L’umiltà come “strada” per andare incontro a Dio. Un principio che il vescovo Mariano Crociata ha rimarcato nella sua omelia tenuta alla Messa della notte di Natale, celebrata nella cattedrale di San Marco a Latina, partendo proprio da alcuni aspetti delle letture proclamate durante la liturgia della Parola.
ANNUNCIO SOLENNE. «L’annuncio di questa notte lo troviamo enunciato nella seconda lettura in cui l’apostolo Paolo scrive “È apparsa infatti la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini… nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo… ha dato se stesso per noi”. Così come anche Isaia, nella prima lettura, innalza un canto poetico sulla gioia per le opere meravigliose che compirà colui che viene chiamato “Consigliere mirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace”», ha spiegato monsignor Crociata, per andare poi a prendere come riferimento il Vangelo di Luca che narra «di un bambino che nascendo trova posto solo in una mangiatoia – per i genitori non c’era alcun alloggio disponibile – e di pastori ai quali viene per primi annunciato il lieto evento».
UMILTÀ. Il vescovo Mariano ha rimarcato questa apparente contraddizione perché «la solennità degli annunci farebbe pensare a manifestazioni prodigiose» mentre invece la realtà è stata tutta il contrario. Ma questa è una preziosa indicazione, «quella con cui il Natale ci ricorda l’unica cosa di cui ha bisogno l’uomo: l’incontro con Dio»; ma allo stesso tempo il Natale «indica la modalità con cui possiamo andare incontro a Dio ed è quella proprio dell’umiltà di Gesù stesso e dei pastori». In un successivo passaggio, monsignor Crociata ha anche ricordato che l’umiltà di cui si parla non è quella finta, tipo mettersi all’ultimo posto per scarso senso di responsabilità, ma quella sincera di colui che sa qual è il suo posto davanti a Dio.
«Il Signore ci chiede di riconoscerlo nella condizione di abbassamento e ci chiede di abbassarci, di metterci al suo livello e imitarlo se vogliamo riconoscerlo, incontrarlo e accoglierlo», ha proseguito il Vescovo ricordando però che per riuscire in questo percorso, per fare veramente Natale, «è necessario lasciare da parte tutti gli atteggiamenti basati solo sul nostro sapere, sul nostro potere, sulla esclusiva affermazione di se stessi, cioè bisogna sentire la necessità di rompere il cerchio magico dell’autoreferenzialità, scoprire il bisogno di aprirsi a un altro».
FRATERNITÀ. Qui monsignor Crociata ha introdotto un altro aspetto fondamentale, «quello di scoprire il bisogno di aprirsi all’altro, dunque di realizzare la fraternità». Parlare di fraternità significa anche «imparare a riconoscere in quelli che ci stanno accanto, anche nella condizione più modesta, le tracce di Dio e del suo Figlio che si fa bambino. Appunto, il Natale come inizio di una nuova fraternità proprio perché Dio ci ha dato il suo Figlio come un fratello minore».
AUGURI. In conclusione, unendo l’umiltà e la fraternità per andare incontro a Dio «impareremo a vivere secondo la parola di san Paolo: “…ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà, […]formare per sé un popolo puro che gli appartenga, pieno di zelo per le opere buone”», questo è stato l’augurio del vescovo Mariano Crociata alla sua Chiesa locale per un santo Natale.