OMELIA
Domenica III di Quaresima (B)
Ordinazione presbiterale di don Flavio Calicchia, Missionario del Preziosissimo Sangue
Abbazia di Fossanova, sabato 7 marzo 2015
+ Mariano Crociata
L’ordinazione presbiterale di don Flavio Calicchia riceve una luce particolare dalla liturgia quaresimale di questa terza domenica, che a sua volta presenta un legame profondo con il carisma di san Gaspare del Bufalo e dei Missionari del Preziosissimo Sangue, di cui anche questo nuovo presbitero è frutto, e non ultimo con la sapienza di maestro e di dottore di san Tommaso d’Aquino, di cui celebriamo in diocesi proprio oggi la festa, nella memoria del dies natalis che lo ha radicato in questa terra e in questa abbazia nelle quali si è compiuto e che ne hanno custodito per un certo tempo le spoglie mortali.
Non bisogna perdere di vista la distinzione tra la vocazione alla vita consacrata nell’istituto fondato da san Gaspare e la vocazione al ministero ordinato. Si tratta di due distinte chiamate che si congiungono nella persona di don Flavio e chiedono di essere perseguite e coltivate con profonda dedizione di amore verso l’unico Signore che convoca a seguirlo per le vie dell’offerta della propria vita a gloria di lui e a favore dei fratelli. Di fatto la consacrazione nel carisma missionario conferisce al ministero ordinato tutta la sua specialissima forza, mentre il sacramento dell’ordine permette al carisma di sprigionare tutte le sue potenzialità per effetto dell’energia del ministero pastorale e della sua peculiare responsabilità ecclesiale.
Bisogna aggiungere che l’appartenenza organica di don Flavio a una società di vita apostolica lo pone nella condizione peculiare di tenere insieme due campi di tensione o due spazi di relazione e di dedizione. L’ordine sacro, infatti, istituisce un essenziale legame del presbitero con il vescovo, in ragione del sacramento e del servizio pastorale che inseriscono nell’unico presbiterio di – sia pure temporanea – appartenenza. Non c’è concorrenza con l’appartenenza religiosa, poiché questa decide dello stato di vita e della condizione in cui condurre l’esistenza personale in risposta alla chiamata del Signore, mentre il presbiterato inserisce nel corpo ministeriale della Chiesa. Perciò, caro don Flavio, tu porterai nel servizio ministeriale e nel rapporto con il presbiterio e il suo vescovo, la vitalità e l’originalità del carisma di missionario del Preziosissimo Sangue, e nella vita della tua congregazione la responsabilità pastorale e il respiro della Chiesa in cui sarai di volta in volta chiamato a svolgerla. Sei chiamato, dunque, a fare unità, nella tua persona e nella tua vita, per essere segno di unità nella Chiesa tra tutti.
Ho voluto richiamare queste cose a te, ma nello stesso tempo a tutta l’assemblea qui convocata, perché non venga meno la consapevolezza dei doni che hai ricevuto e ti accingi a ricevere, così che aiutato dalla grazia del Signore e dalla preghiera e dalla testimonianza dei fedeli, possa vivere quanto il Signore ti ha affidato spendendoti con tutta generosità.
Le letture di questa domenica di Quaresima annunciano la decisione di Dio di stabilire con il suo popolo l’alleanza, di cui la legge e il tempio sono segno e strumento di adesione da parte dei credenti. Nel regime della nuova alleanza, il sacramento dell’ordine è posto come servizio privilegiato allo scopo di tenere vivo il dono e rinnovarne l’effettiva accoglienza. Solo che il servizio – e in modo particolare quello del ministero pastorale – sta sempre sotto la tentazione di ripiegarsi su se stesso e di perdere di vista l’orizzonte a cui appartiene, e cioè il sacrificio di Cristo. Questo accade quando il decalogo viene ridotto a una serie di precetti senza vita, oggetto di una osservanza esteriore, svuotati del loro principale carattere di rivelazione di Dio per un dialogo di amore e di dedizione con lui. E accade quando il culto diviene rito senz’anima, sottoposto sempre di più alle strumentalizzazioni che le esigenze naturali e mondane, il bisogno di sicurezza naturale e di affermazione di sé, impongono stravolgendo il senso del sacro e tradendo il suo orientamento alla santità.
Gesù opera una purificazione che non distrugge il tempio, ma lo riconduce al suo posto e al suo senso, quello di rendere il vero culto a Dio. E il vero culto si compie quando attraverso il sacro e il rito, la parola e il precetto religiosi, si passa al santo, alla santità donata da Dio. In tale percorso si scopre che la verifica della parola e del culto è la vita, e che il luogo della santità realizzata sono l’esistenza e la storia. Questo ha rivelato e realizzato Gesù, nella sua esistenza terrena e nel suo compimento pasquale con il vertice sulla croce. Lì contempliamo che il tempio, cioè il luogo in cui è possibile davvero adorare Dio in Spirito e verità, è il suo corpo, l’offerta in dono della sua persona e della sua vita fino al sacrificio supremo, l’effusione del sangue sulla croce. L’estrema crudezza del versare il sangue per amore fissa una volta per tutte la relativizzazione di ogni forma di religiosità rituale e di legalità formale, per riconoscere l’insediamento definitivo della santità nel cuore dell’esistenza, quella di Gesù e, grazie al suo sacrificio cruento, quella di noi discepoli e di tutti i membri della Chiesa.
In questo modo, caro don Flavio, sei invitato a guardare il mistero del dono sacramentale che ora ricevi per essere conformato a Gesù pastore a servizio del suo corpo che è la Chiesa. Sei chiamato, e abilitato dal sacramento, a essere custode della verità dell’alleanza di Dio con il suo popolo nel cuore dell’esistenza protesa verso la santità. Strumenti indispensabili di tale servizio sono la Parola e i sacramenti, in particolare il battesimo e l’Eucaristia, accolti e celebrati nel ritmo assiduo e nelle relazioni ordinate della comunità in comunione che è la Chiesa. Non dimenticare mai che una parola e un culto che non conducano alla santità della vita e al perfezionamento del corpo di Cristo, con il dono di sé per amore a Dio e ai fratelli, non sono veri, ma si riducono a falsificazioni del mistero che Dio oggi mette nelle tue mani. Per questo nell’esercizio del ministero pastorale non manchino mai la preghiera per te e per il popolo di Dio, insieme a un cammino di continua conversione che permetta allo Spirito del Risorto di conformarti sempre più perfettamente all’unico pastore, di cui rimarrai sempre umile strumento, destinato a sempre più diminuire per veder crescere nel cuore dei fratelli e della Chiesa l’unico Signore nel riconoscimento della fede, nella tensione della speranza, nella dedizione dell’amore.