Omelia Festa Madonna del Carmine (16/07/2021 – Chiesa SS.mo Salvatore, Terracina)

16-07-2021

OMELIA

Festa della Madonna del Carmine, venerdì 16 luglio 2021

Terracina, SS.mo Salvatore

+ Mariano Crociata

Perché siamo venuti oggi a celebrare? Cercando di decifrare i sentimenti che ci hanno spinto a partecipare alla festa della Madonna del Carmine e ad essere oggi qui, mi sembra di individuarne due. Il primo è un sentimento di affetto e di devozione che ci lega da sempre a Maria. Di lei ci sentiamo figli, a lei ci siamo affidati tante volte e tante altre volte l’abbiamo sentita vicina nei momenti difficili, di angoscia e di pena da cui siamo stati sopraffatti, ma anche in momenti di gioia. Siamo qui a sciogliere un debito di gratitudine e di affetto, e a coltivare un legame che ha radici profonde nella nostra vita, nella storia delle nostre famiglie e, soprattutto, dei lavoratori del mare, che già da tempo hanno voluto lasciare un segno della loro devozione al largo della costa, non solo in memoria dei dispersi ma anche delle ore trascorse in balia delle onde con il pensiero ai propri cari e a lei, la Madre del Carmelo. Non abbiamo timore perciò di sentire e di esprimere questo sentimento di gratitudine, di affetto, di comunione profonda. E di sentire la gioia di questo legame di fede e di amore.

Un altro sentimento che ci spinge qui, oggi, mi sembra sia il bisogno e la ricerca di un’altra dimensione, di una condizione che ci faccia sentire un po’ meno oppressi dai pensieri e dalle preoccupazioni che sembrano a volte volerci schiacciare. Cerchiamo a volte in tanti modi distrazione e spensieratezza, ma usciamo fuori da certe esperienze di evasione più stanchi e avviliti di prima. Cerchiamo una leggerezza che nessuno e niente riesce a darci. E ora la cerchiamo qui, ricorrendo a Maria. Non so, però, se la cerchiamo nella maniera giusta. Gesù dice anche a noi: “Ecco tua madre!”. Una madre speciale, con la quale dobbiamo saperci rapportare. In che senso? Nel senso di riporre in lei, in quanto madre di Gesù e grazie a lui anche nostra, la giusta fiducia. La fiducia è giusta, quando è fede vera e sincera, che si fida di Dio, di Gesù, di Maria; quando c’è questa fiducia, avviene che uno riesce veramente a mettere nel cuore di Maria e di Gesù tutto il peso della vita che opprime il cuore e la mente. È certezza che Qualcuno (con la Q maiuscola) non solo ha a cuore le mie preoccupazioni e i miei affanni, ma se ne fa carico, si incarica davvero di aiutarmi a portarli e a risolverli, a impedire che ne sia schiacciato. È un po’ ciò che Gesù dice altrove nel Vangelo: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero» (Mt 11,28-30).

Maria dunque ci invita a fidarci di Gesù consegnandogli, in qualche modo, tutti i pesi del nostro cuore, con la certezza che egli se ne fa carico e opera con noi ad affrontare e superare tutto. Fede significa pervenire a questo senso di libertà interiore, propria di chi sa di essere più importante e di valere di più di tutti i problemi che può avere, e soprattutto di non essere solo a portarli. Quando, con fede e preghiera, si raggiunge questa condizione di libertà interiore, insieme di leggerezza e di forza, allora ci si sente come rigenerati e di nuovo capaci di affrontare quel che c’è da fare.

Questa fede e questa piena fiducia stasera dobbiamo chiedere alla Madonna del Carmine, sapendo che per lei siamo veri figli, per i quali ella nutre un amore tenero e inalterabile, come solo lei sa fare. Impariamo a invocarla più spesso e a pregare non tanto con troppe parole ma con cuore pieno di fiducia e di abbandono all’amore materno di Maria e all’amore di Dio che Gesù ci dona consumandosi per noi.

Avete notato, però, che Gesù letteralmente non dice: portatemi i vostri pesi, perché questo lo fa di suo e sempre la fede, in ogni circostanza; dice invece: prendete il mio giogo su di voi. Sembra un paradosso: noi siamo già oppressi dai nostri pesi e con la fede li affidiamo a lui, e lui ci risponde invitandoci a prendere il suo giogo. Il paradosso è presto sciolto se intendiamo il giogo, il peso che Gesù ci chiede di prendere su di noi: il suo giogo infatti è l’amore, che quando ci apriamo a lui con fede diventa l’unica cosa che conta, e tutto il resto diventa lieve, un peso leggero, perché portato nella certezza di essere infinitamente amati da Dio. Fare le cose – ogni cosa e in ogni ambito della vita – con la certezza di essere amati da Dio e con la gioia di condividere con altri questo amore, è portare il giogo di Gesù ma con la leggerezza e la gioia che egli ci garantisce. In questo modo non rimaniamo più ripiegati sui nostri problemi e sui nostri affanni, ma impareremo a guardarci attorno e ad aprire gli occhi su quelli che stanno male – e male più di noi – attorno a noi. Alla fine succede il miracolo, Maria è intervenuta davvero perché ci ha aperto il cuore e ci ha insegnato ad aiutarci gli uni gli altri a portare i pesi della vita. Quando si fa strada insieme e ci si aiuta l’un l’altro a portare i pesi, il cammino diventa più leggero e perfino gioioso.

Chiediamo a Maria, alla madre del bell’amore, di insegnarcelo e di non stancarsi di farlo finché non l’avremo imparato per bene e tutti quanti.

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