Via Crucis a Latina: «I nostri peccati sono il più delle volte le croci dei nostri simili, del nostro prossimo, dei nostri fratelli»

La sera del Venerdì Santo è stata occasione per molti fedeli di partecipare alla Via Crucis, il pio esercizio che ricorda la Passione di Cristo, che nei maggiori centri della diocesi pontina è stata organizzata a livello cittadino.

Nella Via Crucis tenuta a Latina, la processione è sfilata dalla chiesa del Sacro Cuore di Gesù per terminare in cattedrale. A guidarla lo stesso vescovo Mariano Crociata, con al fianco il vicario foraneo di Latina, don Anselmo Mazzer, il quale ha curato l’organizzazione e la stesura delle riflessioni alle quattordici stazioni. I commenti sono stati letti dai parroci del Capoluogo. Alla Via Crucis ha partecipato anche una rappresentanza dell’Amministrazione comunale, con il subcommissario Luigi Scipioni e il comandante della Polizia Locale Francesco Passaretti.

Al termine della Via Crucis, il vescovo Crociata ha rivolto ai fedeli la seguente breve esortazione:
«Abbiamo percorso le vie della nostra città rivivendo la via della croce di Gesù. A conclusione egli ci chiede: per quanti dei nostri concittadini le vie della nostra città sono una via crucis?
Gesù non vuole essere compatito tanto per il suo dolore, ma il suo dolore condiviso mediante il dolore per i nostri peccati. E i nostri peccati sono il più delle volte le croci dei nostri simili, del nostro prossimo, dei nostri fratelli.
Abbiamo tutti delle responsabilità private o pubbliche. Queste dobbiamo esercitare per alleviare le difficoltà e le pene di chi è più debole e indifeso. Non basta la carità, ci vuole anche giustizia. Anche le vicende pubbliche di una città chiedono di essere vissute nell’impegno per una maggiore giustizia per tutti.
A questo scopo, chiediamo al Signore che abbiamo accompagnato sulla via della croce, di non farci mai perdere il senso della pena e della compassione che il dolore della persona accanto a noi suscita, a somiglianza del dolore che proviamo per il Cristo che cammina sotto la croce e chiudere la sua vita morendovi appeso».