Omelia «Virgo fidelis», patrona dell’Arma dei Carabinieri (21/11/2018 – Cattedrale)

21-11-2018

OMELIA

Virgo fidelis, patrona dell’Arma dei Carabinieri

Cattedrale, 21 novembre 2018

✠ Mariano Crociata

La festa della Presentazione della Beata Vergine Maria risale ad un antichissima tradizione, affidata al Protoevangelo di Giacomo, un testo apocrifo secondo il quale la piccola Maria si è consacrata a Dio fin dalla più tenera età. Il titolo di Virgo fidelis lo troviamo nelle Litanie Lauretane, che concludono la recita del Santo Rosario, ma ha un profondo radicamento biblico e patristico. È Dio che innanzitutto viene detto che è fedele: fedele a se stesso e alla sua parola, come proclama la pagina del profeta Zaccaria, il quale annuncia che Dio torna a risollevare le sorti del suo popolo e perciò lo invita a gioire. E fedele è uno dei titoli più alti – ma anche il più comune – che si possa dare a un credente. Il linguaggio ecclesiale, infatti, ci definisce semplicemente ‘fedeli’. Esso è perciò il titolo più alto e il più ordinario, perché significa l’essere affidabile di una persona che mantiene gli impegni presi e la parola data.

La Presentazione della piccola Maria vuole far risaltare questo aspetto della grandezza di Maria, e cioè il suo essere sempre rimasta se stessa, coerente con la propria scelta di vita, affidata a Dio e totalmente consacrata a Lui, e perciò fedele: fedele a Dio e fedele a se stessa. A Maria si applica ciò che Gesù dice dei discepoli che rimangono fedeli a lui; egli sembra prendere le distanze dalla famiglia e dai parenti («Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?»), ma in realtà dichiara che sua madre, Maria, è veramente la prima discepola in assoluto, poiché lei per prima è una donna, anzi la donna, «che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli». Maria, dunque, è la credente per eccellenza, colei che non è mai venuta meno alla piena fedeltà a Dio e a se stessa, in tutta la sua vita, con tutta la sua persona: perciò, la Virgo fidelis, una endiadi che intensifica oltre misura l’intatta integrità della sua persona.

È arduo misurarsi con un modello come lei, perché conosciamo per esperienza di essere creature deboli e fragili. Una debolezza e una fragilità che tocca i singoli, ma spesso coinvolge le aggregazioni umane nel loro insieme, perfino quelle più solide e istituzionalizzate. Viviamo in un tempo in cui l’immagine di nessuno e di nessuna istituzione può essere più difesa contro la realtà dei fatti. La società della comunicazione non lascia spazio a dissimulazione e nascondimento. Lo dico sapendo che questo vale innanzitutto per la Chiesa stessa, non nel senso della Chiesa come presenza divina nella storia, con a capo Cristo e animata dallo Spirito Santo, ma in quanto costituita da persone, uomini e donne, che, sottraendosi all’aiuto della grazia divina e quasi rivoltandosi contro, deturpano il volto della Chiesa con i loro tradimenti e le loro infedeltà. E ciò che vale per la Chiesa in quanto fatta di creature umane, vale per ogni altra istituzione o organizzazione sociale. Nessuna facciata può essere difesa come intangibile e irreprensibile, se non nelle retoriche autocelebrative che suonano sempre più false. Oggi non ci si può più nascondere dietro una immagine falsamente idealizzata.

Vuol dire allora che dobbiamo rassegnarci alla mediocrità o, peggio, al cinismo, che non crede più in niente e si adatta al peggio? Certamente no. Innanzitutto perché l’infedeltà di pochi non può inficiare e far dimenticare la fedeltà di molti. Si tratta invece di recuperare la coscienza e la volontà della dignità, della verità, del bene e della fiducia che è possibile riporre in essi anche dopo gravi errori. Ciò che la storia di oggi ci fa capire è che, come non è possibile, anche istituzione sociale, pretendere di essere inappuntabili e integri, così non è possibile riaprire un nuovo corso, ricominciare una vita e una storia nuove, senza riconoscere e ammettere gli errori commessi. Solo sulla verità, non sull’ipocrisia e la falsità, è possibile dare vita qualcosa di nuovo, di buono, di vero.

Forse è stato sempre così, ma oggi sembra diventato uno sport quello di accusare qualcuno e trovare qualche capro espiatorio su cui scaricare le colpe. Nessuno è disposto a mettersi in discussione, a riconoscere i propri errori e a correggerli per evitare di commetterli di nuovo.

Ma è possibile ancora essere fedeli, ritrovare la fedeltà perduta, purché disposti a sottoporsi a un processo di purificazione che si compie passando per un bagno di verità: verità dinanzi a se stessi e con la propria coscienza, verità dinanzi a Dio e agli altri.

La Virgo fidelis ci dia il gusto della verità e del bene, ci restituisca il sapore fresco e genuino della verità che ci fa apprezzare e scegliere di nuovo la via della fedeltà.

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