La Chiesa pontina al fianco delle donne vittime di violenza

Oggi 25 novembre anche in provincia di Latina si tiene la «Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne», come avviene dal 2000 su invito delle Nazioni Unite. In particolare, sono meritorie le iniziative realizzate dalla Questura di Latina e dal Comune di Cisterna, con i due convegni che si tengono a Latina e a Cisterna stessa dal titolo più che significativo: «Arresta la violenza sulle donne!». Ad entrambi gli eventi è stato invitata la Diocesi pontina nella persona del vescovo Mariano Crociata, il quale sarà rappresentato a Latina da fr. Carlo Di Giovanni ofm, cappellano della Polizia di Stato, e a Cisterna da don Massimo Capitani, direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale familiare, che stasera celebrerà la Santa Messa nella Chiesa di Santa Maria Assunta in Cielo al termine della fiaccolata in città.

La “Giornata” odierna è l’occasione per ribadire la vicinanza e solidarietà della Chiesa pontina alle donne vittime di violenza fatta non solo con dichiarazioni di principio ma anche con opere concrete per la loro tutela e protezione. In tal senso è da segnalare “Casa Betania”, un centro di accoglienza per donne in grave difficoltà socio-psicologica gestito dalla Caritas diocesana. La struttura si trova a Borgo Piave e dalla sua apertura nel 1998 ad oggi ha ospitato più di 300 persone tra donne e bambini, alcuni dei quali hanno vissuto nella struttura fin dai primissimi giorni di vita. Attualmente vi risiedono sei donne e quattro bambini.  

L’altro esempio è il centro d’accoglienza “Santa Maria della Gioia” gestito dalla Comunità Giovanni XXIII attivato inizialmente come rifugio per le donne vittima della tratta e avviate alla prostituzione, oggi ancora funzionante come centro di pronta accoglienza. Infatti, per tale destinazione particolare la sua ubicazione sul territorio è riservata.

Queste attività caritative poste a difesa della dignità della donna trovano radice nei vari pronunciamenti del Magistero. Papa Francesco ha parlato della salvaguardia della donna nell’Esortazione apostolica Evangelii Gaudium: «Doppiamente povere sono le donne che soffrono situazioni di esclusione, maltrattamento e violenza, perché spesso si trovano con minori possibilità di difendere i loro diritti. Tuttavia, anche tra di loro troviamo continuamente i più ammirevoli gesti di quotidiano eroismo nella difesa e nella cura della fragilità delle loro famiglie».

All’Assemblea straordinaria del Sinodo, di ottobre scorso, nella relazione finale i Padri sinodali hanno affermato che: «La dignità della donna ha ancora bisogno di essere difesa e promossa. Oggi infatti, in molti contesti, l’essere donna è oggetto di discriminazione e anche il dono della maternità viene spesso penalizzato piuttosto che essere presentato come valore. Non vanno neppure dimenticati i crescenti fenomeni di violenza di cui le donne sono vittime, talvolta purtroppo anche all’interno delle famiglie e la grave e diffusa mutilazione genitale della donna in alcune culture».

Andando indietro negli anni è da ricordare nel 1995 la Lettera alle Donne di San Giovanni Paolo II: «È ora di condannare con vigore, dando vita ad appropriati strumenti legislativi di difesa, le forme di violenza sessuale che non di rado hanno per oggetto le donne. In nome del rispetto della persona non possiamo altresì non denunciare la diffusa cultura edonistica e mercantile che promuove il sistematico sfruttamento della sessualità, inducendo anche ragazze in giovanissima età a cadere nei circuiti della corruzione e a prestarsi alla mercificazione del loro corpo».

Un incitamento all’azione per il cristiano è arrivato nel 2007 anche dal papa emerito Benedetto XVI: «Ci sono luoghi e culture dove la donna viene discriminata o sottovalutata per il solo fatto di essere donna […], dove si consumano atti di violenza nei confronti della donna […]. Dinanzi a fenomeni così gravi e persistenti ancor più urgente appare l’impegno dei cristiani perché diventino dovunque promotori di una cultura che riconosca alla donna, nel diritto e nella realtà dei fatti, la dignità che le compete».

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