Un forte appello a vivere l’appartenenza alla comunità ecclesiale, perché solo in essa si alimenta la fede su cui si innesta la professione docente dell’insegnante di religione. Lo ha rivolto il vescovo Mariano Crociata ai docenti di religione cattolica (Irc) della diocesi pontina, nel corso di un incontro tenuto nei giorni scorsi in curia. Una conclusione arrivata al termine di un articolato intervento circa la formazione in servizio e cura del sé professionale.
«Non è solo a servizio della professione docente che il rapporto con la comunità ecclesiale deve essere coltivato, ma piuttosto esso si inserisce in un rapporto personale con la vita della Chiesa, che serve la fede personale di ciascuno, la sua identità cristiana come base spirituale, ideale e valoriale su cui si innesta anche la dimensione professionale», ha spiegato Crociata. In sostanza, all’insegnante di religione è richiesto di essere «membro vivo» della Chiesa, una qualità che per il Vescovo si realizza e si sviluppa proprio nell’esercizio della professione docente: «In essa egli attua la sua vocazione cristiana e presta la sua collaborazione alla missione della Chiesa mediante il suo servizio (scolastico, educativo e culturale) alle nuove generazioni». Il tema dell’incontro è stata anche l’occasione per fare riferimento più volte alla Lettera agli insegnanti di religione cattolica pubblicata lo scorso 1° settembre, firmata dai Vescovi italiani, in particolare «circa il ruolo di intermediazione circolare che l’insegnante di religione per sua natura è destinato a ricoprire in forza della piena appartenenza ad ambedue i mondi, la scuola e la comunità ecclesiale».
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