«Il Corpus Domini ci ricorda che bisogna moltiplicare per gli altri e distribuire loro ciò che siamo e abbiamo»

Nella giornata di ieri, 23 giugno 2019, è stata celebrata la solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, la cui liturgia prevede al termine della Santa Messa la processione con Cristo Sacramentato della del “Corpus Domini“. Nella città di Latina la celebrazione è stata presieduta dal vescovo Mariano Crociata, nella cattedrale di San Marco, e concelebrata da numerosi sacerdoti, diaconi e fedeli. Al termine la processione terminata presso la parrocchia dell’Immacolata.

Di seguito l’omelia pronunciata dal vescovo Mariano Crociata per il “Corpus Domini”:

«Quale rapporto c’è tra la moltiplicazione dei pani e l’Eucaristia? Il collegamento evidente è il pane. Nella moltiplicazione il pane viene appunto moltiplicato e dato a una folla numerosa, nell’Eucaristia il pane viene consacrato e diventa il corpo di Gesù. Un altro legame è il dono da parte di Gesù: tutti e due i tipi di pane vengono da lui; ma – dobbiamo aggiungere – attraverso di lui vengono da Dio. Da Dio ci viene la vita, il nutrimento e anche la salvezza.

C’è un altro nesso ancora, che oggi le letture vogliono sottolineare, ed è quello del dono. Nel racconto paolino della cena di Gesù il pane diventa il corpo, «che è per voi», offerto e sacrificato per i discepoli e per tutti. Nel vangelo della moltiplicazione Gesù invita i dodici: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi non hanno che cinque pani e due pesci: messi in mano a Gesù essi vengono spezzati e dati ai discepoli per essere distribuiti.

Il sacramento dell’Eucaristia è il segno sempre vivo del donarsi di Gesù: non il ricordo del suo essersi donato nel passato, ma del suo donarsi sempre attuale e nuovo. Il comando di Gesù: «fate questo in memoria di me» significa questo: «Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga», e cioè: ogni volta che celebrate voi rivivete e ricevete come attuale il dono che Gesù ha fatto di sé sulla croce. Ma il dono di Gesù sulla croce è il culmine di un dono che ha caratterizzato tutta la sua vita, di annuncio del regno e di guarigione di malati, come ci ha detto il vangelo. Gesù si è speso sempre per gli altri: è morto come è vissuto, donandosi.

Il dono di Gesù si compie anche oggi, egli ci fa vivere. L’Eucaristia ne è il segno sacramentale, cioè il gesto che fa rivivere il suo dono e ci abilita a vivere di esso e a diventare noi stessi dono. La moltiplicazione dei pani non ci sarebbe stata se quei cinque pani e due pesci non fossero stati messi a disposizione, e se i discepoli non si fossero messi a disposizione per distribuirli. È un esempio di ciò che significa il comando “fate questo in memoria di me”: bisogna moltiplicare per gli altri e distribuire loro ciò che siamo e abbiamo: questo è il segno che abbiamo capito che cosa è l’Eucaristia e che la celebriamo veramente.

La Comunione che facciamo non è un pezzo di pane che ci garantisce una futura salvezza lasciandoci come siamo. Questo sarebbe un tradimento dell’Eucaristia, la sua riduzione ad un atto magico-sacrale privato. E sarebbe un tradimento del gesto e del senso del gesto di Gesù, il quale ha potuto dire le parole sul pane e sul vino come vere ed efficaci perché era stata vera e coerente con esse tutta la sua vita, ed era vera la decisione che lo avrebbe condotto sulla croce. Dobbiamo perciò riflettere attentamente sulla falsificazione e sul tradimento che la nostra prassi religiosa tante volte fa dell’Eucaristia, quando non produce una trasformazione delle nostre relazioni nel segno del dono».