Giornata del Malato: pronti a scrutare i segni della vicinanza di Dio anche nei momenti della sofferenza fisica

Ieri pomeriggio la diocesi pontina ha celebrato la Giornata del Malato, giunta alla sua 25a edizione, presso la cattedrale di S. Marco, a Latina. Dopo l’accoglienza dei malati e la sistemazione in chiesa è iniziata la recita del Rosario meditato, grazie anche all’assistenza dei volontari dell’Unitalsi. Poi, la celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo Mariano Crociata.

Nella sua omelia, monsignor Crociata, ha ricordato il senso della Giornata del Malato: «Intanto, l’attenzione che dobbiamo prestare al malato; come Gesù anche noi dobbiamo essere piegati su queste persone oppresse da malattie. Ma la Giornata deve servire anche a farci riflettere sul senso della malattia, anche se noi non riusciamo a vedere un senso positivo in quel che ci accade, in una cosa da combattere. Il Signore non ci dice di non combattere la malattia, ma se questa dovesse essere permanente allora ci dice di darle il giusto senso in Cristo Gesù. La Giornata ci invita a riflettere sulla presa di coscienza degli operatori sanitari, e di coloro che sono accanto ai malati per assisterli, sulla grande responsabilità che hanno per il loro servizio. Coloro che gestiscono la sanità, poi, ricordino che alla fine delle loro decisioni c'è sempre la persona con la sua dignità».

Non è mancato l’accenno al Messaggio di papa Francesco per la Giornata del Malato che «invita a guardare con stupore le opere di Dio». In apparenza, parole difficili. «Che significa per un malato? Significa guardare con occhi di fede la propria vita e scrutare i segni della vicinanza di Dio, senza mai cadere nello sconforto e nella sfiducia. E dove Dio mostra segni della sua vicinanza e presenza? Uno di questi è il movimento dei volontari che a diverso titolo si adoperano per stare vicino ai malati. Dio opera in modo imprevedibile. Dio non ci abbandona è sempre vicino a noi. Dobbiamo farci promotori di questa azione anche dove si curano i malati per professione. Anche chi lavora nella sanità può metterci cuore perché non accada che si cerchi più efficienza organizzativa ed economica a discapito dell’umanità.

Infine, riferendosi alla liturgia domenicale, il vescovo Crociata ha sottolineato come «la giustizia più grande è quella di non accontentarsi dello stretto necessario, dell’osservanza delle regole e delle leggi, ma cercare in ogni cosa la volontà di Dio e fare il proprio dovere per amore e con amore. Anche tra operatori sanitari e tutti noi ci sono scribi e farisei. Preghiamo per vivere meglio il nostro rapporto con malati».  

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