Omelia nella Messa del «Te Deum» (31/12/2024 – Cattedrale di San Marco, Latina)

31-12-2024

OMELIA

Martedì 31 dicembre 2024, Cattedrale di san Marco,

Messa del Te Deum

+ Mariano Crociata

Nel brano della Lettera di san Paolo ai Galati abbiamo riascoltato la famosa espressione che contiene uno dei pochi riferimenti alla vicenda storica di Gesù di Nazareth nelle lettere paoline: «quando venne la pienezza del tempo». Si tratta di un’espressione particolarmente incisiva per dire che è arrivato il tempo giusto. La nascita di Gesù è avvenuta al momento giusto della storia. Per dire questo san Paolo, con linguaggio biblico, parla di tempo pieno, di tempo compiuto. Che cosa rende pieno il tempo e che cosa ne è il segno? Gesù nasce in quel momento perché il tempo era maturo perché ciò avvenisse oppure il fatto che Gesù nasce conferisce pienezza al tempo in cui esso avviene? O, in altre parole: è Dio che coglie il momento opportuno oppure è il suo intervento che lo rende tale?

C’è stato un filosofo nel secolo scorso, Karl Jaspers, il quale ha parlato dell’epoca della nascita di Gesù come di “epoca assiale”, nella quale cioè tutte le assi principali della storia del mondo si sono come allineate, sono state convergenti per tutta una serie di fattori che l’hanno resa favorevole alle realizzazioni migliori dell’umanità da diversi punti di vista e in diversi luoghi e culture contemporaneamente. Senza dubbio le sue considerazioni sono appropriate perché egli coglie delle coincidenze estremamente feconde e positive per la vita dell’uomo sulla terra in quel frangente storico, tuttavia sarebbe da chiedere quanto la fede cristiana abbia inciso nella comprensione di tali favorevoli circostanze.

In realtà la risposta alla nostra questione non è un’alternativa tra il sì e il no, perché in qualche modo la risposta richiede due sì: i tempi erano maturi, ma anche l’iniziativa di Dio li ha resi ultimamente maturi. E questo probabilmente è il senso della formula di san Paolo su «quando venne la pienezza del tempo». Il motivo di tutto ciò sta in questo: se la nascita di Gesù, incarnazione del Figlio, è una iniziativa di Dio, nondimeno essa non è la prima, né l’unica, né una isolata iniziativa. Dio – il Dio che la Sacra Scrittura ci fa conoscere e che Gesù ci ha rivelato pienamente – non è uno che se ne sta per i fatti propri e ogni tanto si ricorda e fa qualche intervento nella storia dell’umanità, ma uno che quella storia la prepara e l’accompagna guidandola rispettando la libertà umana ma lasciando che, nella sua sapienza, le varie circostanze concorrano al bene dell’umanità.

In particolare nel caso di Gesù, le due genealogie poste all’inizio dei vangeli di Matteo e di Luca esprimono proprio questa convinzione della fede cristiana e prima ancora ebraica, e cioè che Dio conduce la storia e, perfino attraverso il succedersi di generazioni lungo le quali le persone che vi si susseguono sono quantomeno contradditorie e incongrue con la volontà di Dio, porta a compimento il suo disegno di salvezza. Non contro la volontà delle persone umane, ma al di là delle loro resistenze, Dio fa in modo che nella storia maturi tutto quanto è necessario all’intervento decisivo, che è appunto la venuta nella carne del Figlio eterno, del Verbo creatore e salvatore. La stessa vicenda di Maria, corroborata anche dalla tradizione, dice come lei sia personalmente preparata e pronta a corrispondere perfettamente al disegno di Dio che poi fa di lei l’Immacolata e l’Annunziata, e quindi la madre del Signore. La gestazione di Gesù che ella ha portato avanti per nove mesi è anche il simbolo della storia di preparazione che Dio ha condotto fino alla nascita del Messia Gesù.

Ciò che dobbiamo aggiungere è che la pienezza del tempo non è solo o tanto un punto storico nel passato, ma è ormai una condizione presente, qualcosa di sempre attuale che ci raggiunge e ci permea ad ogni nuovo oggi come la novità imperdibile e sempre fresca quasi fosse per la prima volta. E il motivo sta in questo, che nella vita, morte e risurrezione di quel Gesù nato per noi nella pienezza del tempo, è entrata nel mondo e nella storia una presenza personale divina che non può più deperire e non diventa mai passato, ma inizia ad ogni attimo l’azione efficace della sua grazia trasformante che cambia in possibilità di salvezza ogni momento raggiunto dal procedere della storia umana e dallo scorrere di ogni esistenza personale.

Ora che noi siamo alla fine di un anno solare, e cioè del nostro modo scandire il passare del tempo che tiene conto del succedersi delle stagioni e del movimento del nostro pianeta attorno al sole, noi prendiamo coscienza che ancora una volta il tempo è maturo per accogliere la visita di Dio e il dono della sua presenza. Possiamo e dobbiamo fare un bilancio dell’anno trascorso, con i suoi errori e le sue grazie, ma possiamo e dobbiamo soprattutto intendere che l’anno trascorso ci ha fatto maturare ancora un po’, e lungo quest’anno Dio ci ha condotto per arrivare fino a questo punto, il punto giusto per vedere nascere la presenza di Dio nella nostra vita personale e comunitaria. La questione allora diventa una sola: se il tempo è giunto, che cosa aspetti ad accogliere il Signore che viene nella tua vita?

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