Omelia accoglienza Reliquiario Madonna delle lacrime (10/05/2018 -S. Cuore, Latina)

11-05-2018

OMELIA

Parrocchia S. Cuore, 10 maggio 2018

Accoglienza del reliquiario della Madonna delle lacrime

+ Mariano Crociata

Abbiamo accolto il reliquiario della Madonna delle lacrime, che sosterà alcuni giorni nella nostra parrocchia, per offrire così una occasione preziosa di ascolto, di preghiera e di riflessione; soprattutto un’occasione per fare esperienza della vicinanza di Maria, venuta a visitarci e a darci un segno sua premura materna.

Qual è il messaggio della Madonna delle lacrime? Per coglierlo bisogna che riflettiamo sulla nostra umana esperienza delle lacrime. Noi infatti piangiamo per un dolore fisico o morale, nostro o altrui, quando si tratta di una persona cara e a cui ci sentiamo fortemente legati, ma anche di fronte alle piccole e grandi tragedie. E piangiamo anche per una grande gioia, per la forte emozione di qualcosa che tocca intimamente e ci consola, ci apre alla speranza e a un futuro. Si può piangere anche di rammarico o di pentimento, per rabbia o disperazione, per qualcosa che si è irrimediabilmente perduto o gravemente commesso o compromesso.

Quest’ultimo è un motivo che non si può trovare in Maria, poiché essa non ha nulla di cui pentirsi, essendo la tutta santa e l’Immacolata Concezione. Anche se i Vangeli e la Scrittura non parlano molto di Maria e tanto meno del suo pianto e delle sue emozioni, possiamo facilmente immaginare che nel corso della sua esistenza abbia versato lacrime di gioia e di dolore secondo le circostanze in cui è venuta a trovarsi. Senza andare troppo avanti con l’immaginazione, non ci allontaniamo dalla realtà se pensiamo alle ansie e alla angustie che ha conosciuto prima e dopo la nascita di Gesù, le preoccupazioni per la sua sicurezza e la sua crescita, le emozioni per il figlio dodicenne smarrito e poi ritrovato nel tempio; e ancora la trepidazione di fronte al ministero pubblico di Gesù e al rifiuto dei capi del popolo; e infine di fronte alla cattura e al processo, alla passione e alla croce, ai piedi della quale rimane eretta e addolorata, come ci ricorda il Vangelo. Ma possiamo facilmente intuire la gioia provata da lei nel vedere il suo Gesù circondato e amato dalla folla e soprattutto dai discepoli, nel sentirlo parlare e nel contemplare le grandi opere e i segni che compiva. Avvertiamo, infine, ancor più chiaramente la sua gioia nell’avere notizia della risurrezione e nel condividere la preghiera e il dono dello Spirito insieme alla comunità apostolica.

Avrà versato delle lacrime in qualcuna o in tutte queste circostanze? Certamente sì. È un fatto del tutto naturale una cosa simile, propria di ogni essere umano. Ora però noi guardiamo a lei contemplandola nella luce del suo figlio Risorto, con il quale è stata indefettibilmente unita nella sua assunzione. Lì dove domina la gloria divina del Risorto, noi pensiamo, non può esserci più pianto né lacrime da versare. Se questo è vero, contro ogni rappresentazione antropomorfica, non lo è invece in una corretta comprensione della realtà di Gesù risorto e della sua madre Maria, quasi che fossero improvvisamente diventati estranei e indifferenti ai drammi umani e al destino della nostra specie e di noi credenti. Proprio questo è il punto in cui il messaggio della Madonna delle lacrime si manifesta in maniera perfino pungente. L’affidamento che ha ricevuto di sé al discepolo e del discepolo a lei sotto la croce, dice di una relazione indissolubile che si è stabilita sul piano della grazia tra la madre di Gesù e i discepoli del suo figlio. Ormai la sua è una presenza indefettibile e costante: là dove sorge la fede e qualcuno si mette alla sequela di Gesù, Maria è già presente e all’opera con la sua intercessione e la sua materna sollecitudine, lei che la tradizione cristiana ha arricchito di titoli senza riuscire a stancarsi di farlo di fronte alla sua assidua presenza e dedizione al popolo cristiano.

Maria soffre per chiunque è ferito dal male, dal dolore, dal peccato; ella versa lacrime di gioia là dove qualcuno ritrova la strada del ritorno al Padre e della riconciliazione con Cristo Signore nella grazia dello Spirito Santo. Le lacrime di Maria esprimono la sua ostinata vicinanza a noi lungo il nostro cammino per aiutarci a percorrerlo senza pericolo di perderci strada facendo. Le sue sono lacrime di pena e di dolore quando rischiamo di allontanarci da Gesù, di gioia quando ritorniamo a lui.

S. Giovanni Paolo II ha interpretato l’evento della lacrimazione di Siracusa come un pianto sugli eventi tragici della seconda guerra mondiale. E certo il 1953 metteva ancora dinanzi agli occhi di tutti gli effetti e le macerie di quel terribile conflitto. Purtroppo i conflitti non si sono fermati – anche se non ancora sul territorio nazionale ed europeo (senza però dimenticare i Balcani) – e non si sono fermate le ingiustizie e le violenze che continuano a provocare dolori e infelicità inenarrabili anche in mezzo a noi. Le lacrime di Maria vengono dunque a scuoterci e a risvegliarci dal nostro torpore, dalla insensibilità e dalla mediocrità – se non peggio – in cui si conduce la nostra vita.

Noi possiamo trasformare le sue lacrime di dolore in lacrime di gioia, se solo impariamo anche noi a piangere su noi stessi, non per una commozione superficiale e passeggera, magari per futili motivi, ma per una matura consapevolezza delle nostre responsabilità. Grandi santi ci hanno dato esempio del potere purificatore delle lacrime. Dobbiamo renderci disponibili al richiamo della madre, come ci ha detto la pagina dei Proverbi, e lasciarci correggere e guidare, lasciare affiorare dal profondo del nostro cuore la contrizione per il male commesso e per l’amore del Signore che abbiamo ferito. Le lacrime di Maria ci dicono la gravità di ogni atto o atteggiamento che feriscono l’amore, quello di Gesù e suo, che è lo Spirito del Padre.

Voglia il Signore che la lezione di questo segno potente delle lacrime di Maria lasci una traccia profonda nella nostra vita.

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