«Leggere il tempo e rianimare la speranza», presentata la Lettera Pastorale 2020/2021

Oggi all’assemblea del clero diocesano, tenuta presso la curia di Latina, il vescovo Mariano Crociata ha presentato la Lettera pastorale per l’anno 2020/2021 il cui titolo è «Non ardeva forse in noi il nostro cuore? – Leggere il tempo e rianimare la speranza», con un chiaro riferimento all’episodio evangelico dei discepoli di Emmaus, scelto come icona della Lettera.

Il vescovo Mariano Crociata

Riferendosi al tempo attuale della pandemia da coronavirus, un passaggio cruciale del documento è quello in cui il Vescovo spiega: «Questa situazione inedita ci interpella e chiede di contrastare innanzitutto la tentazione di una attesa inoperosa, e poi anche quella di promuovere improvvide iniziative. Raccogliamo il suggerimento che scaturisce dal senso spirituale del momento, che consiste nel dare adempimento alla nostra vocazione cristiana e alla responsabilità della missione ecclesiale riappropriandoci delle loro dimensioni costitutive».

Così introduce il tema del discernimento, cruciale per il cristiano ma che in questo periodo ha rischiato di rimanere come sospeso all’orizzonte ma che rimane un compito ancora aperto. «Siamo dentro un processo di cambiamento incompiuto, di cui non è saggio affrettare conclusioni che hanno bisogno di ben altra maturazione per essere tratte. Per questo vogliamo riprendere il discernimento e chiedere al Signore di capire e di volere dove Egli ci vuole condurre», scrive Crociata nella Lettera.

Tuttavia, servirà «attingere un nuovo ardore di fede, senza il quale tutto diventa più difficile, e soprattutto davvero inutile», continua Crociata nella Lettera guardando ai discepoli di Emmaus, che indica come «nostri contemporanei» poiché tutta la loro vicenda umana in quella esperienza di cammino con Gesù, senza accorgersi di lui fino al suo riconoscimento, è in sostanza quel che l’uomo sta passando in questo periodo.

Un momento dell’assemblea del clero

Dunque, per ritornare al tema di fondo della Lettera, «l’epidemia ci appare per ciò che ultimamente è: una prova della fede» che va superata con uno sguardo diverso che solo Gesù sa dare, magari partendo «dal bisogno di ricominciare rileggendo la Scrittura con la vita e la vita con la Scrittura».

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