Domenica prossima, 23 aprile, alle 16.30 presso la chiesa parrocchiale del Sacro Cuore di Gesù, a Latina, si terrà la celebrazione per l’ordinazione episcopale di monsignor Giovanni Checchinato. Il 6 maggio a San Severo, in provincia di Foggia, si terrà la celebrazione per l’ingresso come vescovo dell’omonima diocesi.
Scelti i tre vescovi ordinanti, così come previsto dal Pontificale romano. Si tratta dei monsignori Mariano Crociata, vescovo di Latina-Terracina-Sezze-Priverno, ordinante principale; Lucio Angelo Renna, amministratore apostolico di San Severo, co-ordinante principale; Felice Accrocca, arcivescovo metropolita di Benevento, co-ordinante principale.
Il motto episcopale scelto da mons. Checchinato è Veritas liberabit, che si riferisce a un versetto del Vangelo di Giovanni. Lo stemma araldico è anche un omaggio a Latina, sua città natale.
Le testate giornalistiche che intendono accreditare loro personale giornalistico e tecnico dovranno inviare i consueti dati entro il 22 aprile (ore 20) con una mail al seguente indirizzo: comunicazioni@diocesi.latina.it. I rappresentanti degli organi di stampa accreditati potranno accedere dalle 16 alla Sala stampa nella chiesa dal cancello, lato sinistro.
Durante la celebrazione sarà attivo il servizio di interprete LIS per i non udenti.
Di seguito una nota con la breve descrizione del rito di ordinazione episcopale e dell’esegesi araldica dello stemma.
Breve descrizione del rito:
Il rito dell’ordinazione episcopale inizierà subito dopo la proclamazione del Vangelo. Ad aprirlo sarà l’invocazione dello Spirito Santo. Subito dopo, la presentazione dell’eletto, che si avvicinerà al vescovo con i due presbiteri assistenti, uno dei quali chiederà di procedere all’ordinazione. A questo punto il cancelliere vescovile don Isidoro Petrucci darà lettura della Bolla papale di nomina del nuovo vescovo. Monsignor Crociata pronuncerà la sua omelia, al termine della quale rivolgerà a don Giovanni Checchinato le domande per ricevere da lui la volontà di assumere gli impegni dell’episcopato. Suggestivo sarà il canto delle Litanie con l’ordinando prostrato a terra.
Si procederà all’imposizione delle mani sul capo di monsignor Checchinato, prima da parte dei tre Vescovi consacranti poi degli altri vescovi presenti. Sarà Crociata a pronunciare la preghiera consacratoria imponendo sempre sul capo dell’ordinando il libro del Vangelo, tenuto da due diaconi. A questo punto, mancheranno solo i riti esplicativi, primo fra tutti l’unzione col sacro crisma sul capo dell’ordinato. Seguirà la consegna delle insegne episcopali: l’anello al dito, la mitra sul capo e il pastorale.
Il neo vescovo Giovanni Checchinato prenderà quindi il posto del Primo Concelebrante e la Santa Messa proseguirà poi con la Liturgia Eucaristica. Al termine della celebrazione, il vescovo Checchinato – da solo – lascerà l’altare per andare a benedire i fedeli in chiesa e nel piazzale, poi ritornerà accanto ai celebranti per la conclusione e la processione di uscita dalla chiesa.
Esegesi araldica dello stemma episcopale di mons. Giovanni Checchinato:
«Verrà a visitarci dall’alto un sole che sorge per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra della morte e dirigere i nostri passi sulla via della pace» (Lc 1,78-79).
Cristo, luce del mondo, è il sole di giustizia e di verità che rischiara il mondo e ne rivela il suo orientamento al Padre. È la grazia che salva e rende feconda ogni esistenza. Egli è la luce degli uomini, colui che apre gli occhi ai ciechi (cf. Is 42,6s; 49,6; Gv 9) e manifesta ai fratelli l’amore di Dio. È colui che vince la morte – ogni morte – e dona a tutti la pace messianica.
«Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (Gv 8,31-32).
La sua Parola è la luce che illumina i cuori, la verità che rende liberi. È, infatti, il figlio che rivela l’identità nostra come figli e di Dio come Padre, liberandoci dalla menzogna che ci rende schiavi di una falsa immagine di lui e di noi. Questa verità è la grazia di Dio incarnata nella nostra esistenza, che nutre e trasfigura la vita e i luoghi che abitiamo. È il dono della vita trinitaria, descritta nello stemma dalle tre spighe. Si tratta della vita divina che germoglia in virtù del nostro battesimo (richiamato dall’argento nella punta dello scudo), lì dove per grazia di Dio siamo chiamati a vivere e a portare frutto. Il verde e l’argento nella punta dello scudo ricordano, infatti, l’Agro Pontino, luogo di nascita e del ministero presbiterale del vescovo Giovanni. Come la bonifica ha reso fertile la pianura a sud di Roma, così la grazia di Dio redime e ridona nuova vita a tutti coloro che l’accolgono con disponibilità.