Il vescovo Mariano Crociata incontra i giornalisti, il bilancio di un anno tra vita diocesana e del territorio locale

Il vescovo Mariano Crociata ha incontrato oggi i giornalisti pontini nell’ormai tradizionale appuntamento che ricorda san Francesco di Sales, patrono appunto della categoria che si celebrerà domani. L’evento è occasione anche per divulgare alla stampa locale il Messaggio di papa Francesco per la 49esima Giornata delle Comunicazioni sociali che quest’anno si concentrerà su «Comunicare la famiglia: ambiente privilegiato dell’incontro nella gratuità dell’amore», pubblicato proprio oggi dalla Santa Sede.

L’incontro è stato anche un momento per una sorta di bilancio di questo primo anno appena trascorso dal vescovo Mariano alla guida della diocesi pontina: «Confermo la mia prima impressione positiva appena giunto a Latina. Vedo una struttura essenziale, salda e compatta della Chiesa pontina. Vedo le comunità parrocchiali coese, scambi continui tra le persone. Anche la struttura della Curia è vissuta, solo lo scorso anno sono state registrate 50.000 presenze. Insomma, una Chiesa attenta, vitale e responsabile nelle sue componenti». Indicatori reali di quanto affermato da monsignor Crociata sono gli stessi progetti educativi e assistenziali portati avanti dalla Caritas diocesana, tra cui la mensa cittadina e Casa Betania per le ragazze madri, e in tema di famiglia proprio il Consultorio diocesano (non solo attività di ascolto ma anche consulenze mediche e psico-pedagogiche e di recente il servizio di mediazione minorile).

In rilievo il Vescovo pone anche il «servizio ordinario» nelle parrocchie in campo educativo con «i corsi per fidanzati, gruppi di sostegno spirituale alle famiglie, la stessa catechesi», cui va aggiunta una notevole richiesta di formazione specifica cui la Diocesi ha risposto «con l’organizzazione di diversi corsi su materie ecclesiali, teologiche e delle scienze umane». A ciò si deve aggiungere «l’attività formativa portata avanti dalle singole aggregazioni ecclesiali e movimenti».

Certo, il vescovo Mariano è ben conscio dei problemi – almeno in tre ambiti – che si trova ad affrontare la Chiesa pontina: «Il basso numero di preti e religiosi, certo una questione generale, che qui in diocesi compensiamo con una forte collaborazione tra presbiteri e laici.

Il dialogo e la condivisione con le nuove generazioni, non sempre c’è distanza per ragioni precostituite; se a volte non ci si comprende è perché forse questi ragazzi non sono stati ascoltati abbastanza; comunque stiamo facendo molto per loro.

La mentalità e la cultura dominante, cui anche gli stessi mezzi di comunicazione sociale non sono estranei».

Grazie anche alle sollecitazioni dei giornalisti intervenuti il Vescovo ha risposto su temi di forte attualità per il territorio pontino.

Il rapporto con la politica e i cittadini che sentono le istituzioni sempre più lontane. «Le strutture, gli organismi burocratici a volte dimostrano di non riuscire a a rispondere prontamente alle esigenze dei cittadini. In ogni caso è importante che ci sia dialogo tra istituzioni e società civile, penso che ci sia una stretta reciprocità tra classe dirigente e società civile e spesso la contrapposizione è un espediente per alimentare artificiosi scontri che non riflettono i veri contrasti, i conflitti sono conflitti di diversi interessi e l’intreccio di questi conflitti all’interno dei rapporti tra società e istituzioni costituisce il punto più problematico. È bene confrontarsi, non scontrarsi e in queste vicende la Chiesa può e deve contribuire a far crescere il senso dei valori e quello del bene comune, far capire che è legittimo che ci siano interessi personali o di gruppo ma questi non devono distruggere o alterare il bene comune».

Coppie omosessuali, con riferimento a quella residenta a Latina che ha chiesto per due volte la trascrizione all’Ufficio di Stato civile del Comune. «Si tratta di una questione delicata su cui la diocesi nell’affrontarla si sente parte di tutta la Chiesa. L’assemblea straordinaria del Sinodo, a ottobre scorso, nella sua relazione finale sottolinea che la prima cosa da dire è l’assoluto rispetto per la sensibilità e le scelte delle persone. Da questo principio non si prescinde. Premesso questo, però come diocesi ribadiamo la visione cristiana secondo cui non si può equiparare qualsiasi forma di unione, anche tra persone dello stesso sesso, al matrimonio».

Il caso di Roberto Berardi, l’imprenditore pontino detenuto in Guinea equatoriale in condizioni disumane. «Questo è un caso drammatico. Le nostre possibilità d’iniziativa a livello locale sono limitate.Certo che come diocesi siamo solidali con la famiglia. È difficile capire quali siano le iniziative più opportune con cui esprimere una solidarietà che sia piena e fattiva, soprattutto che porti a risultati positivi e non danneggi la persona».

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