Una Via Crucis con un pensiero a coloro che nel mondo, ancora oggi, portano la loro croce fino al martirio per il solo fatto di proclamarsi cristiani. I recenti fatti di cronaca hanno attraversato i pensieri delle migliaia di persone che ieri sera hanno partecipato alla Via Crucis cittadina presieduta dal vescovo Mariano Crociata. Lungo un tragitto iniziato dalla chiesa del Sacro Cuore e terminato in cattedrale sono state posizionate le quattordici stazioni dove le meditazioni, curate dal vicario foraneo don Anselmo Mazzer, sono state lette dai sacerdoti del presbiterio. Toccanti sono state le “tappe” davanti l’ospedale civile santa Maria Goretti e il carcere di via Aspromonte. In questo ultimo caso la processione è stata accolta dagli agenti della casa circondariale e dal cappellano don Nicola Cupaiolo, il quale ha letto anche la preghiera del detenuto. Il Comune di Latina ha partecipato con una delegazione ufficiale aperta dal labaro cittadino e guidata dal sindaco Giovanni Di Giorgi.
Al termine del pio esercizio, il vescovo Mariano Crociata ha rivolto ai presenti alcune parole ricordando tra l’altro che «le offerte raccolte nella giornata del Venerdì Santo sono devolute alla Terra Santa» (come stabilito da Paolo VI), e ciò ricorda «la persecuzione che in altre parti del mondo stanno subendo i cristiani mentre noi qui preghiamo questa sera grazie anche alla protezione della Pubblica Autorità», facendo riferimento al servizio della Polizia Locale che ha garantito la viabilità lungo il percorso.
Di fronte a una situazione così grave nel mondo, le cui notizie rimbalzano ogni giorno, «noi abbiamo tre risposte: la preghiera, la nostra ma anche quella di chi soffre cui cui partecipiamo con la consapevolezza che sarà una preghiera più generale e anche più drammatica; la solidarietà, da esprimere anche nelle offerte da far giungere altrove; presa di coscienza e responsabilità di essere cristiani in Occidente e nel benessere». Rimanendo su questa linea, Crociata ha voluto ricordare a ciascuno che «abbiamo la grande responsabilità di non sprecare la nostra libertà; non possiamo permetterci il lusso di mandare a vuoto la nostra missione di cristiani, di annunciatori del Vangelo. Il rischio è l’evanescenza della nostra fede, questa fede non pungolata dal rischio del martirio a sua volta rischia di adagiarsi…».