Ieri pomeriggio, nella cattedrale di San Marco a Latina, il vescovo Mariano Crociata ha presieduto la Messa nella solennità del Santissimo Corpo e Sangue del Signore con la successiva Processione Eucaristica per le strade del centro cittadino. Un momento che la tradizione conosce come la processione del Corpus Domini.
L’omelia è stata occasione per porre – da parte del Vescovo – alcune domande: Cosa significa per la nostra città la presenza di una comunità cristiana cattolica, che ha nell’Eucaristia il proprio centro visibile quotidianamente riproposto? Il nostro essere comunità trasversale a tutta la città riesce a conferire ad essa una qualche unità? Quale forma di città riesce a prefigurare la comunità ecclesiale? È frequente il ritornello che questa è una città senza storia e senza identità. È vero. Ma ci sono molte cose che abbiamo in comune e che anche condividiamo profondamente. Una di questa è certamente la fede cristiana, e quindi l’appartenenza ecclesiale e la celebrazione eucaristica. Ma con quali effetti?».
Circa la festa in particolare, sempre il Vescovo ha ricordato che questa «ci oggi invita a riflettere sul nostro modo di celebrare e di vivere l’Eucaristia. Lo sappiamo: la Messa è la cosa più importante e la celebrazione principale e più frequente nelle nostre chiese, e tuttavia resta il dubbio che poi tutta questa dichiarata importanza non abbia ripercussioni proporzionate nei credenti e nelle comunità. Spesso le nostre Messe sono vissute come riti ripetitivi più che come eventi spirituali e comunitari che toccano le persone e incidono sulla vita. Tutto dipende dalla fede, dalla qualità della celebrazione, dalla intensità di partecipazione interiore, in altre parole dall’ascolto di ciò che avviene nella celebrazione».
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