Ieri pomeriggio si è tenuta la seconda parte dell’assemblea pastorale, iniziata lo scorso 19 settembre, con la Tavola rotonda sul tema «Incontrare Gesù Cristo, la Parola di Dio: ricominciamo dall’ascolto». Il Vicario per la Pastorale, don Felice Accrocca, ha introdotto i lavori e in particolar modo i tre relatori: Elisa Manna, sociologa e Responsabile del settore di ricerca Politiche culturali della Fondazione Censis; don Andrea Toniolo, preside della Facoltà Teologica del Triveneto e Responsabile del Servizio nazionale per gli Studi superiori di Teologia e di Scienze religiose della Conferenza episcopale italiana; don Paolo Asolan, docente di Teologia Pastorale alla Pontificia Università Lateranense.
Una visione generale l’ha fornita proprio la professoressa Manna ricordando che «la cultura in cui siamo immersi oggi ha portato a situazioni tali in cui ciascuno vuol dire la sua piuttosto che ascoltare. Siamo alla cultura dell’affermazione di se stessi. Ormai da decenni siamo in questo brodo culturale». Insomma, la cultura generale nega l’ascolto «e basta sentire i dibattiti dei politici in televisione, a partire dal mattino nei programmi che vediamo durante la colazione». Una deriva per cui la Chiesa ha dato l’allarme già da tempo, ha ricordato Elisa Manna, perché «siamo di fronte a una questione antropologica, cioè che riguarda tutto il nostro modo di vivere i valori e la vita». Tale situazione è stata causata da tre prodotti di cultura differenti, che Elisa Manna ha individuato «nel liberismo, che a sua volta è sfociato nell’individualismo sempre più sfrenato, nel soggettivismo (“la mia ragione vale quanto la tua” e viene abbattuta la gerarchia dei valori); la somma di questi due prodotti ha portato al disordine totale. A questi aggiungiamo il relativismo imperante… Con la conseguenza che ci si vergogna quasi di affermare la propria Fede o religione». Tuttavia, è necessario ritrovare la predisposizione all’ascolto, in particolare per la Chiesa, «per raggiungere questo obiettivo è necessario superare le classificazioni e cambiare il linguaggio, questo implica uno sforzo per arrivare a trasmettere la fede con parole comprensibili all’uomo moderno, dobbiamo saper esprimere le nostre verità tenendo conto che gli altri hanno mentalità distante e diversa dalla nostra», ha affermato infine Elisa Manna.
Don Andrea Toniolo ha introdotto la visione teologica dell’ascolto riferendosi a Gesù-Parola di Dio: «Il cristiano primariamente ascolta. C’è prima lo stato d’animo dell’ascolto in obbedienza perché Di ci parla attraverso la Parola». Questa capacità di ascoltare il cristiano la raggiunge attraverso l’ascolto. «Pensate al Deuteronomio, capitolo 6, dove troviamo lo “Shemà Israel” cioè “Ascolta Israele…” che ci fornisce l’idea dell’uomo biblico davanti a Dio», ha continuato a spiegare don Andrea, «l’ascolto che porta frutto è quello che viene custodito e messo in pratica, ricordandoci però che l’ascolto è apertura all’altro e senza giudicare». Un importante riferimento, don Andrea lo ha fatto ai Padri della Chiesa «i quali invitavano ad ascoltare la Parola nella Bibbia ma anche nel libro della storia, degli avvenimenti dell’uomo. Infatti, dobbiamo sempre ricordarci che quando leggiamo la Bibbia ascoltiamo la Parola “oggi”. Ovviamente, quando diciamo “Parola di Dio” non s’intende lo scritto della Bibbia quanto il Verbo fatto Persona». Tuttavia, don Toniolo ha ricordato che ad ogni modo «bisogna avere familiarità con la Bibbia» visto che da una recente ricerca è emerso che «il 70% di coloro che si professano cristiani non prende in mano la Bibbia, se non in qualche occasione solenne e sporadica».
Se questa è la situazione torna il tema della pratica dell’ascolto nella vita pastorale delle parrocchie. Don Paolo Asolan ha spiegato in premessa che «pastorale vuol dire considerare le persone che abbiamo davanti». Soprattutto, don Paolo ha voluto ricordare l’opportunità di leggere su questo tema la Verbum Domini, l’esortazione post-sinodale che si riferisce al Sinodo 2008 sul tema “La parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa”, e firmata da Benedetto XVI. «In questo documento è raccomandato di incrementare la “pastorale biblica” non in giustapposizione con altre forme della pastorale, ma come animazione biblica dell’intera pastorale», ha spiegato don Paolo, il quale successivamente ha ben ribadito che «si può diventare cristiani, edificare la chiesa e partecipare alla sua missione umano-divina soltanto ascoltando la Parola di Dio e riconoscendo la Sua iniziativa nel mondo, rispondendovi con la fede, la speranza e la carità». Nel suo intervento, don Paolo Asolan invita alla buona abitudine di nutrirsi della Parola di Dio scritta, a livello personale e comunitario. Ciò, implica direttamente che «gli itenerari ecclesiali di introduzione o di approfondimento della fede non posso non essere itinerari biblici. Tutti gli altri sussidi o testi sono da mettere a servizio della Parola di Dio per attualizzarla». A gestire questi itinerari serva quella particolare figura che «gli esperti di catechetica chiamano animatore biblico», il quale ha il compito di collaborare a introdurre in una relazione – quella con il Signore Gesù – passando attraverso il testo della Scrittura. «Una figura in se stessa proponibile e assumibile anche da laici e laiche adulti senza necessità di competenze particolarmente specialistiche», ha chiarito don Paolo che poi ha fatto riferimento sempre alla Verbum Domini nel punto in cui «invita a favorire la diffusione di piccole comunità, formate da famiglie o radicate nelle parrocchie o legate ai diversi movimenti ecclesiali e nuove comunità in cui promuovere la formazione, la preghiera e la conoscenza della Bibbia secondo la fede della Chiesa». In pratica i Gruppi di Ascolto, che già trovano riscontro in tante realtà locali.
Dopo tre risonanze sul valore dell’ascolto della Parola di Dio i relatori hanno chiuso il ciclo dei loro interventi. In conclusione dei lavori il vescovo Mariano Crociata ha ringraziato per la numerosa partecipazione alla tavola rotonda e si è detto convinto che da questa esperienza si può ben notare la bontà del cammino iniziato dalla Diocesi pontina per questo anno pastorale.