OMELIA
Parrocchia S. Cuore, Latina, mercoledì 7 luglio 2021 (XIV TO)
In memoria di S. Josemaria Escrivà de Balaguer
+ Mariano Crociata
Diamo risonanza alle letture bibliche nella convinzione che questo onora i santi, dal momento che la stessa indicata dalla Scrittura è stata la via della loro, come della nostra, santificazione.
Dal famoso brano di Giuseppe e i suoi fratelli cogliamo il segno fondamentale, e cioè che il fratello che doveva essere ucciso e che poi è stato venduto, diventa – e non per caso, ma con la sua scelta – il salvatore dei fratelli diventati suoi carnefici e persecutori. È il dato di fondo che emerge dal messaggio di questa vicenda drammatica esemplare. Viene in mente la famosa espressione del Salmo 118,22: «La pietra scartata dai costruttori è divenuta la pietra d’angolo». Giuseppe diventa così la prefigurazione di Gesù, il quale mostra di conoscere bene e di abbracciare in piena consapevolezza un destino come quello del figlio del padrone della parabola dei vignaioli cattivi, come di altre pagine analoghe. Noi siamo i salvati ad opera di uno scartato e di un perdente, non di un vincente: un perdente nel quale Dio ha scelto di incarnarsi per guidare la vicenda umana e spirituale anche dei presunti vincenti.
C’è un mistero impenetrabile in questa scelta di Dio, di cui è chiaro solo che è senza dubbio questa la sua scelta. I dodici della cui chiamata parla il Vangelo sono discepoli che seguono le orme di Gesù in maniera sempre più consapevole, fino ad abbracciare la sua stessa via fino alla croce. I santi sono fatti della stessa pasta, uomini e donne di Dio innamorati di Gesù e del suo stile di vita, pronti a consumarsi per i fratelli, a cominciare da quelli che più li hanno respinti, odiati e maltrattati.
C’è una nota ancora che si lascia riprendere nel Vangelo di oggi, là dove Gesù invita i dodici a rivolgersi alle pecore perdute della casa d’Israele. Gesù sentiva come suo compito ricostruire l’Israele delle origini, fedele al suo creatore e redentore, non più diviso e disperso, ma unito e gioioso di corrispondere all’alleanza stipulata con Dio. Sappiamo che non sarà così. Gesù stesso ha dovuto riconoscere che fuori di Israele spesso ha trovato una fede più autentica e forte di quella dei suoi concittadini e connazionali. Oggi riscopriamo la fecondità imprevedibile di una fede che spunta da ogni parte, meno – sembra, a volte – che tra le fila delle schiere sempre più disertate dei battezzati. Ciononostante, dobbiamo sentire come nostro compito primario portare la parola e la testimonianza del Vangelo tra quelli che esteriormente ancora mostrano qualche segno di appartenenza al gregge di Cristo, ma in realtà se ne sono allontanati da tempo. Il segno di S. Josemaria va nella direzione di una fecondazione del proprio ambiente di vita e di lavoro con la santità quotidiana che si nutre di ascolto, di preghiera, di Eucaristia. Raccogliamo e arricchiamo l’attualità di questo segno con la nostra sincera adesione di fede e di vita.