Festa di Santa Maria Goretti, tanti i fedeli alle celebrazioni. Crociata: un esempio per il senso della propria dignità

Oggi 6 luglio la Chiesa diocesana pontina ha festeggiato Santa Maria Goretti, patrona della città di Latina e dell’Agro pontino.

Il vescovo Mariano Crociata ha presieduto la Santa Messa stamattina alla Casa del martirio, a Le Ferriere, mentre nel pomeriggio ha presieduto la Santa Messa nella parrocchia di Santa Maria Goretti a Latina. Entrambe le celebrazioni sono state partecipate da numerosi fedeli, a dimostrazione della forte devozione popolare nei confronti di «Marietta», così veniva chiamata la piccola martire.

Di seguito l’omelia pronunciata dal vescovo Mariano Crociata a Latina:

 

OMELIA

Festa di S. Maria Goretti – 6 luglio 2019

Latina, Parrocchia S. Maria Goretti

+ Mariano Crociata

Più di un secolo fa non era necessario, ma era possibile che una ragazza, per motivi anche religiosi, arrivasse alla coscienza di dover difendere ad ogni costo la propria integrità morale e fisica di fronte a una sollecitazione allettante o perfino a una minaccia di violenza. Era possibile perché si dava una sorta di convergenza tra educazione umana ed educazione religiosa: l’una sosteneva l’altra e si integrava con essa. A considerare anche solo gli aspetti più esteriori, pensiamo al peso che avevano il senso del pudore, la custodia dello sguardo e dei gesti, la riservatezza per il proprio corpo. A questo si univa un acuto senso morale, del bene e del male, e quindi del peccato, e – più esplicitamente – la coscienza della legge di Dio, della fedeltà ad essa, dell’amore a Dio e del timore nei suoi confronti, la speranza della salvezza eterna. E poi ancora una fede salda, la preghiera che accompagnava i vari momenti della giornata, la pratica dei sacramenti, in specie della confessione e della comunione. L’educazione trovava un terreno disponibile ad accogliere le indicazioni che il senso comune riteneva ovvie per tenere un comportamento socialmente sancito da una condivisione pressoché unanime. Le condizioni familiari, sociali e religiose, poi, contribuivano, almeno per alcuni, al raggiungimento di un grado di consapevolezza e di adesione personale che non ci si poteva aspettare da tutti. I segni che cogliamo nella vita di S. Maria Goretti ci dicono che in lei è stato molto alto il livello di tale consapevolezza e di tale adesione al bene scelto e amato spontaneamente come irrinunciabile e assolutamente necessario.

Viene da chiedersi come abbia potuto, una ragazzina, poco più che bambina, raggiungere una tale chiarezza di coscienza e rettitudine di giudizio da decidere senza esitazioni, nel momento decisivo del tentativo di violenza, che cosa fare e da che parte stare. C’è una sicurezza e una determinazione che non può non sorprendere in una personcina dall’aspetto, dalla cultura e dalla storia del tutto ordinaria, priva di elementi di spicco nella sua breve vita. Che cosa può spiegare tutto questo se non un senso morale e un senso religioso maturati in misura formidabile rispetto all’età e rispetto all’ambiente? E che cosa ha potuto propiziare una tale maturazione se non una coscienza sveglia, un senso morale istintivo, una fede semplice e salda che la metteva spontaneamente in relazione a Gesù e a Maria, in un contesto familiare sano, onesto, laborioso, e perfino oneroso, ma serio e sereno allo stesso tempo, nel quale si imparava presto il valore delle cose e delle persone, del tempo e delle relazioni, il peso della fatica e l’importanza della famiglia, il senso di Dio e il senso del bene.

Oggi sarebbe più possibile una cosa del genere? Le situazioni sono profondamente cambiate e non ci sono margini per fare una confronto ragionevole tra allora e oggi. Due dati, tra molti altri, sono certamente mutati: la società e la famiglia. Il loro cambiamento ha tolto quasi del tutto ogni spontaneo collegamento tra senso religioso della vita e mentalità corrente. Non solo la vita sociale si è emancipata da ogni senso religioso, ma lo stesso senso religioso ormai conosce una varietà considerevole di forme espressive e perfino di convinzioni di fondo, spesso soggettive ed arbitrarie. Ognuno si costruisce la propria religione e si regola secondo una propria etica. Diventa difficile non solo che ci siano ragazze (ma la stessa cosa deve valere anche per i ragazzi) che abbiano una sensibilità religiosa e morale simile a quella di Maria Goretti, ma addirittura che abbiano semplicemente una sensibilità che non sia per la cura del corpo, dell’immagine reale e virtuale, dell’apparenza insomma, e della capacità di piacere e di essere ammirati. Non penso che tutto questo sia semplicemente negativo o, peggio, da demonizzare; c’è qualcosa di importante che manca, però, e che Maria Goretti continua a insegnare con il suo esempio tanto eloquente quanto scarno, privo di fronzoli e di parole inutili.

E ciò che comunque conserva una grande – anzi vitale – attualità è il senso della propria dignità, della dignità della propria persona e del proprio corpo, e delle condizioni per salvaguardarla nella sua integrità e per difenderla da tutto ciò che può oscurarla o deturparla. Manca spesso oggi il senso di sé, che vuol dire la propria identità, il proprio volto, le proprie capacità e le proprie speranze, come qualcosa che nasce da dentro e non qualcosa da inseguire buttandosi senza riserve nella esteriorità più sfrenata e superficiale. Spesso sembra di trovarsi di fronte a corpi esibiti e cervelli vuoti. Chi pensa più a riconoscere, apprezzare e coltivare le vere emozioni, i buoni sentimenti, o in generale gli stati d’animo, le riflessioni, la capacità di valutare fatti e persone, i comportamenti e le scelte? Di questo, e in generale della interiotià, bisogna imparare soprattutto a prendersi cura, senza pretendere di vivere e far vivere i ragazzi di oggi fuori da questo tempo. Ma chi si prende cura di loro? Soprattutto, chi è in grado di farlo?

Queste sono le domande che ci assillano e non dobbiamo temere che ci inquietino. Dobbiamo cominciare noi adulti a reimparare il senso giusto delle cose, delle parole, soprattutto delle persone. Non cadiamo in una condanna generalizzata. I ragazzi di oggi non sono peggiori di quelli di un secolo fa. Forse mancano di adulti all’altezza delle loro esigenze, che li aiutino a crescere. Ma adulti che aiutino a crescere sono solo quelli che sono davvero cresciuti, con un senso adeguato di giudizio e con comportamenti corrispondenti. E se non li abbiamo, dobbiamo cercarli e formarli.

La via che ci indica la piccola santa, e con lei il vangelo di oggi, è quella del chicco di grano. Bisogna che qualcosa muoia perché nasca nuova vita. Oggi non siamo disposti a rinunciare a niente e a cambiare niente, e pensiamo che magicamente qualcosa debba accadere senza nessuno sforzo e nessun sacrificio. Ma non è così. Qualcosa accade attorno a noi, se accade in me, se lascio che ciò che mi fa essere ancora immaturo muoia, per far nascere in me un uomo nuovo, un uomo vero, e quindi un credente autentico. Maria Goretti, facendo la scelta di resistere al violentatore, non ha perduto la vita, l’ha realizzata invece per davvero e pienamente, in una frazione di durata di vita brevissima ma dalla intensità incommensurabile. E i frutti sono quelli che ci vedono anche oggi pensarla, ammirarla, celebrarla, amarla, con l’intuizione e il desiderio che dovremmo vivere anche noi oggi un po’ come lei.

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