Omelia nella messa per il 90° anniversario della inaugurazione di Pontinia (19/12/2025 – Chiesa di Sant’Anna)

19-12-2025

OMELIA

Anniversario del 90° anniversario della inaugurazione di Pontinia

Pontinia, 19 dicembre 2025

+ Mariano Crociata

Un anniversario notevole, quello di oggi, che proietta su quello che fra dieci anni celebrerà i cento anni della inaugurazione di Pontinia. Prendiamo così la misura della giovane età di una città vitale e unita come la vostra. Gli anniversari sono importanti, perché costringono a fermarsi per avere di nuovo uno sguardo d’insieme tra passato, presente e futuro. Sì, perché il rischio è quello di piegarsi sul presente perdendo di vista tutto il resto. Come sempre succede, quando ci si concentra in maniera esclusiva su un particolare e si perde di vista l’insieme, accade che quel particolare acquisti una dimensione spropositata, e quindi deformata, non reale. E quando si perde il senso della realtà e della misura, si commettono errori anche gravi nei giudizi e nelle scelte.

Celebrare questo anniversario consente di ristabilire un senso delle proporzioni e di riprendere in mano il cammino della vostra comunità civile con una più chiara percezione della gerarchia di valori che la definiscono, magari tenendo d’occhio limiti e lentezze, e promuovendo pregi e potenzialità. Non saprei dire sui limiti, che non conosco; vedo invece ancora attivi i pregi di una comunità laboriosa, riconoscibile in alcuni settori rilevanti come innanzitutto l’agricoltura, che si fa carico di un processo di integrazione di una presenza non italiana che ormai ha una sua consistenza; ma penso anche alla più vasta iniziativa economica e finanziaria; vedo una comunità con un forte senso di compattezza a partire dalla condivisione di alcuni valori di fondo e di uno stile che ne caratterizza la convivenza, non ultimo grazie a una realtà ecclesiale fortemente aggregante, segnata dalla presenza nell’unica parrocchia della città dei padri piamartini, senza dimenticare la parrocchia di Quartaccio.

Una analisi più attenta dovrebbe portare a una comprensione chiara del momento che Pontinia vive in questo passaggio di anniversario. Ma a questo vorrei aggiungere una riflessione che prende spunto, alla lontana, dalle letture bibliche del giorno, in questa novena liturgica che ci porta a Natale e che pone all’attenzione la promessa di due nascite straordinarie, quella di Sansone e quella di Giovanni Battista. Senza entrare nel merito delle letture, provo a trarne due spunti, che colgo dalle idee di promessa e di persona.

Nella storia della salvezza è Dio a promettere, ma la sua promessa si inscrive nelle vicende umane e nelle nostre scelte. La storia delle generazioni che hanno plasmato questa città ha dato forma a una identità, a un modo di guardare insieme la vita e i compiti che essa richiede e affida. In tutto questo affonda le sue radici una promessa di futuro che voi siete chiamati a decifrare e a definire, onorandola con fiducia e determinazione. La promessa di futuro per noi umani ha sempre il carattere della persona, della sua centralità inseparabile dai legami e dall’appartenenza a una rete di relazioni e a una comunità. Questa consapevolezza, animata da una fede cristiana e da una esperienza di Chiesa che impregnano molti di voi, deve trasformarsi in visione, visione di una comunità cittadina e del suo possibile futuro. E un’autentica visione è inseparabile dalla decisione, dalla possibilità e dalla volontà di intraprendere e agire, di impegnarsi, di mettersi in gioco coinvolgendo altri, anzi tutti, in un progetto di vita buona, perseguita con i mezzi e i tempi di cui si dispone.

Volendo tentare di intravedere alcuni elementi di cui si può comporre questa visione che nasce da una promessa di futuro, si deve innanzitutto parlare di lavoro, di famiglia, di educazione. Qui si decide la capacità di promuovere le persone, di farle crescere, di farle fiorire, all’interno di una comunità che allo stesso tempo se ne prende cura, le promuove, ma chiede anche a ciascuno di fare la propria parte, di diventare parte attiva di un cammino condiviso e sentito come compito comune. A partire dalla promozione delle persone nella condizione forte delle loro possibilità, capaci di consolidare le strutture della vita cittadina, diventa necessario prendersi cura dei più fragili e marginali, perché possano sentirsi sostenuti e possibilmente anch’essi parte di una realtà più grande, a cui concorrere, quantomeno ma essenzialmente, con quel senso di umanità che anche nella loro debolezza possono esprimere o risvegliare in altri.

Un posto speciale devono occupare perciò i più piccoli e i più anziani, questi due estremi di una umanità che riconosce in essi l’orizzonte imperdibile della civiltà di un’autentica comunità. Il senso della nascita – e non è solo omaggio dovuto al Natale imminente, benché la nascita di Gesù abbia un significato imponente non solo per la nostra fede ma insieme per la nostra comune umanità – il senso della nascita, dunque, deve accompagnare il cammino di una comunità vitale, poiché la nascita di una creatura umana possiede in maniera unica la capacità di far avvertire, desiderare e abbracciare il futuro, perché il futuro è persona e persona è il compimento di ogni autentica promessa, il centro e l’anima di una visione capace di generare vita e di costruire comunità.

Il senso della fede che ci anima, nella luce del Natale che viene, sostanzi di grazie e di benedizione dal cielo questo anniversario e la vita della vostra città.

 

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