SALUTO
Convegno su “Credenti e non credenti di fronte alle religioni”
6 marzo 2019
+ Mariano Crociata
Ringrazio il prof. Antonio Polselli dell’invito ed esprimo il mio apprezzamento per questa palestra di dialogo e di confronto.
Il tema di questo appuntamento è di per sé, e risulta anche per me, particolarmente interessante. Non entro nel merito di una questione che è affidata ai relatori. Vorrei limitarmi a due considerazioni, in qualche maniera a margine rispetto al tema principale.
La prima riguarda la distinzione tra credenti e non credenti. Si tratta di una formula correntemente in uso e ben intellegibile, che ha un senso perfino ovvio quando si tratta di credenti nel senso di seguaci di una religione oppure di non credenti nel senso di persone che non sono seguaci di alcuna religione. E tuttavia ad essere precisi, e portandosi su un piano antropologico, bisogna osservare che la distinzione non appare del tutto giusta. La fiducia è una dimensione umana costitutiva che tocca l’imprescindibile rapporto con la realtà, a cominciare dalle persone dal cui amore si nasce e da cui si viene accuditi e cresciuti. La fiducia è la dimensione costitutiva dell’esistenza umana, senza la quale non sarebbe possibile nemmeno respirare. È vero che questa dimensione di per sé non richiede credenze analoghe a quelle che le religioni propongono, e tuttavia sussiste anche nel rapporto con la realtà una componente di certezze senza le quali non si procede nello stare al mondo e nel condurre la propria vita. D’altra parte, va pure osservato che, in particolare nel cristianesimo, nonostante una immagine che esso ha potuto dare di sé, la dimensione fiduciale è di gran lunga precedente e più importante, anzi fondante, rispetto al corredo di contenuti dogmatici e morali che pure abbraccia.
Una seconda riflessione tocca invece la pluralità delle religioni. Questo fatto mette dinanzi, con buona pace dei vari – e anche utili, perfino in ambito teologico – comparativismi, a universi di visioni, di valori, di significati incomparabili, perché tendenzialmente onnicomprensivi e autosufficienti. Per cui il contesto e il clima adeguati alla convivenza – e anche alla riflessione condivisa – è semplicemente il dialogo, come gli ultimi papi hanno insistentemente predicato e praticato, fino all’ultimo incontro di un papa in terra islamica. Conoscersi e conoscere è il compito che oggi ci viene consegnato, in un dialogo tra persone delle diverse religioni, e tra persone seguaci di religioni e persone che tali non sono.
Quello che avviene oggi è un esempio alto e autorevole di tale dialogo, a cui auguro riuscita e futuro.