OMELIA
Ordinazione diaconale nella solennità di Cristo Re dell’universo
Latina, cattedrale, 24 novembre 2024
+ Mariano Crociata
La celebrazione dell’ordinazione dei nuovi diaconi, Giampiero Cutinelli, Luigi Scialò e Massimiliano Vidali, nella solennità di Cristo Re dell’universo ci chiede di riandare nello stesso tempo al senso della nostra fede e del ministero diaconale, della nostra fede perché nella regalità di Cristo si racchiude la sua identità e la sua missione, del ministero diaconale perché esso è la traduzione sacramentale e quindi esistenziale ed ecclesiale del senso intimo della regalità di Cristo.
Lo capiamo bene a partire dalla risposta di Gesù a Pilato contenuta nella pagina evangelica di oggi: «Il mio regno non è di questo mondo». Vuole dire non che il regno di Dio è fuori dal mondo, ma che non è secondo il modello dei regni o delle potenze politiche di questo mondo. Lo spiega bene Gesù stesso in un’altra pagina evangelica: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti» (Mc 10,42-45). Non a caso l’Apocalisse ci ha detto: «A Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, che ha fatto di noi un regno, sacerdoti per il suo Dio e Padre, a lui la gloria e la potenza». Gesù, dunque, è un re, come lo proclama la pagina dell’Apocalisse ed egli stesso dichiara nel vangelo, che regna non facendosi servire ma servendo e dando la sua vita per molti.
Così dicendo, però, potremmo pensare che si tratti di un modo di dire, poiché in realtà rimane sempre la ripartizione che il mondo conosce, tra chi comanda e chi è sottomesso, costretto a obbedire, a servire, a fare da schiavo. Perfino di Gesù si potrebbe dire che in realtà lui è uno sconfitto, uno che non ha potuto far valere la sua volontà, il suo progetto, ma ha subito una fine ingloriosa da parte di chi ha avuto il potere di farlo.
La verità è che Gesù regna, eccome. Ma lo fa in modo opposto rispetto a quello adottato dai potenti e dai governanti di questo mondo. Qual è il modo dei governanti di questo mondo? La costrizione, la paura, la minaccia, la violenza. Non è il momento di entrare in questioni drammatiche riguardanti i sistemi democratici, che tutti consideriamo in grado di assicurare la libertà ai loro cittadini, anche se spesso non è così; appare evidente invece il modo di agire dei governanti di questo mondo quando si tratta di regimi autoritari, che non sono pochi; e anzi oggi cominciano a diffondersi simpatie nei confronti di quelle che vengono chiamate democrazie illiberali, nelle quali cioè quanto meno la libertà è condizionata e limitata. Gesù non è venuto a portare un regime politico alternativo a quelli pur variegati che le società di allora e di oggi presentano. Il suo è un regno di tutt’altro genere, che ha presupposti totalmente diversi da quelli del mondo.
Aiuta a capirlo ciò che abbiamo ascoltato, là dove Gesù dice: «Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce». Chiunque si lasci guidare da retta intenzione e onesto sentire, e si lasci condurre dallo Spirito Santo accogliendolo in sé con piena fiducia in Gesù che lo ha dato, riconosce la voce di Gesù e lo segue con fede e con amore. Vedete, tutta l’opera di Gesù e del suo Spirito, ha a fondamento il coinvolgimento libero e consapevole di chi lo incontra, lo accoglie e aderisce con convinzione e desiderio crescente. Gesù dunque regna nei cuori che liberamente e con amore lo riconoscono e lo accolgono. Del resto la storia cristiana non è altro che l’attestazione inequivocabile di quante sono state le persone che hanno risposto e aderito con tutto il cuore a Lui, formando una schiera innumerevole che ha risposto alla sua parola e ha aderito alla sua volontà. È un regno? Certo che lo è, ma un regno che si è formato e si è mosso e continua a muoversi non per effetto di campagne militari o di campagne elettorali, o di propaganda esplicita o occulta o di qualsiasi altro espediente, ma per effetto di un incontro che ha toccato il cuore, lo ha cambiato e ha suscitato una risposta d’amore che cresce sempre di più.
Lo stesso stile della risposta alla chiamata, che è poi lo stesso di quello con cui Gesù ha risposto al Padre e ha aderito alla sua volontà e alla missione che ha ricevuto da Lui, è quello che impregna il modo di essere, di pensare e di vivere, di quanti aderiscono a Gesù stesso. Servire gli altri, nelle varie forme che esso ci fa sperimentare, e cioè aiutare, affiancare e accompagnare, sostenere, curare, è far regnare l’amore nel proprio cuore e nella propria vita, e quindi nelle relazioni con tutto, con gli altri, con noi stessi, con l’ambiente attorno a noi, con Dio. Servire non è mortificare se stessi, nel senso di schiacciarsi e annullarsi, ma adoperarsi per il bene di tutti con fede e con amore, con generosità e compassione, cioè nello stile di Gesù e con la grazia del suo Spirito. Questo è il modo di regnare di Dio e di Cristo Gesù Signore. E su questo dobbiamo vigilare nel verificare e orientare il nostro stare insieme, le nostre collaborazioni, il tenore delle nostre relazioni interpersonali e sociali. Dice l’Apocalisse: «ogni occhio lo vedrà, anche quelli che lo trafissero, e per lui tutte le tribù della terra si batteranno il petto». Chi incontra Gesù entra in un nuovo modo di vedere e di vivere, un modo nuovo anche di vedere se stessi e quindi di comportarsi e di agire.
Voi diaconi avete fatto questa esperienza, siete entrati in questo nuovo modo di vedere e di vivere grazie all’incontro con Gesù e al cambiamento che Egli ha prodotto nella vostra vita, al punto che il frutto di questo incontro e di questo cambiamento diventa sacramento, segno efficace del modo di regnare di Gesù servendo i fratelli e lasciando che il loro cuore sia toccato dallo stesso incontro con Gesù Signore. L’augurio è di crescere nella grazia del sacramento e di corrispondervi sempre più generosamente.