Consiglio pastorale diocesano
3 novembre 2016
“La programmazione delle attività parrocchiali alla luce della Lettera pastorale”
INTRODUZIONE
+ Mariano Crociata
C’è un’idea di fondo che fa da motivo sottinteso a tutto il percorso che la nostra Chiesa sta compiendo da qualche anno approfondendo l’esperienza dell’ascolto. Secondo tale idea di fondo un rinnovamento pastorale e la prefigurazione di un cristianesimo per il futuro devono poter contare sul carattere di scelta consapevole e responsabile da parte dei credenti. Non ci potrà essere radicamento delle fede e dell’esperienza cristiana nelle nuove generazioni senza una presa di coscienza personale, condivisa all’interno dei gruppi e delle comunità, che vale la pena seguire Cristo, il suo Vangelo e la sua Chiesa.
Lo strumento privilegiato di questo approccio e dell’obiettivo così indicato rimane l’ascolto. Ascolto di Dio e della sua Parola, innanzitutto. In dialogo con Dio ci lasciamo plasmare dalla sua sapienza per comprendere il senso dell’esistenza e le sfide di questo tempo rivolte alla nostra coscienza e alla nostra libertà. Comprendere noi stessi nel contesto di quest’epoca è il compito che ci è affidato come uomini e come credenti: questo è il frutto che viene generato dal processo dell’ascolto, fatto di attenzione credente, di preghiera, di meditazione, di proponimento.
Quando la Parola è sentita rivolta a se stessi, accade immediatamente che si avverta la destinazione umana illimitata propria della Parola. Un ascolto attento e intelligente riconosce la Parola rivolta a sé come singola persona ma, per ciò stesso, rivolta anche a quanti condividono con noi la condizione umana. Sentiamo che la Parola di Dio ci riguarda tutti, così che quando la percepiamo diretta a ciascuno di noi, ne cogliamo la forza e l’efficacia sulla nostra vita personale, ma contemporaneamente ne vediamo la capacità di raggiungere, insieme a noi, quanti vivono la medesima esperienza di epoca e di convivenza. Illuminati nella nostra personale esperienza, vediamo nello stesso atto che la luce della Parola raggiunge l’esperienza umana come tale mettendone a nudo le fragilità e le contraddizioni, e insieme esaltandone le possibilità e le promesse nascoste. Ascoltare la Parola è desiderare di condividerla, desiderare cioè che anche altri ne siano raggiunti e toccati per scoprire in modo nuovo la propria umanità e la storia che stiamo conducendo. Noi crediamo che c’è un’attesa di luce dalla Parola in tanti attorno a noi. E vediamo che proprio essi spesso mancano delle condizioni e della opportunità di attingere ad essa, perché non c’è chi ne parli e la annunci, e ci sono ostacoli interiori ed esteriori che si frappongono.
Al punto in cui siamo, abbiamo preso atto che proprio questo ci è chiesto di cercare in modo particolare durante quest’anno pastorale: far giungere la Parola agli altri attorno a noi o anche distanti da noi, avendo attenzione per la situazione interiore ed esteriore di coloro ai quali ci rivolgiamo, affinché la Parola trovi in essi condizioni favorevoli ed essi stessi scoprano nella Parola ciò che più ardentemente cercavano. Siamo chiamati a continuare ad ascoltare la Parola di Dio prestando nello stesso tempo attenzione a chi non sembra essere in ascolto di essa o non riesce ad esserlo ancora. In una dimensione più intimamente spirituale, con delicatezza e rispetto, dobbiamo innanzitutto metterci in ascolto della Parola insieme e, quasi, al posto degli altri. In realtà nessuno, nel rapporto con Dio, può prendere il posto di un altro. La fede e l’accoglienza della Parola sono inconfondibilmente personali. Si tratta però di anticipare nella preghiera, nel desiderio e nell’attenzione l’ascolto dell’altro dentro il proprio dialogo di fede e di preghiera con il Signore. Abbiamo bisogno di diventare sempre più sensibili ai misteriosi cammini interiori dei nostri fratelli e dei nostri vicini e compagni di vita e di viaggio, di far sentir loro che sono capiti e accolti con tanta discrezione e benevolenza. È questa una condizione fondamentale per aprirsi reciprocamente a un dialogo spirituale in cui condividere l’attesa e l’esperienza di Dio.
L’esigenza di fronte alla quale ci troviamo è quella di individuare e, eventualmente, inventare percorsi pastorali che favoriscano e consentano che questo avvenga nella vita delle nostre comunità. A partire dai gruppi di ascolto e di discernimento che stiamo promuovendo per favorire e rendere stabile l’esperienza dell’ascolto orante della Parola di Dio, bisognerà cercare modalità e iniziative adatte all’ascolto reciproco e al dialogo. A questo scopo uno strumento che può risultare utile è la programmazione pastorale parrocchiale. Non si deve sovraccaricare di significato tale strumento, perché non diventi un appesantimento burocratico della vita di una comunità ecclesiale. Dietro la parola, che può suonare ingombrante, c’è semplicemente la proposta di mettere ordine nel cammino pastorale annuale di una comunità, in analogia con ciò che cerchiamo di fare con gli orientamenti pastorali diocesani e in sintonia con essi. Si tratta di trovare un’idea unificante, che riprenda e attualizzi il cammino della diocesi e rispecchi la situazione e le possibilità della comunità parrocchiale concreta in cui ci si trova a vivere e a operare: una idea che non sostituisca quanto già ordinariamente svolto, ma dia a tutta l’operosità dei singoli e della comunità intera una direzione, una unità, un’anima e una tensione verso un obiettivo volto a far compiere un passo in avanti, una crescita spirituale di fede e di comunione per tutti i membri della comunità.
Una richiesta che la Lettera pastorale rivolge alle comunità è, tra altre, quella di verificare lo stile e la qualità dell’accoglienza delle persone in essa: delle persone che collaborano stabilmente, delle persone che frequentano assiduamente la parrocchia anche solo la domenica, delle persone che entrano in chiesa o nei locali parrocchiali occasionalmente, delle persone che possono essere incontrate in altri ambienti o visitate nelle loro case. Può essere questo il tempo opportuno per fare il punto della situazione in ordine alle relazioni tra le persone della parrocchia e allo stile di vita che la comunità nel suo insieme realizza e manifesta. È in gioco la corrispondenza tra il nome e la cosa, cioè tra la parola ‘comunità parrocchiale’ e la realtà di relazioni buone e di comunione che si riesce a raggiungere tra le persone che operano in essa e che la frequentano. Una comunione e delle relazioni che non si accontentano dell’amicizia e della confidenza, o perfino della complicità, che si riesce a stabilire tra le persone più assidue, ma sono fondate nella Parola di Dio da cui prende avvio il dialogo originario di fede e di preghiera con Dio e nella liturgia ecclesiale.
C’è un intreccio profondo tra ascolto del Signore e stile di vita comunitaria nella Chiesa. Su questo va portata comunque l’attenzione nel corso di quest’anno. La domanda è: come è possibile pensare e svolgere ordinatamente ed efficacemente un tale cammino? È una domanda aperta, perché le situazioni concrete in cui ciascuna comunità si trova a operare sono spesso molto diverse. A tutte, però, è chiesto e a tutte è possibile uno sforzo per crescere in unità, in senso di fede e in impegno per un annuncio e una missione che si coniughino con l’ascolto del Signore e del fratello.
Le piste su cui si può svolgere ora la nostra riflessione e il confronto sono due: la prima chiede di capire se ci sono comunità parrocchiali che si sono dotate o sono solite dotarsi di un piano pastorale annuale e la seconda che domanda se, tra di esse, ce ne sono che hanno provato quest’anno a mettere al centro dell’attenzione la proposta diocesana del porsi in ascolto dell’altro per annunciargli il Vangelo di Gesù.