Omelia Ingresso Suore Collegine della Sacra Famiglia (17/08/2019 – Sezze)

17-08-2019

OMELIA

Anniversario della dedicazione della concattedrale di S. Maria

Ingresso ufficiale delle Suore Collegine della Sacra Famiglia

Sezze, 17 agosto 2019

+ Mariano Crociata

Due ricorrenze si rinnovano e si incrociano oggi: l’anniversario della dedicazione della chiesa concattedrale e il ritorno delle Suore Collegine della Sacra Famiglia al Conservatorio Corradini di Sezze. Sono due circostanze che possiedono un loro preciso significato e che hanno qualcosa da dire l’una all’altra.

Innanzitutto esse sono accomunate da una caratteristica: ambedue evocano la storia religiosa e cristiana di questa città. Sappiamo bene quanto sia forte il senso del proprio passato nella vostra comunità ecclesiale. Viene da domandarsi quanto il presente di questa comunità cittadina si lasci interpellare ed elevare dal confronto con il proprio passato, poiché è facile che, qui come del resto anche altrove, il sentirsi grandi per un passato significativo oscuri l’esiguità e la povertà religiosa del presente.

Il riemergere con forza dal passato di un evento di inizio, precisamente dell’inizio delle attività delle Suore Collegine fondate dal cardinale Corradini nel suo Conservatorio, proprio il 17 agosto del 1717, rappresenta un segno eloquente e una occasione irripetibile per rinnovare, più che i fasti di un passato che non c’è più, lo slancio di un nuovo inizio, che solleciti tutta la comunità a rendere il presente degno non tanto della storia, quanto della identità e della missione proprie di una fede che abbia il coraggio di guardare verso il futuro. Del resto, che cosa è se non preparare il futuro l’opera educativa rivolta ai più piccoli, bambini e ragazzi, come è nel carisma delle Suore Collegine? Il loro ritorno a Sezze costituisce un richiamo per l’intera comunità ecclesiale e civile.

Che cosa dice l’anniversario della dedicazione di questa chiesa alle nostre sorelle venute da Palermo? La dedicazione esalta e definisce la funzione dell’edificio sacro a servizio dell’assemblea ecclesiale per lo svolgimento delle attività salienti della sua vita e della sua missione, a cominciare dalla celebrazione dell’Eucaristia e di tutta la liturgia. La chiesa come edificio raccoglie e, perciò, identifica e coltiva la comunità dei credenti radunata sotto la guida dei suoi pastori, formando così il corpo di Cristo. In questo modo la comunità ecclesiale della concattedrale accoglie nel suo seno la nuova comunità religiosa dichiarandole di essere felice della sua presenza e invitandola a sentirsi parte viva di essa con la specificità del suo carisma. La nostra comunità ecclesiale vi invita, care sorelle, a riscoprire il vostro carisma e a metterlo a disposizione perché tutti ne veniamo arricchiti.

C’è una grazia speciale che si riversa su noi tutti in questo momento, una grazia dovuta al ritorno, per voi Suore Collegine, in qualche modo alle origini, al punto sorgivo della vostra missione ecclesiale. Non troverete probabilmente segni o documenti che possano aggiungere qualcosa di nuovo a quanto già possedete e avete maturato, ma potrete riconoscere in questo ritorno e in questi luoghi lo spirito delle origini, quel dono dello Spirito Santo che ha messo in animo al Corradini l’ispirazione della vostra fondazione. Nel rigenerarsi di quella ispirazione originaria riscoprirete ancora più chiaramente il senso della vostra presenza nella Chiesa oggi.

Di questa Chiesa che noi tutti siamo ci parla e questa stessa Chiesa ci affida la celebrazione di oggi. E la Chiesa che noi siamo è sempre innanzitutto la comunità diocesana. Nessun luogo e nessuna articolazione ecclesiale, per quanto peculiare, può pensarsi avulsa da quel legame diocesano che ha ultimamente natura apostolica, e perciò è condizione necessaria di vera comunicazione e comunione con Cristo, maestro e Signore. Trovo stimolante la coincidenza che vede il vostro arrivo tra noi con l’anno pastorale che andiamo a iniziare, durante il quale un attenzione peculiare sarà riservata all’infanzia, nel quadro del rinnovamento dell’Iniziazione Cristiana che sta impegnando il nostro cammino diocesano in questi anni. Il vostro arrivo è un segno per noi tutti a proseguire per la strada intrapresa, e per voi a sentire il vostro servizio anche come contributo, spirituale ed educativo, al cammino diocesano.

Per la città – che rimarrà sempre grata alle Suore Oblate di Gesù Bambino per il servizio svolto per tanti anni prima di voi – la vostra presenza deve diventare sollecitazione a un senso accresciuto responsabilità verso le nuove generazioni. Ci vuole una alleanza di tutte le forze sociali e morali perché bambini, ragazzi e giovani siano accompagnati e sostenuti in un cammino di autentica formazione umana e cristiana. Le suore non ci sono per delegare loro tutto il compito educativo, ma per condividere con le famiglie, le istituzioni, le forze sociali e tutti gli adulti la cura attenta e generosa verso le nuove generazioni.

Infine, vogliamo accogliere uno spunto dalle letture, e precisamente dalla pagina evangelica: «Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso!». Così dice Gesù, esternando l’ardore che lo brucia interiormente e che lo spinge al compimento della sua missione fino alla consumazione suprema, quel battesimo che non vede l’ora di ricevere. Senza questo ardore, niente ha sapore, niente ha riuscita e porta frutto. Il nostro tempo è stato definito un’epoca di passioni tristi; lo sentiamo quasi sulla nostra pelle. Sono molti ad essere scoraggiati, senza entusiasmo e voglia di fare qualcosa, di reagire. La depressione sembra essere, prima ancora che una patologia diffusa, il clima culturale e spirituale di questa fase della vita sociale. Noi non possiamo e non vogliamo rassegnarci a questo, perché così non si vive, non si conclude nulla, anzi si fa del male a se stessi e agli altri.

Abbiamo bisogno di un fuoco nuovo, del fuoco dell’amore di Gesù che si consuma totalmente per noi e ci consegna il fuoco del suo Spirito. Se non abbiamo il potere di darci coraggio da soli, chiediamolo con insistenza e assecondiamone il dono attraverso l’invocazione accorata e incessante dello Spirito dell’eterno amore.

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