Le potenzialità dei cattolici italiani nel disegnare una rinascita dell’economia nazionale che pensi al bene comune, orientata nel solco dell’antica economia civile. È la conclusione del professor Stefano Zamagni, relatore all’ultimo seminario tenuto venerdì sera scorso, in Curia, nell’ambito del ciclo su “La dottrina sociale della Chiesa: ispirazione per una buona amministrazione” organizzato dall’Ufficio diocesano per la Formazione socio-politica e dalle Acli provinciali. All’incontro è intervenuto il prefetto di Latina Pierluigi Faloni, il sindaco di Latina Giovanni Di Giorgi, la presidente dell’Enaip, l’ente di formazione delle Acli, Paola Vacchina; le conclusioni sono state tenute dal vescovo Mariano Crociata.
Più in particolare, il professor Zamagni, ordinario di Economia politica all’Università di Bologna, ha ragionato sul tema “La dottrina sociale della Chiesa: Ispirazione per una buona amministrazione” arrivando a spiegare: «Vi è una linea di pensiero sociale squisitamente italiana – nata e fiorita in Italia a partire dall’Umanesimo civile fino all’Illuminismo milanese e napoletano del Settecento – nota come economia civile. Superata dalla scuola di pensiero dell’economia politica sviluppatasi da Adam Smith in poi in ambito anglosassone, l’economia civile sta oggi riemergendo, al modo di fiume carsico, tanto nel nostro quanto in altri paesi.
«Idea centrale di tale linea di pensiero – il cui impianto categoriale è nella matrice cattolica, come la Caritas in Veritate ha ben chiarito – è quella di fondare l’architettura della società su tre pilastri: pubblico (Stato e Enti pubblici), privato (mondo delle imprese), civile (organizzazioni della società civile, per comodità denotate come terzo settore). Ciascuno di questi ha suoi principi di valore ed è connotato da modi specifici di azione ma tutti e tre i pilastri devono interagire tra loro in maniera organica secondo il metodo deliberativo per risolvere le varie tipologie di problemi. L’ordine sociale, dunque, non è più basato sulla dicotomia pubblico-privato (o come si usa dire Stato-mercato) ma sulla tricotomia “pubblico, privato, civile”. È in ciò l’essenza del principio di sussidiarietà circolare, che è la versione più avanzata rispetto alla sussidiarietà sia verticale sia orizzontale. “La buona politica per il bene comune” riconosce e fa propria una tale articolazione della società perché sa che da essa può derivare la soluzione di problemi di prioritaria urgenza per il nostro paese.
«Il contributo del movimento cattolico italiano non è secondo a nessun altro nel favorire la rigenerazione dell’economia italiana; i cattolici, infatti, hanno un risorsa straordinaria da mettere in campo a tale riguardo: l’amicizia civile e la politica del dono come gratuità. Di entrambe si alimenta la buona politica per il bene comune».