto al Vangelo: «Oggi non indurite il vostro cuore, ma ascoltate la voce del Signore». Questa parola ci tocca particolarmente, perché il cammino che stiamo compiendo come Chiesa diocesana è quello dell’andare incontro al Signore innanzitutto proprio attraverso l’ascolto. L’invito della Quaresima rinnova dunque in modo particolare per noi il richiamo ad approfondire l’esperienza spirituale e il cammino ecclesiale. La Quaresima è un tempo straordinariamente propizio per ascoltare il Signore, per prestargli più attenzione e per accogliere con disponibilità un dono più abbondante di parola di Dio.

Che cosa significa questo ascolto e che cosa esso chiede a ciascuno di noi? In genere pensiamo che l’ascolto sia solo una questione di parole a cui porgere attenzione nel sentirle risuonare; noi facciamo, cioè, dell’ascolto – e dell’ascolto della parola di Dio – una questione di udito e di attenzione; e d’altra parte è vero che già questa è una condizione essenziale, non sempre raggiunta, poiché si può udire con le orecchie ma non lasciarsi toccare nella mente e nel cuore. Udire con attenzione ciò che viene detto – cioè ascoltare – dovrebbe significare accogliere quello che il Signore ci dice, per esempio, con le parole della scrittura, in modo tale da assimilarle e interiorizzarle. Dobbiamo osservare però che intendere così l’ascolto che il Signore invita a porgere a lui non è sufficiente, perché si espone al sottile rischio di evadere il vero ascolto e rimuovere le sue richieste esigenti di cambiamento, per rimanere sempre in una situazione ambigua, irrisolta.

Le letture di oggi ci fanno capire che ascoltare significa non soltanto udire, ma fare; ascolta veramente che si mette in cammino, sulla strada del ritorno a Dio, un cammino di conversione che accoglie l’invito a lasciarsi riconciliare con Dio, di cui parla san Paolo, un ritorno che comincia dal cuore, come dice il profeta Gioele. Finché non avviene questo cambiamento non si può dire che ci sia stato un vero ascolto da parte nostra nei confronti del Signore. E ne abbiamo il segno nella quantità innumerevole di letture e di omelie che abbiamo ascoltato nel corso della nostra vita senza che sia avvenuta quella trasformazione profonda che esse chiedevano.

Ce lo ricorda anche papa Francesco nel messaggio che ha indirizzato a tutta la Chiesa in occasione di questa Quaresima; in esso invita a riflettere sulla indifferenza, su quella che ha chiamato anche la “globalizzazione della indifferenza”, e cioè il fatto che, nonostante tutto ciò che ascoltiamo e che accade attorno a noi, rimaniamo indifferenti nei confronti di Dio, indifferenti nei confronti dei drammi che si consumano attorno a noi e indifferenti, in fondo, anche a noi stessi, incapaci di capire ciò che ci accade e ciò che avviene nella nostra vita.

Certo, solo il Signore ha il potere di toccarci il cuore e di cambiarlo, di darci il vero ascolto, ma noi dobbiamo metterci nelle condizioni che rendono più disponibili alla sua opera. Ecco allora il messaggio del Vangelo, che ci parla di elemosina, di preghiera e di digiuno. Io direi, in sintesi, che il Vangelo ci vuole comunicare che ascolta veramente chi ascolta con il cuore e con tutto il corpo, fisicamente, non solo con l’udito, nel senso che tutta la corporeità, tutta la persona deve imparare ad ascoltare.

Questo vuol dire elemosina: bisogna costringersi a fare attenzione e ad andare concretamente, anche materialmente, in aiuto degli altri. Non basta avere buoni sentimenti, buone intenzioni, sentire compassione ed emozioni per le sofferenze altrui; se non si arriva a fare qualcosa di concreto per chi soffre, in realtà non si ascolta la sua sofferenza. Insomma, dobbiamo metterci materialmente in questione, in movimento verso gli altri per superare l’indifferenza ed ascoltare la vita che pulsa attorno a noi.

Pregare non vuol dire tanto ripetere delle formule, significa piuttosto rimanere fermi, quieti, in silenzio alla presenza del Signore, e se necessario costringersi a farlo, per fare spazio e dare tempo a lui. Se non c’è questa capacità, non si ascolta veramente, non si impara. In qualche modo lo stiamo facendo anche adesso con la celebrazione; ma questa è una parte, necessaria ma non sufficiente; non basta l’ascolto nella celebrazione, ci vuole anche l’ascolto prestato trovando il tempo per fermarsi a pregare, a porgere attenzione silenziosamente alla presenza personale di Dio.

Infine il digiuno: vuol dire privarsi del cibo, costringersi a non mangiare, educarsi ad avvertire materialmente il vuoto, l’assenza, la mancanza, per imporsi fisicamente un gesto che faccia sentire anche nel nostro corpo che abbiamo bisogno di Dio, che ciò di cui disponiamo, tutto ciò che soddisfa la nostra fame e i nostri bisogni, non è tutto; abbiamo bisogno di Dio come di ciò di cui ci nutriamo, perché, come dice la Scrittura, non di solo pane vive l’uomo ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio. Digiunare fa sentire al proprio corpo, e quindi fa sentire in profondità nella persona, il bisogno di Dio.

Se non impariamo a compiere questi gesti – e non certo per farci vedere dagli altri, ma perché hanno un valore in se stessi per il nostro rapporto con Dio – il nostro rischia di rimanere un far risuonare parole, un esercizio dell’udito, ma non ci condurrà fino all’accoglienza profonda, personale, della parola di Dio e dell’incontro con lui. In questo modo abbiamo una sorta di programma dinanzi a noi per questa Quaresima: imparare ad ascoltare il Signore come la cosa più necessaria della nostra vita; e imparare a farlo con tutto noi stessi, con la totalità della nostra persona. Se così cercheremo di fare, credo che il nostro cammino davvero condurrà al Signore, ad accogliere la sua vicinanza; allora, soprattutto, lui stesso si renderà prossimo a noi, secondo quanto il suo cuore profondamente desidera.