OMELIA
Borgo Vodice, sabato 22 agosto 2020
Letture della domenica XXI TO A
+ Mariano Crociata
La domanda di Gesù: “Voi chi dite che io sia?”, ci suggerisce innanzitutto una riflessione sul nostro modo di relazionarci gli uni gli altri. Anche tra persone che condividono amicizia, esperienze, convinzioni e fede, è difficile farsi una domanda così personale. Siamo restii a parlare di noi stessi, delle nostre convinzioni e del nostro sentire profondo. Siamo diventati vittime un po’ tutti del ritiro della religione dalla scena pubblica, al di là dei riti e delle manifestazioni che continuano a persistere. Consideriamo naturale tenere per sé, rinchiuso nel proprio privato, il proprio mondo interiore, anche se continuiamo a parlare di annuncio, di testimonianza, di evangelizzazione. E se predichiamo e annunciamo, sembra che parliamo di cose che non ci toccano intimamente.
Torneremo a parlare di questa situazione; per il momento mi pare sufficiente fare questa constatazione e aggiungere che è salutare avere fatte certe domande e dover rispondere ad esse, perché rispondere, dichiararsi, significa venir fuori, esporsi, prendere posizione. E questo è profondamente umano, anzi è ciò che ci permette di essere e di diventare noi stessi, esprimere la coscienza della propria identità e della propria scelta di vita. Capita di farlo su questioni più o meno futili: il dibattito pubblico, soprattutto mediatico, è pieno di prese di posizioni su questioni da nulla, che hanno un rilievo secondario o passeggero, mentre la vera questione riguarda l’orientamento che diamo alla nostra vita.
Gesù provoca i discepoli, li sfida a prendere posizione tra le diverse opinioni che corrono sul suo conto nella bocca delle persone. Egli fa la domanda non per sé, ma per loro. Gesù non ha bisogno del consenso di nessuno (alla fine morirà solo, o quasi); essi al contrario hanno bisogno di emergere dal “si dice”, dal chiacchiericcio vuoto di cui non rimane nulla e che, soprattutto, lascia vuoti dentro.
Ora la domanda è posta a noi, a voi che celebrate la festa di Cristo Re: chi è per te Gesù? Questa domanda in realtà ha una profondità che supera l’aspetto conoscitivo e informativo, perché non è diretta a far esprimere una opinione ancora tra altre, bensì mira a far riflettere su se stessi. Gesù in fondo chiede: tu, chi sei? Che cosa cerchi? Per che cosa o per chi vivi? E quindi: io, che cosa sono per te? Che cosa posso fare per te? La domanda non si ferma al livello delle opinioni, ma scende al livello dell’esperienza, del sentimento della vita, dell’orientamento di fondo che le diamo e delle relazioni che la rendono possibile. Perché è chiaro che siamo noi stessi grazie alle nostre relazioni, da quelle familiari alle relazioni di amicizia e di condivisione degli ideali e della stessa esperienza di fede. La domanda diventa dunque: che cosa mi interessa veramente, che cosa conta per me? Chi è importante per me? Con chi mi relaziono veramente? A chi mi affido? Su chi posso contare incondizionatamente? Dire: “Cristo Re”, ha a che fare con queste domande di fondo, e quindi ci chiede se Gesù ha veramente a che fare con le cose ultimamente importanti della mia persona e della mia vita.
Vado subito all’ultima parte del Vangelo, là dove Gesù parla di legare e sciogliere, per dire che la questione non è innanzitutto di carattere giuridico o di potere religioso, si tratta invece delle conseguenze che ha mettere Gesù al centro della propria vita e consegnarla a Lui, metterla nelle sue mani. Le conseguenze sono infatti che tutto il nostro agire pone in comunicazione con Dio tutto ciò che siamo e che facciamo, e tutte le persone e le cose che trattiamo. È bello pensare che, se noi apparteniamo al Signore, allora lui entra nella nostra vita ed entra in comunicazione con tutti coloro con i quali veniamo a contatto. Non è questo che in fondo desideriamo per le persone a cui vogliamo bene e che ci vogliono bene? Allora impariamo a coltivare una relazione profonda con Gesù e, nel suo nome, relazioni vere e buone anche tra di noi.