Comunità parrocchiali e luoghi di culto: revisionare la distribuzione territoriale e l’organizzazione pastorale

Al termine della Messa del crisma il vescovo Mariano Crociata ha consegnato una lettera ai presbiteri e ai diaconi incardinati nella diocesi. Il tema è «Comunità parrocchiale e luoghi di culto: quale revisione della distribuzione territoriale e della organizzazione pastorale?», già affrontato nella seduta del Consiglio presbiterale diocesano tenuto nel mese di novembre 2017.

Il dato evidenziato sin da subito è l’esiguità dei preti, sono 54 i presbiteri diocesani incardinati italiani e stranieri in servizio in 71 parrocchie della diocesi, altre 16 parrocchie sono affidate ai presbiteri religiosi. Un aiuto nel fine settimana arriva da 41 sacerdoti in convenzione o che studiano a Roma.

«Senza prefigurare scenari apocalittici, dobbiamo tuttavia ripensare in qualche modo l’organizzazione pastorale, perché essa possa corrispondere gradualmente sempre di più alle disponibilità effettive che la nostra diocesi presenta quanto a servizio ministeriale, in modo da non dipendere da un apporto esterno che non sia integrato in un progetto pastorale organico», ha scritto Crociata.

Molta chiarezza su cosa fare in futuro: «Abbiamo bisogno di un modo nuovo di organizzare l’azione pastorale tra le parrocchie e nelle singole parrocchie. A questo riguardo, un aspetto rilevante va individuato nel numero di celebrazioni che vengono svolte nelle nostre comunità». Cioè, si tratta di trovare il giusto equilibrio «tra numero di fedeli, presenza di edifici sacri e distanze tra di essi, disponibilità di celebranti, quadro complessivo dell’azione pastorale».

Una situazione tale che deve portare a riflettere anche sul numero di chiese esistenti: «I luoghi di culto sono strumenti, da utilizzare finché servono ai bisogni spirituali dei fedeli e finché ci sono persone che ne possono fruire pastoralmente. Per il resto, si dovranno cercare altri modi per salvaguardarne il valore e la memoria».

La lettera, inoltre, tocca anche altri aspetti come «i criteri secondo cui condurre il discernimento e orientarsi nella elaborazione di un progetto e nella sua esecuzione». Progetto che tra l'altro arriverà solo dopo che sia avviato «un processo, in vista dei cambiamenti e degli adattamenti necessari, che coinvolga, insieme al parroco, i suoi collaboratori e il Consiglio Pastorale, i parroci confinanti, tenendo presenti le indicazioni del Vescovo e mantenendo un confronto puntuale con lui, per giungere alla fine alla adozione di misure attorno alle quali impegnare il dialogo e la condivisione con i fedeli tutti».