Un appello a recuperare la dignità di coloro che sono «portatori di limiti», un recupero che può arrivare dalla possibilità del lavoro. Sostanzialmente è quanto emerso dal convegno tenuto nei giorni scorsi, presso la curia vescovile di Latina, il cui titolo «…è diventata testata d’angolo – Vangelo disabili e lavoro» è stato spiegato dallo stesso don Massimo Castagna, direttore dell’Ufficio diocesano per la Pastorale del Lavoro, all’introduzione dei lavori.
Il momento centrale è stato appannaggio di suor Veronica Amata Donatello sfalc (religiosa alcantarina, ndr), responsabile della catechesi per disabili nella Conferenza episcopale italiana (Cei), la quale ha portato l’attenzione sul concetto di persona. Proprio il concetto di persona è quello che la religiosa ha legato rispetto a quanto afferma la Costituzione italiana (l’articolo 4), il Vangelo e il Magistero della Chiesa. «La sfida è creare una forma mentis per includere nel lavoro il disabile non come opera pia ma come “giustizia”… Dobbiamo ricordarci che l’altro è mio fratello. Insomma, si tratta di educare gli altri con il nostro stile», ha ricordato suor Veronica, «si deve arrivare al punto di includere le persone disabili nei progetti lavorativi e da parte nostra come chiesa serve immettere nuova fantasia della carità».
La conclusione del convegno è stata del vescovo Mariano Crociata, il quale ha voluto puntualizzare alcuni aspetti: «C’è prima di tutto una questione riguardante la mentalità quando si entra in relazione con il disabile, lo notiamo dall’approccio, dallo sguardo. Dobbiamo ricordare sempre che l’altro chiunque sia è persona. Il primo compito come Chiesa è incidere sulla cultura, ecco perché dobbiamo farci carico di un compito educativo. Poi, siamo invitati ad ascoltare il Signore. Attraverso il portatore di limiti cosa ci vuole dire il Signore? Dobbiamo imparare a farci questa domanda; è un passo decisivo per la qualità della nostra umanità, per una maturazione umana ed ecclesiale. Fino ad imparare ad aprirsi agli altri nel rispetto dei loro tempi. Infine, il tema del lavoro. Prima d’ogni cosa dobbiamo dare accoglienza nelle nostre comunità riconoscendo a queste persone portatori di limiti che hanno qualcosa da dare. Ma non senza dimenticare il valore della rete, di collegarsi per far giungere le voci per chiedere diritti».