OMELIA
Veglia pasquale, 11 aprile 2020
Cattedrale,
+ Mariano Crociata
Ascoltando il Vangelo della risurrezione, la domanda su che cosa sia avvenuto ha una risposta che alla fine sorprende per la sua semplicità. Tutti i tentativi di dare peso ai particolari narrativi e descrittivi di contesto, fanno presto a depotenziarsi di fronte a ciò che in modo elementare, ma anche con evidenza, appare il dato veramente determinante: l’incontro. Là dove tutto ancora parlava di morte, avviene l’impensabile: di nuovo Gesù viene incontro, appare e si lascia incontrare.
Non viene fornita la spiegazione di ciò che è avvenuto del corpo e dell’umanità di Gesù, qualcosa che non potrà mai essere dato, perché il fatto confina con il divino, dove l’umano si trova soverchiato oltre le sue capacità e competenze. Ma ciò che di quell’evento umanamente non può essere cancellato e ridotto, e che è il risultato imperscrutabile di un’azione che ha Dio per protagonista, è il rinnovarsi dell’incontro con colui che era morto e sepolto.
Da quell’incontro, o da quegli incontri, prende avvio una storia di fede e di santità in cui a ripetersi e ad essere determinante è sempre l’incontro con Gesù, non più morto, ma vivente in Dio per noi e con noi. Anche stanotte ne stiamo ricevendo l’annuncio, ma non come una notizia di cronaca remota, bensì come un invito ad aprirci a lui che ci viene incontro. Gesù vivo ci vuole incontrare. Staremo ancora a esitare e a dubitare? C’è solo da decidersi di andargli incontro a nostra volta, per ascoltarlo e seguirlo sui tracciati della nostra Galilea, dove egli non si stancherà mai di percorrere le strade degli uomini per annunciare e portare loro vita e salvezza.