Saluto al Convegno diocesano per la pace (18/01/2014, Curia Vescovile)

18-06-2014

Volentieri porto il mio saluto a tutti voi, organizzatori e partecipanti a questa edizione del Convegno per la pace, promosso dalla Caritas e dall’Azione Cattolica della nostra diocesi sul tema indicato dal Santo Padre Francesco per il 2014: “Fraternità, fondamento e via della pace”. L’attenzione alla pace nello spirito conciliare si sviluppa all’insegna della convinzione che la pace non è la semplice assenza di guerra; oggi raggiungiamo la consapevolezza che la radice della minaccia contro la pace è la mancanza di fraternità o, meglio, l’incapacità o il rifiuto di sentirsi e di vivere da fratelli.
Ho apprezzato la scelta di invitare a intervenire il padre gesuita Fabrizio Valletti, del Centro “Hurtado” di Scampia, per la qualità di testimonianza che la sua esperienza conferisce alla sua parola. In realtà, a proposito di pace, è molto facile scadere nella retorica, cioè nella parola vuota, che non nasce dal cuore e dalla vita, e perciò risulta incapace di suscitare movimento e azioni di pace.
Il Convegno di oggi ci interpella e ci chiede coinvolgimento e impegno. La fraternità tocca la nostra vita personale, le nostre comunità ecclesiali, la condizione sociale e le istituzioni civili del nostro territorio. Riconosciamo un legame profondo tra la dinamica delle nostre relazioni, corte o lunghe che siano, e i conflitti che si consumano in regioni geograficamente lontane da noi. L’esperienza dei padri gesuiti di Scampia spinge a prendere coscienza delle faglie conflittuali che minano in profondità anche il nostro territorio, non solo oltre i confini della legalità – come la presenza della malavita organizzata, il commercio della droga e delle persone, la corruzione nella vita pubblica e privata – ma anche nelle relazioni ordinarie, che vedono umiliata in tanti modi la dignità delle persone, residenti e immigrate, tanto più quando sono deboli e indifese. Sono fiducioso che questo Convegno porterà un contributo significativo alla maturazione di una coscienza più viva della fraternità, soprattutto nelle nostre comunità ecclesiali, chiamate a diventare luoghi e fermenti di umanizzazione nel tessuto dell’intera convivenza sociale.