OMELIA
Azione liturgica della Passione di Gesù
Cattedrale, 10/04/2020
+ Mariano Crociata
La Settimana Santa è interamente dominata dalla figura del Servo di Dio cantato dal profeta Isaia. Oggi la sua vicenda giunge a consumazione, precisamente in due direzioni. La prima è quella che vede finire sulla croce il suo cammino; la seconda prefigura e prepara un al di là della morte che ne sarà il superamento e la sconfitta: nella pagina di Isaia il servo viene annunciato vittorioso dopo la prova e l’estrema umiliazione, e nel Vangelo di Giovanni la figura che giganteggia sovrana, che tira in verità le fila della vicenda, è Lui, il Servo, Gesù. Nella realtà, il giudicato e il condannato si rivela essere il vero giudice.
Tutto ciò non toglie nulla alla realtà e alla drammaticità della morte. Il Figlio eterno muore come uomo tutte le morti degli uomini, anche se la sua si rivelerà come la morte della morte.
Tre cose ne ricaviamo in questo momento. Primo: la desolazione della morte da Coronavirus ci sconforta in questi giorni, ma non ci fa disperare. Gesù è morto anche con le vittime di questa epidemia. Secondo: dobbiamo tornare a trattare la morte come parte integrante della vita, senza paura ma con fede; e trasmettere questa fede e questa cultura profondamente umanizzante ai nostri contemporanei. Terzo: il Servo del Signore offre la vita sulla croce come il supremo atto di servizio d’amore al Padre e ai fratelli. Chiediamo e impariamo anche noi a vivere facendo di noi stessi un servizio d’amore, e allora anche la nostra morte sarà più lieve e più prossima alla vita vera ed eterna.