La voce della Chiesa in Europa, la voce delle sue famiglie
Saluto al Convegno per il XXV della FAFCE
Roma, 10 giugno 2022
+ Mariano Crociata
Sono onorato di portare il saluto e l’augurio della Commissione degli episcopati dell’Unione Europea alla celebrazione del XXV anniversario della Federazione delle associazioni familiari dell’Unione Europea. La collaborazione assidua che caratterizza il rapporto stabile dei due organismi li rende entrambi partecipi della fecondità, oltre che della festosità, della ricorrenza. Il tempo segnato da questo anniversario è tale da consentire un qualche bilancio e da richiedere il disegno di più fruttuose prospettive. Nel primo senso mi piace segnalare l’attenzione alla cura e alla protezione dei minori, e quella all’accompagnamento degli anziani, solo per citare due esempi tra altri di un impegno a tutto tondo della Federazione sulla famiglia che, oltretutto, sostiene le associazioni nazionali e ne coordina l’iniziativa e la rappresentanza al livello europeo.
Il titolo che mi è stato affidato parla di voce, della Chiesa e delle famiglie. Ora, non c’è dubbio che sussiste un intimo intreccio tra Chiesa e famiglia, se la Lumen gentium al n. 11 chiama la famiglia «Chiesa domestica» e ai nn. 28 e 32, in senso inverso, qualifica la Chiesa come «famiglia di Dio». Chiesa e famiglia si richiamano costitutivamente a vicenda, così che la famiglia, prima nata nel disegno creatore di Dio, fa da modello alla Chiesa e nello stesso tempo trova nella Chiesa la piena realizzazione della sua vocazione originaria.
Chiesa e famiglia hanno in qualche modo una sola voce, poiché nella Chiesa le famiglie cristiane portano il frutto sacramentale della loro vita di unione e di amore, e la Chiesa nel suo insieme assume una tonalità familiare grazie alla loro presenza e alla loro testimonianza. In questo intreccio, si lascia innanzitutto apprezzare la testimonianza quotidiana che innumerevoli famiglie rendono, nelle più diverse situazioni umane, sociali e culturali, con la loro vita di unione, di servizio alla vita e all’educazione dei figli, con la dedizione al lavoro, con la fedeltà e il sostegno reciproco. La grazia dello Spirito, che il sacramento ha innestato nella unione che dà forma a ciascuna di esse, costituisce la sorgente inesauribile di vita nuova con cui si edifica la Chiesa e si sorregge il cammino della comune umanità.
Certo, a guardare lo scenario che ci circonda non c’è da farsi illusioni. Tante famiglie sono ferite; ancora di più, la famiglia viene ad essere sempre più stravolta nella sua configurazione più propria, fino a vederne forzata l’immagine applicandone l’etichetta alle forme più diverse di convivenza. Diventa a questo riguardo necessario monitorare attentamente le nostre sensibilità e le nostre reazioni. La fede, e con essa la fedeltà alla vocazione ricevuta, si mostra in tutta la sua verità e nella sua intima forza quando non ha il facile sostegno del consenso generalizzato e della condivisione spontanea di un ambiente culturale omogeneo. Consenso e ambiente sono ormai profondamente mutati, e la nostalgia o il risentimento o la paura, o altro di simile, non sono certo le risposte adeguate allo sconvolgimento in atto.
Ci è chiesto di credere profondamente in noi stessi, in quanto sostenuti dalla fede e dalla grazia, e perciò anche nella forza che la nostra testimonianza ha di toccare le persone, di farle riflettere, di far percepire il fascino di un modo di essere, di uno stile di vita, che non demonizza nessuno ma nemmeno si confonde con ciò che pretende di deformare il volto della famiglia. La grazia della fede e della fedeltà restituisce una fortezza serena che affronta anche un mondo così profondamente cambiato, peraltro destinato a mutare ancora di più. Dovrebbe essere questa la prima risposta credente alla questione familiare oggi. A tale scopo, l’associazionismo familiare e, comunque, l’aiuto che i gruppi e le reti di famiglie possono dare sono fondamentali.
Su uno sfondo così inquieto, le Associazioni familiari assumono ancora di più una funzione insostituibile e svolgono un servizio specifico in prospettiva sociale e, quindi, pubblica. Esse hanno come proprio compito anche quello di vigilare sulle dinamiche culturali e istituzionali entro cui si svolge la vicenda familiare, e questo con lo sforzo di farsi rappresentanza espressiva di una sensibilità e promotrice di una presenza e di una visibilità che dia cittadinanza a una figura di famiglia che troppo spesso a qualcuno piace immaginare scomparsa, quando invece essa continua a raccogliere la grande maggioranza delle scelte di vita e dell’adesione ideale di una esistenza in relazione. Essere presenti nel dibattito pubblico, nelle varie manifestazioni dei processi culturali, nei percorsi di elaborazione della legislazione e delle politiche, costituisce una sorta di missione, poiché traduce l’ispirazione credente nelle dinamiche della storia di questo tempo.
È per questo che le Associazioni familiari hanno bisogno di una istanza più alta, riassuntiva del cammino di ciascuna nel quadro di una organizzazione internazionale quale l’Unione Europea, la quale esercita un influsso ed è destinata ad esercitarne uno sempre più grande sulla vita dei singoli Paesi che la compongono, seppure quella familiare costituisca ancora materia di pertinenza propriamente nazionale. Viene spontaneo pertanto ritenere affidato alla Federazione un triplice impegno. Un primo lo vedrei assolto nella capacità di raccogliere la ricchezza delle esperienze, delle iniziative, delle competenze acquisite dalle Associazioni nazionali. Il territorio è il luogo immediato in cui si radica e fermenta la creatività dell’esperienza credente anche di impronta culturale e sociale: individuarlo, evidenziarlo, metterlo in relazione con altri è proprio di chi dispone, per ruolo, di una visione d’insieme. E accanto alla valorizzazione della creatività diffusa non può mancare l’attenzione e l’accompagnamento per chi va più lento o è in affanno. Il tutto in un rapporto di cooperazione e di scambio continuo.
Un secondo impegno lo vedo nella capacità di fare sintesi delle attese e delle esigenze condivise in rapporto alle istituzioni dell’Unione Europea, oltre che a quelle nazionali. L’esperienza di collaborazione con la COMECE trova in questo impegno la sua migliore conferma e l’incoraggiamento necessario, affinché giungano nelle sedi proprie le istanze di un mondo molto più vasto di quanto si pensi, che attende sostegno dalle istituzioni. La cultura che respiriamo sembra continuare ad alimentare una impostazione giuridica ed economica che privilegia l’individuo rispetto alla famiglia. Se è vero, come si coglie nel bilancio dell’UE per il 2021-2027, che cresce anche negli ambienti dell’Unione il richiamo alla coesione e alla cooperazione a tutti i livelli, nondimeno l’individualismo si è così fortemente radicato che appare davvero difficile riorientare l’indirizzo di fondo. Se però cresce il bisogno e il senso di comunità, anche la famiglia ne trae beneficio. Ma ad essa è dovuta una cura specifica, che si coniuga come accoglienza della vita, responsabilità educativa, assicurazione del benessere materiale, morale e spirituale, accompagnamento delle fragilità in ogni età e condizione di vita.
Indicherei come terzo un impegno che fuoriesce da quelli che possono considerarsi funzioni statutarie di un organismo come la Federazione. Mi riferisco ad una esigenza che scaturisce dal pluralismo culturale e religioso che si è ormai affermato in maniera irreversibile, ma anche dalla complessità che le conquiste della ricerca scientifica e gli sviluppi della tecnologia a tutti i livelli stanno introducendo in tutti i settori della vita personale e sociale. Oltre il cambiamento e la pluralità delle mentalità, e quindi anche delle visioni del mondo e dell’essere umano, come pure delle morali che dovrebbero guidare l’agire umano, sono le stesse possibilità di intervento biotecnologico o anche di intelligenza artificiale a richiedere una crescita della conoscenza e degli strumenti di interpretazione, di discernimento e di deliberazione. Senza parodiare accademismi di sorta, deve comunque crescere la capacità di comprendere e di orientarsi, per possedere ragioni ed essere in grado di portarne in un confronto pubblico al quale non possiamo sottrarci e nel quale non possiamo entrare semplicemente ricorrendo ad argomenti di autorità o, peggio, scientificamente e culturalmente superati.
È una grande sfida quella che abbiamo dinanzi. La risposta che dobbiamo dare ha nella Federazione della associazioni familiari uno strumento in crescita che è in grado di raccogliere attenzione e adesione a misura della qualità umana, morale e spirituale, ma anche culturale, con cui si attrezza e si presenta alla relazione e al confronto dentro la società di oggi. È questo, in ogni modo, il mio, e confido anche nostro, augurio.