Assemblea degli insegnanti di religione cattolica, sono la vera potenzialità del sistema scolastico

In prossimità dell’avvio dell’anno scolastico nei giorni scorsi in Curia i circa 180 insegnanti di religione cattolica della diocesi pontina hanno incontrato il vescovo Mariano Crociata. Ad aprire i lavori Fausto Lanzuisi, vice direttore dell’Ufficio diocesano per la Pastorale scolastica e universitaria e l’Insegnamento della religione cattolica. Per il mondo della scuola vi sono grosse novità in arrivo poiché sarà necessario confrontarsi con le nuove norme dettate dalla recente legge 107 del 15 luglio scorso, che ormai tutti conoscono come la “Buona scuola”. Proprio alla comprensione di questo assetto futuro è stato dedicato l’incontro. A relazionare sul tema è stato chiamato il professor Sergio Cicatelli, dirigente scolastico in un liceo romano e riconosciuto tra i massimi esperti italiani di legislazione scolastica e dell’insegnamento della religione cattolica tanto da essere ora anche direttore del Centro studi per la Scuola cattolica della Conferenza episcopale italiana.

«Apparentemente questa legge non riguarda gli insegnanti di religione cattolica. Coloro che avranno la pazienza di studiare i 212 commi della legge 107/2015 scopriranno che l’Insegnamento della religione cattolica non è mai citato. Vi sono solo alcuni casi dove ci sono dei richiami indiretti. Poi, ognuno si interroghi su questa assenza: dimenticanza, precisa volontà politica? Oltretutto, da come è scritta la legge gli Irc non fanno parte del nuovo organico dell’autonomia per cui sarebbero anche preclusi loro una serie di incarichi attualmente svolti nelle scuole», ha spiegato il professor Cicatelli. Lo stesso ha rimarcato anche la sua contrarietà a definire il nuovo assetto normativo “Riforma” o “Buona scuola” considerandoli solo «epiteti propagandistici».

Più in generale, a lasciare perplesso il professor Cicatelli è già il titolo della legge “Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti”. «Intanto il sistema diventa nazionale, non è più educativo. Anche in questo caso mi chiedo se si sia trattato solo di distrazione o precisa scelta politica. Non è una questione da poco, al centro di questa legge non c’è l’alunno o le persone ma solo la scuola», ha continuato Cicatelli.

Se lo scenario che si delinea non sembra dei più favorevoli per gli insegnanti di religione («Un ritorno al passato per alcuni»), lo stesso vescovo Mariano Crociata nella sua conclusione ha invitato i docenti «a non essere pessimisti». Infatti, «questa situazione di precarietà tocca tutti gli ambiti; noi non siamo quelli messi peggio. In realtà ciò che conta è investire al meglio le nostre potenzialità. Essere qui e sentirci corpo è una grossa potenzialità», ha concluso Crociata.