OMELIA
Giornata dell’unità nazionale e delle forze armate
Cattedrale di S. Marco, 4 novembre 2017
Gen 4,3-10; Lc 5,20-24
+ Mariano Crociata
La festa dell’unità nazionale e delle forze armate che oggi si celebra nel nostro Paese ci invita a cogliere il legame tra l’una e le altre non solo in maniera intuitiva ma soprattutto alla luce della storia. Le nostre forze armate hanno combattuto per difendere l’unità nazionale (anche se non solo per tale scopo) e hanno subito gravissime perdite in tale compito di difesa. Non possiamo fare a meno di ricordare che proprio di questi giorni, cento anni fa, si combatteva la disastrosa battaglia di Caporetto, il momento più drammatico di una guerra che spazzò via quasi un’intera generazione di italiani. Oggi il nostro pensiero va a tutti i caduti, al di là delle circostanze e dei giudizi che le vicende belliche, sia della prima come pure della seconda guerra mondiale, richiederebbero da un punto di vista non solo storico ma anche morale. Senza dimenticare che anche in tempo di pace non sono mancati e non mancano vittime e caduti. Facciamo nostro, pertanto, l’appello contro la guerra ripetuto dal Papa appena due giorni fa nella sua visita al cimitero americano di Nettuno e alle Fosse Ardeatine.
Proprio questo lungo tempo di pace, che dura ormai da oltre 70 anni, ci dice che il rapporto tra unità nazionale e forze armate si può declinare in maniera diversa dalla belligeranza attiva. Il valore di deterrenza della presenza delle forze armate si coniuga oggi con due aspetti altrettanto importanti: la modificazione dello scenario internazionale, sia continentale che globale, che porta il presidente della Repubblica a indicare ultimamente in quelli europei i nostri confini, e la competenza e l’esperienza acquisite in servizi non solo di tutela dell’ordine pubblico e di supporto alla popolazione in occasione di calamità ed eventi traumatici straordinari all’interno, ma anche di aiuto al mantenimento della pace in zone di conflitto sparse per il mondo.
Questa evoluzione è motivo di fiducia e di speranza che un futuro migliore è possibile, nonostante le preoccupazioni che assediano la nostra convivenza. Per consolidare fiducia e speranza siamo qui oggi per attingere alla Parola di Dio e alla forza del sacramento eucaristico l’energia necessaria a rimanere fedeli al percorso di pace entro cui si conduce la nostra vita. Dovremmo sentire come un dovere peculiare la volontà di impegnarci personalmente in tal senso e di educare adeguatamente ad esso le nuove generazioni. Non possiamo dimenticare, come ci dice il libro della Genesi, che l’istinto violento e perfino fratricida è radicato dentro di noi e che per tale ragione bisogna imparare a combatterlo nel nostro cuore, perché lì comincia la guerra, che solo dopo si manifesta ed esplode esteriormente.
Se abbiamo avuto lunghi decenni di pace, ciò è dovuto anche al fatto che tanti uomini e donne, non solo ai vertici ma anche alla base della società, e quindi anche nelle forze armate, hanno fatto prevalere dentro di sé intenzioni e sentimenti di contenimento della spinta alla violenza e alla ritorsione, si sono sforzati di elaborare progetti di serena e solidale convivenza con tutti, hanno coltivato senso della dignità della persona e rispetto per ogni essere umano, non si sono lasciati andare al cieco istinto di ricerca del proprio egoistico interesse e hanno imparato che anche il proprio bene cresce se cresce il bene degli altri.
Dobbiamo imparare perciò ad assimilare il Vangelo, il quale ci insegna che se non vogliamo arrivare ad uccidere, bisogna che cominciamo con il non offendere nemmeno a parole l’altro, ma al contrario cerchiamo di affrontare le situazioni di incomprensione e di tensione che si presentano prendendo subito l’iniziativa per chiarire, comprendere, pacificare. Questo vale innanzitutto nelle relazioni personali con tutti, ma deve essere tenuto presente anche nelle relazioni istituzionali, nelle quali il rispetto delle leggi, dei principi e dei valori può essere salvaguardato senza dover giungere allo scontro, ma attraverso il dialogo, la mediazione, l’incontro.
La festa di quest’anno susciti in noi e in tutti pensieri di pace e volontà di concordia. Lo chiediamo alla benevolenza di Dio e lo accogliamo anticipatamente nel dono della sua grazia operante nel sacramento che ora riceveremo.