OMELIA
Funerali di don Aldemo Mercuri
(At 10,24-43; Gv 6,51-59)
Sermoneta, parrocchia S. Tommaso d’Aquino, 19 aprile 2021
+ Mariano Crociata
Siamo qui a celebrare in suffragio di un altro nostro prete deceduto a causa della pandemia che da più di un anno ci perseguita. Questa volta essa ha colpito un sacerdote ancora nella piena maturità, don Aldemo Mercuri. Era nato in questo comune di Sermoneta, nella contrada Tufette, il 25 aprile 1960, dove è cresciuto, entrando poi in seminario ad Anagni e venendo ordinato presbitero il 15 ottobre 1988. Ha iniziato a Cisterna il suo ministero e dopo poco tempo è entrato nell’ordinariato militare. Per alcuni anni è stato in servizio come cappellano militare, a Bologna; in seguito è stato incaricato del servizio pastorale sempre nell’arcidiocesi bolognese, e precisamente a Marzabotto, dove ora ha concluso la sua vicenda terrena.
La nostra celebrazione segue quella che si è tenuta nella comunità dove ha svolto il suo ministero e vuole esprimere la nostra gratitudine per questo prete che la nostra diocesi ha generato: a dimostrazione che anche la grazia del ministero non è proprietà di nessuno, nemmeno di una Chiesa particolare. Il Signore si serve di noi per portare la sua salvezza dovunque e a tutti, attraverso percorsi di vita e incontri personali misteriosi che Lui solo conosce e guida. Noi siamo qui a ringraziarlo per il bene che questo sacerdote, frutto del tessuto di fede e della vita spirituale e pastorale di questa Chiesa, ha compiuto là dove il Signore lo ha posto, sicuri che quel bene si è riversato, attraverso le vie imperscrutabili di Dio, anche su di noi.
Quello del presbitero è un ministero ben espresso dalle letture bibliche che abbiamo ascoltato. Infatti il ministero si condensa in due compiti fondamentali, attorno ai quali si sviluppa l’insieme delle attività spirituali e pastorali della Chiesa. Il primo è l’annuncio del Risorto, sull’esempio della prima predicazione apostolica, e innanzitutto dello stesso Pietro, come attesta ampiamente la pagina degli Atti degli Apostoli. Tutto della nostra fede dipende dalla risurrezione di Gesù, da cui viene la salvezza e la vita per tutti coloro che credono. È importante notare l’affermazione secondo cui «Dio non fa preferenze di persone, ma chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, è a lui accetto». La risurrezione di Gesù ha una apertura e una estensione universali; non solo gli ebrei, ai quali Pietro parlava, ma anche gli stranieri lì presenti e tutti quelli che sarebbero stati raggiunti tra tutti i popoli, sono chiamati alla salvezza. È la cancellazione di ogni privilegio ed esclusività, ma anche di ogni gretta possessività e chiusura. La vita di don Aldemo, in questo senso, è un esempio di come nessuno sia proprietà esclusiva di qualcuno, ma solo di Dio, e un prete è per la Chiesa e per il mondo, non solo per il suo paese o diocesi di origine.
Pietro ha piena coscienza della grandezza della chiamata, per la scelta compiuta da Dio, il quale «volle che apparisse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi, che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti. E ci ha ordinato di annunziare al popolo e di attestare che egli è il giudice dei vivi e dei morti costituito da Dio». Ancora una volta, non un privilegio, ma una chiamata per un servizio a beneficio di tutti. È questa la vocazione di un prete: annunciare e testimoniare che «chiunque crede in lui ottiene la remissione dei peccati per mezzo del suo nome». È ciò che ha fatto don Aldemo, accogliendo la vocazione al ministero e dedicando la sua vita ai fratelli.
E anche per lui il culmine, come la chiama il concilio Vaticano II, è stata l’Eucaristia, il sacramento della comunione di Gesù con noi e, grazie a Lui, della comunione tra di noi; ma anche il sacramento che anticipa la nostra comunione definitiva con il Risorto in Dio, come dice il Vangelo di Giovanni: «Chi mangia questo pane vivrà in eterno». Gesù, «pane vivo disceso dal cielo», è fonte di vita per chiunque lo incontra, lo accoglie e vive di lui, una vita che comincia già qui tra noi, in attesa di diventare piena nell’eternità di Dio. È questa la nostra speranza e la speranza che anima la vita di tutta la Chiesa. Non siamo una associazione, nemmeno una associazione religiosa soltanto, ma un corpo, una comunione personale con Gesù e in Gesù con Dio. Viviamo per questo e di questo.
Anche don Aldemo ha vissuto di questa comunione e per questa vita in Gesù Eucaristia; preghiamo che essa si compia perfettamente ora che egli ha lasciato questa vita terrena per entrare nella vita di Dio. Il Signore gli dia pace e gioia con Lui per l’eternità.