Incontro significativo, anche intensamente partecipato, quello che stiamo vivendo. Desidero esprimere gratitudine a tutti coloro che hanno consentito di vivere in maniera adeguata questa solennità del Santissimo Corpo e Sangue del Signore. La vostra presenza così numerosa in questa chiesa dell’Immacolata, in cui si conclude la nostra processione, ne è un segno. Non faccio un elenco di tutti coloro che sono da ringraziare, esserci trovati tutti insieme è già un dono e una grazia per effetto della partecipazione di tutti e di ciascuno.
Mi permettete di non chiudere questo momento così bello senza una parola; una parola che non è legata al sacramento che abbiamo celebrato, non direttamente, ma è legata al tempo che viviamo.
Stamattina, alle prime luci del giorno, abbiamo appreso dell’apertura di un altro fronte di guerra. Non possiamo lasciare fuori dalla porta della Chiesa un dramma così grande come quello che stanno vivendo tanti popoli. E sembra che sempre nuovi se ne aggiungano.
Io non farò declamazioni generiche, proclami retorici o espressioni di sdegno, di disapprovazione, cose tutte che possono avere il loro valore. Io mi faccio eco di una parola che ho ascoltato, e precisamente da papa Leone. Come vescovi italiani lo abbiamo incontrato martedì scorso. E tra le cose che ci ha detto, ha colpito e non solo me, un invito molto ampio che egli ha rivolto a noi vescovi a promuovere la pace.
Invitando a promuovere la pace, non ha fatto riferimenti né all’Ucraina né al Medio Oriente, né all’Iran né ad altri paesi dell’Africa, o altri ancora. Ha detto soltanto: «Educate alla pace e costruite luoghi ed esperienze di pace nelle vostre comunità diocesane e parrocchiali». Questo mi sembra un invito profetico nel momento in cui i focolai di guerra esplodono in diverse parti del mondo. Noi dobbiamo sentirci invitati a far crescere la pace nei nostri ambienti, nelle nostre comunità.
Educarci di più alla pace e superare il più possibile le tensioni che possono eventualmente sorgere: questo è il nostro compito, con la convinzione – ed è questo il punto che voglio lasciarvi, e un pensiero eminentemente eucaristico – con la convinzione che il più piccolo germe di bene e quindi di pace che riusciamo a creare tra di noi, nei nostri ambienti e nelle nostre comunità, nella nostra città e in tutta la nostra diocesi, ha un effetto che noi non immaginiamo e non vediamo, ma un effetto reale oltre i confini delle nostre piccole realtà. E’ con questa convinzione che dobbiamo tornare alle nostre case, a riprendere il ritmo, il cammino della nostra vita comunitaria, ecclesiale, delle parrocchie e della diocesi, in tutti i luoghi in cui la nostra fede va coltivata in forma pubblica o personale.
Gesù Eucaristia, che abbiamo celebrato, ricevuto e adorato, adesso ci chiede di vivere questa comunione così che dalla nostra vita ecclesiale e di amore fraterno nasca un mondo di relazioni tra di noi e con tutti, pacificate, la cui eco e la cui efficacia giunga il più lontano possibile. Amen.