OMELIA
Festa di S. Marco evangelista
Cattedrale, Latina 25 aprile 2023
+ Mariano Crociata
Quest’anno il cammino pastorale della nostra comunità diocesana si è concentrato sulla spiritualità.
Abbiamo toccato con mano di avere bisogno di riportare l’attenzione su ciò che sta a fondamento della nostra vita di Chiesa. Non sono le mille attività che riusciamo a portare avanti a farci davvero crescere e ad aiutare gli altri a fare esperienza di fede. Sono invece le motivazioni e le intenzioni che ci muovono a rivelare se la nostra fede ha solide fondamenta e a parlare al cuore di quanti ci incontrano e ci conoscono.
L’evangelista Marco ce lo ripete alla sua maniera, mettendoci davanti agli occhi e nel cuore il Vangelo. Quando sentiamo la parola Vangelo, non dobbiamo pensare innanzitutto al libro ma piuttosto a tutto ciò che Gesù vuole far arrivare al cuore e alla mente. E allora riscopriamo tutte le parole che ci ha detto, i gesti che ha compiuto, il suo consumarsi per noi; troviamo in altri termini la sua persona. Il Vangelo è lui, Gesù, Gesù vivo e presente nella vita di chiunque crede e nella comunità ecclesiale che lo accoglie.
Gesù manda i suoi a proclamare il Vangelo, a battezzare e a suscitare fede. Perché fare tutto questo non è una professione? Perché molte cose si possono fare anche senza metterci il cuore, quasi meccanicamente; non si può fare così, invece, quando si tratta di portare il Vangelo e battezzare. Perché il Vangelo può essere trasmesso solo da chi lo vive, e lo vive chi è in unione costante con Gesù, avendo in lui la ragione e lo scopo della sua esistenza.
Per questo l’opera di evangelizzazione non è mai solo comunicazione verbale, dire parole, fare discorsi. Gesù opera prima e durante la predicazione, nella celebrazione, dentro la carità che la Chiesa compie attraverso i suoi ministri e attraverso quanti concorrono al compimento della missione cristiana. Il vero protagonista di tutto ciò che la Chiesa compie non sono né il Papa, né i vescovi, e nemmeno i preti o i diaconi o chiunque collabori con loro: è il Signore a condurre tutta la vita della Chiesa e dei suoi membri. Ciò che dobbiamo fare è agire lasciandoci condurre da lui, affidandoci a lui e assecondando quanto egli ci chiede. Per far questo abbiamo bisogno di imparare a vivere sempre così, nella compagnia di Gesù, nella ricerca dei segni della sua presenza, nel dialogo con lui, nell’accoglienza dei doni che egli dissemina lungo il terreno della nostra esistenza. Quanto più cerchiamo di vivere così, come abbiamo appena ascoltato, tanto più sperimentiamo che egli opera con noi.
Allora se ci chiediamo quale sia il carattere più squisitamente evangelico della nostra spiritualità, della nostra fede, dobbiamo rispondere che lo troviamo nella scoperta che la vita di un autentico credente è anch’essa una buona notizia, secondo il significato della parola Vangelo. Siamo davvero credenti se la nostra vita diventa una buona notizia, quale è stata la vita di Gesù e lo è stata ogni esistenza condotta nella fede in lui, come per primi ci testimoniano i santi, a cominciare da san Marco.
La fatica che facciamo noi, in tal senso, è la stessa fatta da Gesù, il quale in una condizione umana comune, ordinaria, parlava e agiva con la potenza del Regno di Dio che era venuto a portare. Nella sua persona di uomo della Palestina del suo tempo, dentro la sua vita quotidiana, emergeva continuamente e in mille modi una presenza e una potenza che potevano venire solo da Dio e dalla sua sovrana signoria su di lui e sul mondo. Se noi siamo uniti a Gesù, grazie alla fede che egli continuamente ci dona e risveglia in noi, ad ogni passo del nostro cammino cogliamo e mostriamo segni di una presenza che ci supera, una novità intima e viva che illumina la nostra condizione ordinaria, il nostro essere, il nostro sguardo, la nostra capacità di bene e di amore, i cui raggi non possono non toccare quanti si aprono alla grazia di Dio e ai segni della sua presenza. Abbiamo bisogno di imparare a leggere le vicende grandi e minute della nostra umana condizione con gli occhi di Dio, nella luce della fede: scopriremo che tutto è dono, che la nostra strada è disseminata di bene e di grazia ad ogni passo, e che tale grazia chiede solo di essere colta, benedetta e condivisa con chi ha bisogno di essere aiutato a vedere e sostenuto a camminare.
Chiediamo all’intercessione di san Marco di imparare a vivere e a pensare così, perché allora anche noi diventeremo evangelisti; potremo raccontare, infatti, che grazie a Gesù anche la nostra vita è diventata Vangelo, buona notizia della presenza del Regno di Dio in mezzo a noi.