Saluto alla Giornata di sensibilizzazione sulla violenza di genere
Latina, 6 dicembre 2018
✠ Mariano Crociata
Volentieri ho accolto l’invito a unire la mia voce al coro di quanti, in questa manifestazione, hanno voluto esprimere la propria condanna della violenza di genere in ogni sua forma e, in modo particolare, del femminicidio. Volentieri perché la Chiesa di questa terra pontina, che ho la responsabilità di guidare, vanta come sua patrona la giovanissima Maria Goretti, vittima oltre un secolo fa di quella stessa violenza che ancora oggi è così diffusa e attende di essere non solo contrastata ma sradicata. Proprio in nome della sua testimonianza di resistenza alla violenza, il mio contributo consiste nel ricordare che le cause della violenza di genere stanno nel cuore dell’uomo, non solo in senso morale ma anche per ragioni di carattere antropologico.
C’è nel Vangelo di Matteo, dopo la pagina delle beatitudini, una parola di Gesù che ci aiuta a capire un fenomeno così odioso come quello che vogliamo combattere. «Avete inteso – dice Gesù – che fu detto: Non commetterai adulterio. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore» (5,27-28). E nello stesso Vangelo Gesù ancora osserva: «Dal cuore, infatti, provengono propositi malvagi, omicidi, adultèri, impurità, furti, false testimonianze, calunnie» (15,19). Il male sorge dentro l’uomo, la violenza scaturisce da una interiorità umana non educata, non formata, non matura.
Se si dovesse ricostruire una fenomenologia della mancata educazione umana – non cristiana o religiosa – che sta all’origine della violenza di genere, allora non sarebbe difficile trovarvi: una coscienza insufficiente della dignità e della identità della persona umana e di ogni persona umana, e cioè coscienza che nessuna persona è inferiore e che nessuna persona può essere trattata come un oggetto o usata come uno strumento di asservimento o di piacere; vi troveremmo che una sessualità separata dalla affettività e dall’amore finisce con l’essere disumana e disumanizzante, e ancora che il corpo non è uno strumento separato dalla persona, ma la persona stessa nella concretezza della sua esistenza; vi troveremmo ancora che la libertà è altra cosa dall’arbitrio e dalla sfrenatezza degli istinti, e che ciò che ci rende umani è l’addomesticamento degli istinti e l’uso ragionevole di noi stessi e della nostra libertà; vi troveremmo che una libertà senza principi e senza regole è distruttiva della persona e della società, e che al contrario scegliere il bene della persona – propria e altrui – è il compimento della libertà, proprio perché richiede una decisione e una volontà non costrette da nessuno, ma autonome nel loro orientamento al bene.
Abbiamo bisogno di una rinnovata proposta educativa per giovani e meno giovani, e un impegno solidale che faccia crescere la capacità di relazione e di stare insieme con tutti, sostenuta da un senso di rispetto assoluto verso ogni persona umana. Auguro che questa manifestazione dia un impulso importante in questa direzione.