Omelia Santa Messa nella solennità dell’Epifania (06/01/2016 – chiesa S. Maria in Sezze)

07-01-2016

OMELIA

Solennità dell’Epifania

Sezze, Parrocchia di S. Maria

6 gennaio 2016

+ Mariano Crociata

 

In questa festa dell’Epifania vi invito ad ascoltare con me in particolare alcune espressioni delle letture che sono state proclamate. Dal profeta Isaia abbiamo sentito: «ecco, la tenebra ricopre la terra, nebbia fitta avvolge i popoli; ma su di te risplende il Signore, la sua gloria appare su di te». Facile avvertire l’insospettata attualità evocativa di queste parole. San Paolo, poi, scrivendo agli Efesini dice che il mistero, cioè il disegno di Dio che si realizza con la venuta di Gesù per la salvezza di tutte le genti, «non è stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni come ora è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito». E poco prima aveva detto: «penso che abbiate sentito parlare del ministero della grazia di Dio, a me affidato a vostro favore: per rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero». Che cosa merita in modo speciale la nostra attenzione in queste parole? Esse vogliono dire che con la nascita di Gesù Dio si è reso presente personalmente nella vita e nella storia degli uomini, non solo dei membri del popolo di Israele, e nemmeno solo di quelli del suo tempo, ma di tutti, anche di noi.

Ora, quelle espressioni spiegano pure che non tutti se ne accorgono; non tutti si rendono conto di questa presenza. Chi ha partecipato alla S. Messa quotidiana in questi giorni o ha letto il Vangelo del giorno, si sarà accorto di una frase che Giovanni Battista rivolge agli interlocutori che sono andati a interrogarlo: «In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete» (Gv 1,26). Lo stesso Vangelo di Giovanni, nel prologo aveva detto del Verbo che «era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto» (1,10-11).

Oggi celebriamo la manifestazione del Signore: questo significa la parola epifania. Ciò che era nascosto in Dio, ora appare in piena luce, e non solo ai vicini, ma a tutti. La sua manifestazione ha però una particolarità: essa non si vede a occhio nudo. La presenza di Dio nel mondo e nella storia non è solo e innanzitutto un fenomeno tra gli altri, magari più potente e strepitoso di altri. Non si fa notare per il rumore che produce, per l’imponenza o la spettacolarità che l’accompagna. Colui di fronte a cui ci troviamo, in fondo, è un bambino: sappiamo che è ben più che un bambino, ma è anche vero che è solo un piccolo bambino. Per notarlo, bisogna accorgersi della sua presenza e, anzi, volersi accorgere della sua presenza, cercarla e volerla incontrare e conoscere ciò che essa significa e porta.

È ciò che fanno i Magi: figure esotiche ma esemplari nella loro insonne ricerca di Dio e dei segni che egli dissemina nel cosmo e nella storia. Anche Erode, ben attento a difendere il suo potere, si rende conto dell’importanza che riveste il bambino nato a Betlem, che vede come un pericolo per il futuro del suo regno e, nella sua ossessione per difenderlo e conservarlo, non esita a riconoscere l’importanza di quell’apparizione. Accanto a lui, «i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo» sono pronti a fornire dotte disquisizioni e circostanziate informazioni, ma essi non sono per nulla toccati dalla notizia del nuovo nato.

La venuta del Salvatore scompiglia, per così dire, le carte o, forse, semplicemente rivela ciò che veramente alberga nel cuore dell’uomo: chi non lo conosce ancora lo cerca; chi sa e dovrebbe conoscerne l’importanza non ha interesse a cercarlo; chi ha altri interessi da difendere è ben curioso di farlo cercare ma solo per metterlo fuori gioco; la massa, infine, rimane sullo sfondo, indifferente e indaffarata in tutt’altre faccende. Noi, da che parte stiamo? Noi che pensiamo di conoscerlo, ma forse non lo cerchiamo o, peggio, ce ne serviamo per i nostri scopi e i nostri piccoli interessi? Anche in questa festa di oggi, è di noi che si parla. Da quale parte stiamo? Quale personaggio stiamo rappresentando, quale figura stiamo impersonando?

Colpisce l’acutezza con cui la fede mette a nudo le nostre intenzioni e svela le intenzioni dei cuori: veramente la Parola di Dio è una spada a doppio taglio che penetra fin negli interstizi più reconditi della nostra interiorità (cf. Eb 4,12). La domanda che ci interpella chiede: dove si sta manifestando il Signore al giorno d’oggi e attorno a noi? A che cosa e a chi è rivolta la nostra attenzione, la nostra ricerca, la nostra attesa, il nostro desiderio, forse anche la nostra paura? Siamo spesso disorientati dalle tremende notizie che si affollano sopra le nostre teste e non sappiamo che cosa pensare, che giudizio farsi e che decisione prendere. Ma è certo che il Signore si sta manifestando, forse non dove i più vorrebbero condurci, bensì dove i pastori prima e i Magi dopo sono andati, alla grotta avvolta di silenzio e fasciata dal buio della notte, a lasciarsi inondare dalla luce che emana dal bambino. Per cogliere dove il Signore si sta manifestando, dobbiamo riportarci nel cuore della comunità, alla quiete e al raccoglimento di una coscienza coltivata nell’ascolto e nella preghiera, di rapporti coltivati alla presenza di Dio, della sua Parola e del suo Spirito.

Non accontentiamoci di risposte superficiali, sbrigative e frettolose, che danno l’illusione di non dover più cercare e interrogarsi. Dobbiamo avere la pazienza della ricerca e del cammino, come i Magi; vorrei anzi aggiungere: come san Carlo. Oggi celebriamo il 346° anniversario della sua morte. Ritengo che sarebbe estremamente fruttuoso leggere la sua vicenda biografica come il cammino di una ricerca della presenza e dell’incontro del Signore, oltre i luoghi comuni e le convenzioni anche religiose, con una passione divorante per la conoscenza di lui e l’adesione alla sua volontà.

Chiediamo alla sua intercessione una fede simile, capace di penetrare la scorza delle pigrizie mentali e delle abitudini perbenistiche, per incontrare i segni e la realtà della presenza del Signore nella nostra vita e nella storia di oggi, e sfidare i nostri consolidati egoismi personali e di gruppo.