Omelia ingresso nuovo parroco a Sezze Scalo (24/09/2017 – Sezze Scalo)

24-09-2017

OMELIA

Liturgia della domenica XXV TO A

Domenica 24 settembre 2017, Parrocchia S. Carlo da Sezze, Sezze scalo

Ingresso del nuovo parroco

+ Mariano Crociata

 

La nostra celebrazione raccoglie l’eco del convegno con cui abbiamo da poco avviato il nuovo anno pastorale diocesano. Da esso emerge il desiderio e l’impegno che la parola ‘comunità’ non sia una etichetta appiccicata al contenitore ‘parrocchia’ come avviene con tanti prodotti reclamizzati dalla pubblicità, sostanzialmente identici ma fatti passare per nuovi solo nell’immagine e nella denominazione. Quello di parrocchia è un nome onesto, che dice ciò che contiene e promette: una forma organizzativa territoriale della diocesi che permette ai fedeli di ricevere tutta l’assistenza religiosa necessaria per la vita cristiana. Comunità più che una denominazione è un programma, un impegno, un annuncio: il luogo e lo spazio in cui le persone credenti considerano comuni i beni fondamentali della vita, come la fede, la Parola di Dio, i sacramenti, ma anche i beni materiali e lo stare insieme come fratelli e sorelle. È questo almeno il senso di quanto scrivono gli Atti degli Apostoli: «Erano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere. […] Tutti i credenti stavano insieme e avevano ogni cosa in comune» (At 2,42.44).

L’ingresso del nuovo parroco, oggi, è sotto la profonda impressione che quell’immagine che la comunità apostolica proietta potentemente fino ad oggi. C’è comunità cristiana, parrocchiale, dove si invoca e si cerca la comunione delle intenzioni e dei cuori, delle decisioni e dei gesti, delle relazioni e della vita. Una comunione che va innanzitutto invocata e accolta come dono dall’alto prima che come costruzione dell’uomo, perché solo il Signore, che rivolge la sua Parola e si dona a noi come pane del cielo, può costituire tra noi quell’unità che rende le comunità parrocchiali vere famiglie ecclesiali, luoghi di vita in cui si tocca con mano il volersi bene nel nome di Gesù e in grazia della sua presenza tra noi.

Questo, sono sicuro, è stato l’impegno di don Nello, che salutiamo e ringraziamo di cuore; questo continuerà ad essere l’impegno di don Gianmarco, che salutiamo e accogliamo con altrettanto affetto. Il passaggio da un parroco a un altro si connota per una mescolanza di sentimenti contrastanti, di pena per il distacco e di speranza per il nuovo legame che viene a stabilirsi. Proprio il senso di comunità ci aiuta a vivere nel giusto reciproco temperamento anche tali sentimenti contrastanti. In momenti come questo riscopriamo che la Chiesa è di Dio, dono e grazia sua, che noi non finiamo di accogliere con sorpresa e gratitudine per la novità e la varietà di forme e di situazioni con cui la sua esperienza si offre a noi. Anche ciascuno di noi è dono di Dio e proprietà unicamente sua. Noi, ciascuno singolarmente e tutti insieme, apparteniamo a Dio. Tutto il legame, l’affetto, la stima e ogni altro bene che riusciamo a stabilire tra di noi raggiunge la dimensione della verità e del bene solo se ci trattiamo gli uni gli altri come appartenenti innanzitutto a Dio. Quanto dolore inutile si eviterebbe e quanto bene maggiore si acquisterebbe se, guardandoci e incontrandoci, imparassimo a vederci come proprietà di Dio, come persone per le quali Dio ha un amore geloso e una premura infinita perché ognuno di noi ha il prezzo e il valore del sangue del suo Figlio.

Caro don Gianmarco, cara comunità di Sezze scalo, con questa fede dovete dare inizio a questo nuovo tratto di strada. Siete affidati l’uno all’altra, ma non da me, bensì dal Signore stesso. Tramite il Vescovo, è Lui a chiedervi di accogliervi gli uni gli altri con stima, con gratitudine, con gioia, con il desiderio di un impegno totale per la crescita della comunità tutta, a cominciare dai piccoli e dai giovani, senza trascurare tutti gli altri, ma soprattutto da loro perché essi hanno bisogno di diventare ciò che gli altri già sono, cristiani adulti e maturi.

È bella la Parola che il profeta oggi ci lascia: «cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è vicino». Questo inizio per il parroco e per la comunità parrocchiale è, per evocare san Paolo, il momento favorevole e il giorno della salvezza (cf. 2Cor 6,2), il tempo propizio per un nuovo cammino; non stancatevi, perciò, di cercare il Signore e di invocarlo, perché Egli è vicino e vuole farsi trovare.

E impariamo tutti dalla parabola evangelica che oggi ci viene offerta: se noi siamo come gli operai della prima ora, non per questo dobbiamo cercare privilegi, rivalse, meriti o riconoscimenti speciali, mettiamo da parte, invece, invidie e rivalità, tentazioni di superiorità sugli altri o, peggio ancora, occasioni per approfittare degli altri in vista di un meschino e illusorio vantaggio personale o di parte. Soprattutto accogliamo con gratitudine e gioia gli eventuali ultimi arrivati, quelli che non hanno sopportato come noi la fatica e il caldo di una intera vita di lavoro per il Signore, perché avere avuto il Signore lungo tutta una vita è una grazia incommensurabile, non un peso o un dovere. E essere del Signore è già avere tutto, tutti i meriti e i privilegi, perché niente c’è di più grande; come aveva ben capito san Paolo, che riteneva un peso continuare a vivere piuttosto che essere già con il Signore. La vera perdita è essere lontani da Dio; al contrario, anche il morire è un guadagno quando in palio è lo stare con Cristo.

Tutto ciò vogliamo imparare e portare con noi da questa Parola straordinaria che il Signore oggi ci concede la grazia di ascoltare, così da iniziare lietamente il nuovo tratto di vita di comunità parrocchiale, con leggerezza e slancio allo stesso tempo. È il mio augurio a te, caro don Gianmarco, e a tutti voi, membri di questa comunità parrocchiale di San Carlo da Sezze.

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