Veglia di Pasqua: Chiediamo a Cristo risorto l’aiuto per prenderci le nostre responsabilità nella vita

Il vescovo Mariano Crociata ha celebrato questa sera, nella cattedrale di S. Marco Latina, la Veglia per la Pasqua.

Nell’occasione, il Vescovo ha celebrato anche i sacramenti dell’Iniziazione cristiana a due adulti, Roxane e James, i quali hanno chiesto di diventare cristiani assumendo, rispettivamente, il nome di Giovanna e Giacomo.

Di seguito l’omelia pronunciata dal Vescovo.


OMELIA

Veglia di Pasqua

Cattedrale di S. Marco, sabato 3 aprile 2021

+ Mariano Crociata

La Pasqua porta sempre un senso di gioiosa novità, perché rinnova e rafforza la speranza in un ribaltamento positivo della situazione. È ciò che desideriamo più intensamente, un po’ tutti, in questo momento. Ma dobbiamo imparare a desiderare non solo che accada qualcosa fuori di noi, bensì che si compia innanzitutto in noi il ribaltamento necessario.

Nella nostra celebrazione, che torniamo a vivere con la partecipazione in presenza di voi fedeli, diversamente dall’anno scorso, c’è una gioiosa novità, ed è la presenza di due adulti che hanno chiesto di diventare cristiani, Giovanna e James. Per loro si tratta davvero di un ribaltamento. Rispetto alla loro vita precedente subentra una novità che è destinata a cambiarli profondamente, a riorientare il loro modo di pensare, di organizzare il tempo, di coltivare le relazioni, e di affrontare tutto ciò che la vita presenta.

Non è un caso o una decisione arbitraria celebrare in questa occasione la loro iniziazione cristiana (e dico iniziazione cristiana perché stasera essi non ricevono solo il Battesimo, ma anche la Cresima e la Prima Comunione), perché è così che è nato il cristianesimo, con la celebrazione nella notte di Pasqua dei sacramenti dell’iniziazione cristiana per i nuovi credenti. E perché questa prassi? Perché questa è la veglia della risurrezione di Gesù, che celebra cioè la sua vittoria sulla morte, il ribaltamento più sconvolgente che si possa immaginare. Quello che è capitato a Gesù non riguarda solo la sua persona, ma incide profondamente nella condizione umana di tutti. Il primo che vince la morte apre la strada della vita a tutti. Credere in Gesù risorto significa cominciare a partecipare della sua vittoria, è risorgere fin da ora insieme a lui. E il battesimo e gli altri sacramenti sono i segni attraverso cui passa la risurrezione da Gesù a noi.

Certo, questo passaggio della vita del Risorto a noi non avviene in modo magico, ma si compie attraverso il nostro desiderio, la nostra partecipazione, la nostra preghiera, il nostro impegno, la nostra risposta. Comincia una nuova relazione e tutto nella vita viene, per così dire, riorganizzato in modo tale che essa possa crescere. Giovanna e James hanno incontrato, attraverso la Chiesa, Gesù. Ora questo incontro diventa pieno ed effettivo con i sacramenti. Non significa che tutto è completo e perfetto; significa che ora possiamo cominciare il cammino.

E allora, proprio per questo, la palla – per usare l’immagine del gioco – torna a noi, assemblea qui riunita. Abbiamo parlato dei due nuovi cristiani, ma in realtà si tratta sempre anche di noi. Noi siamo cristiani, in un certo senso, da sempre, ma forse da sempre abbiamo bisogno o attendiamo di diventarlo per davvero. La Pasqua si ripropone come occasione per fare un deciso e decisivo passo avanti. Ci sono domande che non dobbiamo avere timore di porre a noi stessi: se siamo contenti di come siamo, se sentiamo il bisogno di cambiare, se avvertiamo la fatica o perfino il senso di impotenza di fronte all’esigenza di cambiamento e di rinnovamento che urge dentro di noi.

Non facciamo passare questa Pasqua senza almeno il desiderio e l’invocazione di cambiare qualcosa che non va in noi e che noi stessi disapproviamo. Smettiamola di pensare che le colpe sono sempre e tutte degli altri. Cominciamo a prenderci le nostre responsabilità e a chiedere aiuto a chi ce lo può dare, cominciando dal Signore risorto.

Il senso della Quaresima, che ormai abbiamo alle spalle, è fin dall’antichità quello di esaminarsi per vedere i propri limiti e le povertà, e cominciare a correggersi con l’aiuto della grazia. La Pasqua diventava, e deve diventarlo anche per noi, il momento in cui ringraziare del cammino compiuto e delle conquiste conseguite. Non so se possiamo vantare risultati, ma che almeno sia vivo il desiderio, chiara la coscienza del bisogno che abbiamo di una vita nuova e che cerchiamo di rispondervi. Se c’è qualche relazione sbagliata, qualche abitudine viziosa, qualche atteggiamento incontrollato, qualche attaccamento disordinato, qualche chiusura e insensibilità verso altri vicini e lontani, o cose simili, portiamo tutto alla chiarezza della nostra coscienza e mettiamolo alla presenza di Dio: tu che vinci la morte, aiutami a vincere me stesso là dove la morte interiore mi minaccia e incombe su di me.

Questo è il lavorio costante che dovremmo imparare a fare. Questo è il lavoro della Pasqua. Vi auguro di intraprenderlo tutti con sollecitudine, voi nuovi cristiani e tutti noi, perché l’annuncio gioioso del Risorto trovi posto tra di noi ora e sempre.