Saluto all’Assemblea diocesana elettiva dell’Azione Cattolica Italiana (22/02/2014, Curia Vescovile)

18-06-2014

È allo stesso tempo doveroso e sentito il saluto che vi porto all’inizio della vostra Assemblea diocesana elettiva: doveroso, per il legame istituzionale che unisce l’Aziona Cattolica alla Chiesa particolare e ai suoi pastori; sentito, perché il legame che spinge a incontrarci coinvolge la mia e le vostre persone in un intreccio tra biografia e sensibilità spirituale e pastorale. Sono dunque contento di questo momento, tanto più che ho percepito l’impegno con il quale vi siete preparati all’appuntamento triennale a cui stiamo dando inizio: un impegno corrispondente alla funzione che una Assemblea come questa svolge nella vita dell’associazione, e cioè non soltanto rinnovare le responsabilità interne, ma anche riscoprire l’identità associativa declinandola dentro l’evolversi del tempo nel contesto della vita ecclesiale e sociale del territorio e del più vasto mondo globale che ci assedia.
Bisogna sempre mettere in conto la delicata e feconda articolazione che tiene in relazione Chiesa particolare e AC; sussiste infatti un ritmo, quasi un respiro, di unità e di distacco tra le due. L’unità è fondata non solo sulla comune identità ecclesiale, ma anche nella dedizione peculiare che definisce statutariamente l’associazione, in quanto partecipe della missione apostolica della Chiesa attraverso una collaborazione diretta e ordinaria con i pastori. D’altra parte, l’associazione, proprio per il raggiungimento di tale identità, ha bisogno di una sua propria dinamica interna, dalla valenza soprattutto formativa, che alimenti un servizio che non ha nulla di professionistico e tutto della condivisione incondizionata dell’esperienza credente nella comunità ecclesiale. Bisogna, al riguardo, vigilare perché l’equilibrio venga mantenuto, per non scadere nei rischi opposti di una manovalanza generica più o meno vagamente clericale o di una attività puramente autoreferenziale rispetto al più vasto cammino della comunità ecclesiale. Bisogna tenere viva l’esigenza di coltivare le motivazioni e i contenuti di un servizio ecclesiale incondizionatamente e unicamente voluto per la missione della Chiesa.
Il tema che avete formulato permette di cogliere pienamente questo articolato senso di ecclesialità che definisce l’Azione Cattolica, poiché portando l’attenzione sul bene comune vi attestate sul piano di quella dimensione apparentemente terza che consente di sfuggire alle due tentazioni richiamate, e cioè la laicità come condizione specifica dei membri dell’associazione, i quali in tal modo vengono proiettati sulle imprescindibili implicazioni etiche, culturali e sociali dell’appartenenza ecclesiale e dell’impegno cristiano. Trovo tale scelta particolarmente felice in questa stagione storica per due ragioni: una che scaturisce dalla lettura del nostro territorio e dall’appello che da esso sale, perché presenta un’esigenza impellente di vedere accresciuta la coscienza della responsabilità civile e sociale per farci tutti interpreti e artefici di bene comune; l’altra che vede integrarsi armonicamente questa assemblea con il tema dell’assemblea nazionale (“Persone nuove in Cristo Gesù. Corresponsabili della gioia di vivere”); e infatti solo grazie all’intensità della fede sorgono persone nuove, capaci di portare nuova linfa nelle relazioni ecclesiali e nella società tutta.
Auguro che questa assemblea si svolga serenamente e fruttuosamente, e soprattutto sia vissuta come evento ecclesiale coinvolgente per il clima di fraternità e per la tensione missionaria, che estende i suoi effetti al di là dei confini dell’associazione, così da sollecitare un risveglio di dedizione e di impegno in tutti gli ambiti della nostra vita di Chiesa.

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